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Riapro gli occhi e vedo che sono su un letto. Non mi ricordavo nemmeno di essermi addormentata. Le tapparelle sono abbassate, non ho idea di che ore possano essere. Esco dalla stanza, e scalza cerco Nicolò. Penso di aver preso sonno dopo una canna con lui. Lo trovo in cucina, ha appena finito di fare colazione, e sta sistemando il tavolo.

«Buongiorno.» mi da un bacio sulla guancia.

«Buongiorno. Che ore sono?» mi siedo accanto al lavabo.

«Le 11.30. Che mangi?»

«Non faccio colazione.»

«Sono uscito prima. Vai in sala, e guarda sul tavolino.» da come lo dice, intuisco mi abbia preso qualcosa. Faccio come indicato, e trovo una scatola di test. «Fattelo, per sicurezza.» dice appena mi raggiunge.

«Ancora?» sbuffo.

«Dai, veloce.»

«Quanto hai speso per sto coso?» lo guardo male.

«Non tanto.»

«Dimmi quanto, che te li ridò.»

«Vuoi andare a farlo?» sembra più in ansia di me.

***

Esco dal bagno, devo aspettare 3-4 minuti. Appoggio il bastoncino sulla sua scatola, sul tavolino della sala, e mi siedo accanto a Nicolò sul divano.

«Come fai a non avere paura?» mi guarda stranito.

«Perché sono sicura di non essere incinta.» dico tranquilla. «Prendo le pillole, e non mi preoccupa il ritardo del ciclo, ci sono abituata.»

«E la nausea?»

«Ho controllato su internet. È tra i sintomi di astinenza di alcune droghe.»

Suona il timer del telefono, e lascio controllare a Nicolò l'esito. All'inizio non capisce, non riesce ad associare il simbolo apparso a quello che dovrebbe essere il risultato.

«Guarda.» mi mostra il bastoncino, su cui è apparso un +. «Dice che significa positivo.»

Mi sento sbiancare. «Che cazzo dici?» gli prendo la scatola dalle mani. «Deve essere un errore, provo anche il secondo.»

Chiusa in bagno, faccio avanti e indietro, aspettando passino quei 3 infiniti minuti. Il cellulare suona di nuovo, e io ho paura di vedere un altro +. Nicolò apre la porta, e mi trova a mangiarmi le unghie, di fronte al test girato al contrario.

«Com'è?»

Finalmente lo prendo tra le mani. Anche questo è positivo. Con ira lo lancio verso il lavandino, e coprendomi il viso con entrambi le mani mi accovaccio a terra. Scoppio in un pianto, uno di quelli che non facevo da tanto. Queste lacrime racchiudono tante cose: confusione, paura, tristezza, rabbia. Nicolò mi riporta in piedi e mi abbraccia.

«Calmati.»

«Come faccio? Non so manco di chi sia. Non riesco a mantenere me stessa, figurati un neonato.»

«Lo vuoi tenere?»

Scuoto la testa. «Ho bisogno di andare dal ginecologo, e chiedere come funziona per l'aborto.»

«Andiamo ora?»

«Vieni anche te?»

«Se non ti da fastidio.»

«Grazie.»

Non ho nemmeno qualcosa da mettermi. Sono costretta ad indossare quel vestito di ieri sera, con sopra una giacca.

In sala d'attesa ci siamo solo noi due e un'altra donna. Dal nervosismo continuo a far saltellare la gamba, ma mi fermo quando la mano calda di Nicolò si ferma sul mio interno coscia. Finalmente tocca a me, e lui mi accompagna anche dentro.

Il resto non mi importa ||Tony Effe||Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ