Capitolo 27

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DANTE

“Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: t’amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l’ombra e l’anima

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Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: t’amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l’ombra e l’anima.

T’amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T’amo senza sapere come, né quando, né da dove, t’amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.Lessi mentalmente. Ne conoscevo a memoria le sillabe originali, ma alla fine del testo v’era una piccola annotazione, indiscreta, scritta a penna, recitare: “Por ti”, accompagnata da un piccolo cuore stilizzato. Era quel dettaglio a rendere la poesia di Pablo Neruda, nuova. Mi ritrovai a sorridere come un cretino, rileggendola ancora una volta.

«Sembri diverso», mi ridestò Fabian, alla guida della sua Audi A3 Sedan, color perla. La metropoli pullulava di vita e caos, le strade intasate di auto, bus, e tram storici, dilatavano il tempo di attesa a ogni semaforo rosso.
Non avrei potuto sottrarmi alla verità ancora per molto.

«Sono innamorato», sospirai trasognante.

Lui accennò un sorriso, vigile e attento ai segnali stradali, le mani ben salde sul volante, e il Rolex di marca in bella vista: «Tu sei sempre innamorato», mi provocò, «Qual è la storia: una lei timida e ingenua, un fantomatico nuovo lui, un vecchio libro di poesie trovato chissà dove, oppure è il nuovo testo di Christina Aguilera?».

«Molto spiritoso. Sei un uomo dalle molteplici qualità, denoto», lo beffeggiai, esaltando un sorriso forzato.

«E tu, infatuato di una giovane maestrina monogama?», ricambiò con sagacia, pungolandomi sul vivo.

«Stavolta è diverso», obbiettai, chiudendo il libricino, e guardando fuori dal finestrino. Lumi e luci, artificiali, sfavillavano per tutta Milano, abbagliando la vista e privando lo sguardo alla bellezza notturna del cielo. Pensai a lungo a cosa aggiungere, ma niente parve all’altezza: «Edith è... speciale», esitai prima di concludere la frase. Avrei voluto aggiungere molto altro.

«Ich bin mir im Klaren darüber», pronunciò Fabian, rivolgendomi un’occhiata sincera: «Ne sono consapevole», tradusse in seguito.

Distolsi lo sguardo, in difficoltà nell’aggiungere altro. La realtà doleva quanto una ferita aperta: volevo Edith a qualsiasi costo. L’automobile procedeva lentamente, offrendomi un passaggio per il lavoro.

«Tu risplendi quando sei con lei», ruppe il silenzio un’ultima volta.

Ritornai a fissarlo, interdetto. Fabian, avvocato di successo in apparenza, e psicologo sociale nella sostanza, intuì molto più di ciò che vidi io. Accennai un sorriso imbarazzato, ripensando alle parole della giovane qualche ora prima: «Quanto il sole?».

Fabian, sorrise, guardando dritto davanti a sé: «Meglio, irradiate una luce tutta vostra, insieme», si sincerò, stupendomi, «Per questo l’accompagnai all’aereoporto, settimana scorsa. Voi due dovevate chiarire la situazione, e rendervene conto da soli», spiegò.

«Di cosa?», chiesi alquanto frastornato dalla piega che ebbe la discussione.

«Che siete fatti l’uno per l’altra», costatò il guidatore, svoltando per parcheggiare.

Esterrefatto dall’ammissione udita, rimasi basito da tanta crudele schiettezza. La macchina cessò di ruggire, sostando nel parcheggio semivuoto del locale. Era solo questione di tempo e sarebbe stato gremito di vetture. «Ti dispiace?», mormorai appena.

Lo vidi scuotere il capo: «E privarvi in questo modo della luce che vi contraddistingue? No, inutile dispiacersi, non c’era competizione a riguardo. Tu sei stato suo dal vostro primo incontro, ne sono certo».

«Era tanto evidente?», suonava così stupido il quesito che mi pentii di averlo spifferato.

«Al punto da non renderti conto che Raissa ti aveva già mollato», rispose ironico lui.

Increspai la fronte, corrugando le sopracciglia, confuso: «Ah... Davvero?!».

«Tre giorni fa, quando ha saputo da una fonte anonima che eri partito in compagnia di una giovane maestrina saccente», trattenne a stento una risata beffarda.

Assottigliai le palpebre, sospettoso nei suoi confronti: «Mi domando chi sia stato ad avvertirla».

«Sicuramente qualcuno che voleva il tuo bene», ammiccò con eloquenza.

Non potevo di certo esprimermi, su questo.

***

«Ragazzi, non ho chiuso occhio per tutto il giorno, oggi. Le vacanze di Pasqua sono sempre troppo brevi», udii il piagnisteo di Samir, in lontananza.

«Ma tu sei mussulmano, non festeggi Pasqua!», fu la risposta di Cupido, seguita dalle risate contagiose di Ken e Thor.

«In vacanza però ci vado lo stesso», borbottò lui.

Comprarvi sulla soglia dei nostri camerieri: «Nessuno aveva avuto dubbi in merito», scherzai, cogliendo tutti di sorpresa.

«Dante!», mi accolsero i più giovani.

«Come state, tutti pronti per stasera?», chiesi, iniziando a cambiarmi.

«Noi, bene. Edith, come sta?», domandò con apprensione, Liam. Tutti gli altri rimasero in attesa della mia reazione.

«Molto meglio, lo potrete costare coi vostri occhi. Stasera ci sarà anche lei», dissi entusiasta.

«Ti vedo energico e spigliato, Ispanico. Non vedi l’ora di iniziare, vero?», mi diede un’affettuosa pacca sulla schiena. Una maniera implicita nel salutarmi e comunicarmi un messaggio.

A stento contenni l’entusiasmo: «E tu, no?».

A stento contenni l’entusiasmo: «E tu, no?»

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Stripper Love | Parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora