Capitolo 4

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EDITH

Il cuore è protetto dalla
cassa toracica perché
egli non si rimargina
mai per davvero.

“Amava poetizzare tutta la praticità che incombeva sulla vita, tralasciando il contorno dell'esistenza umana

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Amava poetizzare tutta la praticità che incombeva sulla vita, tralasciando il contorno dell'esistenza umana.” Poche righe di un pensiero che caratterizzavano Dante e la sua realtà.

Essere responsabili non era di per sé garanzia di maturità.

Io, al contrario, mi lasciavo guidare dall'impulso, l'irruenza e la trepidazione. Non ero mai stata una creatura delicata e accorta, quanto piuttosto sbadata e goffa. E fu grazie alla mie mancanze che scoprii una crudele verità. 

***

Le ripercussioni della sbornia farmacologica perdurarono per tutto il pomeriggio, ma la gravità della situazione subita, la percepii molto prima, quando contattai Micol e seppi d'essere stata incosciente per due interi giorni consecutivi. «TU SEI MORTA! HAI IDEA DELLO SPAVENTO CHE HAI CAUSATO?! SEI FORTUNATA CHE MAMMA E PAPÀ HANNO RIMANDATO IL LORO RITORNO AL PROSSIMO LUNEDÌ, ALTRIMENTI SÌ CHE ERANO GUAI! MA COME TI È VENUTO IN MENTE DI SPARIRE E NON TELEFONARE PIÙ?!» urlò mia sorella attraverso la cornetta del telefono pubblico. Un cimelio storico, degli anni ottanta, a disposizione di tutti all'interno dell'ospedale. Il mio era stato introvabile. Provai a replicare, ma fu impossibile: «E NON AZZARDARTI A RIFILARMI LA SCUSA DEL “NON HO AVUTO TEMPO" OPPURE: “HO SMARRITO IL CELLULARE” PERCHÉ SARANNO DOLORI COMUNQUE! ASPETTA E VEDRAI, EDITH. COS'HAI NEL CERVELLO?!» riprese a raffica. Deglutii rumorosamente, strizzando il tessuto dei pantaloni cachi nella mancina, nervosa e col cuore in gola. Non le narrai nulla di ciò che avvenne, preferendo lasciarla alle sue congetture e al fatto che fossi stata un'incoscente.

Mi mordicchiai il labbro inferiore mentre percepivo i sudori freddi percuotermi il corpo: «Sorellona, calmati per favore. Poi ti spiegherò, promesso. Mi spiace non averti chiamato prima, il fatto è che...» mi bloccai, incapace di enunciare una scusa plausibile per colmare il dispiacere arrecatole.

Lei colse il mio silenzio come una risposta più che esaustiva: «E cosa?! Edith, la gravità della situazione è grave. Non so più chi sei! Sparisci, non so dove vai o con chi sei. Non mi dai più tue notizie e poi ricompari come se niente fosse successo. Lui ti ha cambiata!» proseguì, incollerita.

Abbassai lo sguardo, reggendo il manico, sospeso accanto al mio orecchio destro e riflettendo sul suo discorso, dettato dalla rabbia. Su quanto fosse lontano dalla verità. Io non ero cambiata; avevo solo smesso di fingere...

Ad un tratto dei brusii sommossi attirarono la mia attenzione, distraendomi dalla sfuriata della mia congiunta. Il tono infervorato di Dante, fu un chiaro segnale di guai in vista. «Sorellona, ti richiamo, a presto...» riattaccai senza darle il tempo di ribattere, avvicinandomi alla camera da cui udivo un possibile litigio in lingua latina. Convenni strano, a dir poco schivo, il comportamento della famiglia Argenti e presa dalla curiosità, mi avvicinai con cautela, alla ricerca di una giustificazione di tale ambiguità.

«Te dije que no tienes que interferir.» ascoltai, sbirciando dalla fessura dell'entrata. La porta era socchiusa, ma distinguevo - attraverso lo squarcio - il figlio e sua madre. Marco e Deva dovevano essere lì, poco distanti.

«Interferire? Sei tu quella inaspettata, qui! Avevo chiesto l'aiuto de el papà, no tuya y de toda la familia...». Quando parlava lui, lo comprendevo, ma lei... Lei padroneggiava lo spagnolo in modo del tutto differente.

«Esta no es toda la familia y sabes que Deva está discapacitada, no podía dejarla sola.». Erano entrambi nervosi e sembravano sul punto di scannarsi a vicenda.

«Ecco, ci risiamo, la solita pantomima sul fatto che Lina sia disabile e incapace di vivere la sua indipendenza. È maggiorenne e vaccinata, non occorreva che giungesse anche lei. Y lo sabías.» le puntò il dito contro.

«Cállate Dante. Tu hermana es el menor de tus problemas. ¿Crees que no sabes lo que haces para ganarte la vida? ¡Esto sí, es un verdadero desastre!». Corrugai la fronte, provando a comprendere qualche parola. Sapevo di star sbagliando, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo.

«Mamà, è la mia vita, cazzo! Devi smetterla di giudicarmi e intrometterti dove non devi.» ringhiò Dante, agitandosi sulla sedia intanto che sua madre ticchettava a zonzo per la stanza.

«¿Cuándo comprenderás que tus elecciones también afectan a los demás?» gli chiese, esasperata: «Por no hablar de tu reputación...».

«Oh, certo, è questo il problema fra noi. La mia pessima reputazione, giusto? Cucha...» mugugnò lui.

«¡Eres uno stripper! No un médico, un abogado o un hombre respetable. Me tragué el culo para educarte lo mejor y , ¿qué haces? ¡El cucha de stripper!» urlò ed io, sobbalzai per lo spavento.

Dante a quel punto ghignò, ma non era affatto divertito: «Se è per questo sono anche la puttana migliore su piazza. Chiedi alle tue amiche le referenze.».

Lo schiaffo che sua madre gli dedicò mi costrinse a tapparmi la bocca mentre lui non la guardava nemmeno. «Eres una manzana podrida, eso es lo que eres. Tú y tu hermano sois una total decepción, pero almenos él ha mejorado con el tiempo.» bisbigliò lei, ma furono le parole successive a pietrificarmi.

«Mejorado, él. Dristan. E come? Scopandosi Elida e facendoci persino una figlia assieme?!».

 E come? Scopandosi Elida e facendoci persino una figlia assieme?!»

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*Angolino dell'Autrice*

Capitolo bomba, questo. Avete già intuito qualcosa? <\3

Traduzione della convenzione:

«Te l'ho detto che non devi interferire.»

«Questa non è tutta la famiglia e sai che Deva è disabile, non potevo lasciarla sola.»

«Stai buono Dante. Tua sorella è il minore dei tuoi problemi. Credi che non sappia cosa fai per vivere? Questo sì, è un vero disastro!»

«Quando capirai che le tue scelte influenzano anche gli altri?» «Per non parlare della tua reputazione...»

«Sei uno spogliarellista! Non un medico, un avvocato oppure un uomo rispettabile. Mi sono fatta il culo per educarti al meglio e tu, che fai? Il cazzo di spogliarellista!»

«Sei una mela marcia, ecco quello che sei. Tu e tuo fratello siete stati una totale delusione, ma almeno lui è migliorato col tempo.»

Stripper Love | Parte 2Where stories live. Discover now