Capitolo 44

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EDITH

Toc toc.

«Vattene», udii da dietro alla porta.

«Ho qui da mangiare. Ormai è ora di cena», rivelai l'ovvio. E i tuoi genitori giungeranno con la piccola Sofia a momenti...

«Non ho fame», rispose. La voce ovattata dalle mura dell'appartamento.

«Dovresti mettere qualcosa nello stomaco, è dalla colazione che non mangi niente», continuai con le ovvietà.

«Edith, vattene», riprese con maggior enfasi.

«Ti lascio il vassoio fuori dalla porta, almeno assaggia qualcosa. Elida cucina benissimo, se avessi dovuto sottoporti alla mia, di cucina, non saresti stata altrettanto fortunata», provai a sollevarle il morale.

«Per questo i miei fratelli la amano tanto», fu un commento talmente doloroso che rimasi di sale, ma solo per qualche secondo.

Corrugai le sopracciglia: «L'amore non dipende dalla dote culinaria», ragionai ad alta voce.

La porta si socchiuse all'improvviso: «Ma tu non ti arrendi mai?!», sbottò, squadrandomi dall'alto in basso.

Sfoggiai un timido sorriso, scuotendo il capo: «No, mai. Posso entrare?», sollevai di poco il vassoio, «Oppure vuoi unirti agli altri, sono tutti in sala a cenare», conclusi a malapena la frase che la vidi scoperchiare la stanza.

«Accomodati e fa come se tutto il resto possa importarmi», celiò con fare sarcastico.

Entrai all'Interno con esitazione: «Ho portato un piatto squisito. Lo chiamano: Humita, è fatto col mais e poi...».

Troncò il mio straparlare sul nascere: «Sì, lo so. Non devi spiegare a una ragazza cilena un piatto autoctono», ironizzò ancora.

Mi strinsi nelle spalle: «Hanno detto che è il tuo preferito». Ultimamente non facevo altro che dire ad alta voce cose scontate.

«E a te cosa ti importa? Io non sono Dante». Adesso era lei a dirle.

«Lo vedo», costatai con un mezzo sorriso storto.

«E allora piantala di ingraziarti me, non voglio la tua pietà», mi liquidò ancora una volta.

«Non lo faccio per un tornaconto personale o per compassione», posai il vassoio sul letto della bimba

«E allora perché? Per bontà d'animo, forse?», il suo, fu un altro commento sarcastico.

«Sembra che tu abbia bisogno di conforto», rivelai appena in tono zuccheroso.

«Credevo di giudizio», disse con acidità, «Li hai sentiti, i miei fratelli».

«Una volta anch'io ho giudicato Dante come ha fatto lui con te. Ho imparato la lezione». Quella di non giudicare nessuno. Mai.

«Quale, non sai che Pretty Man è Mr. Ipocrita in incognito? Ha da ridire di me, ma non si cura di se stesso. È veramente uno stronzo», si lamentò di lui.

«È solo preoccupato per te come gli altri», provai a giustificarlo.

«Preoccupato? Non sembrava preoccupato quando è scappato di casa, lasciandomi in balia di due genitori disfunzionali», borbottò sempre più rancorosa.

«I tuoi genitori non sono poi tanto male», mi lasciai sfuggire.

«Tu non sei cresciuta con noi. Non li conosci», precisò Deva.

«Anche Elida lo dice, e lei è d'accordo con me», mi difesi.

«Lei aveva una situazione famigliare disastrata: suo padre non c'è mai stato e lei ha dovuto prendersi cura della madre disabile per tutta l'adolescenza», precisò la mia controparte.

Increspai la fronte, confusa dall'affermazione fuori luogo: «Questo non significa niente».

«Significa tutto», si ostinò Deva. Sul suo viso balenò un'ombra che le incupì lo sguardo: «Le persone che escono da situazioni tossiche le accontenti con poco».

*Angolino dell'autrice*

Ecco la ricetta e la preparazione di questo piatto: Le humitas sono il classico piatto che dimostra quanto le cucine locali possano essere diverse tra di loro, proponendo abbinamenti del tutto differenti. Appaiono come una sorta di fagottino in cui è complicato persino decifrarne la composizione. Nonostante la diversità rispetto a qualsiasi piatto a cui l'italiano medio è abituato, e possono essere apprezzate da tutti. Anche perché sono realizzate con ingredienti genuini, che fanno parte anche della nostra tradizione. Per realizzare questo piatto sono sufficienti il mais, la cipolla, lo zucchero e il burro. Ma cosa sono nello specifico le humitas de choclo? Per rispondere alla domanda è necessario ignorare i canoni della tradizione italiana. In questo caso, infatti, non è possibile parlare di primi, secondi, antipasti, pietanza salate o pietanze dolci.

Per la preparazione delle humitas iniziate sbucciando il mais e conservando le foglie. Ora grattugiate per bene i chicchi e lavate le foglie con acqua bollente per pulirle al meglio, infine lasciatele asciugare. Poi pelate la cipolla e ricavatene un trito molto fine. In una pentola fate sciogliere il burro chiarificato ed aggiungete lo zucchero e la cipolla sminuzzata, infine cuocete fino a quando la cipolla risulterà rosolata (occorrono circa cinque minuti). Ora spegnete la fiamma e versate il mais grattugiato, un po' di pepe macinato, il sale e amalgamate per bene il tutto.
Stendete le foglie di mais sul piano di lavoro con le punte verso l'esterno. Ponete tre cucchiai di composto al mais al centro delle foglie, poi formate un fascio piegando i lati e richiudendo il ripieno. Solo alla fine chiudete le estremità e legate il tutto usando una striscia di foglia di mais. Cuocete in acqua bollente salata per 20 minuti e scolate per bene prima di servire.

Stripper Love | Parte 2Where stories live. Discover now