5.

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«Come avevi pensato, purtroppo si tratta di aborto spontaneo.» si risiede il ginecologo, con i risultati dell'ecografia distribuiti sulla scrivania.

«Cosa bisogna fare in questi casi?» domanda Nicolò al posto mio. Mi stringe la mano, ma è lui il primo ad avere spasmi nervosi con la gamba.

«Fissiamo un appuntamento tra un paio di settimane, un appuntamento di controllo, per vedere eventuali complicazioni. Nel frattempo sconsiglio vivamente rapporti sessuali o l'utilizzo di assorbenti interni. Potrebbero esserci altre perdite, di vario tipo, e nel caso dovesse succedere, non c'è di che preoccuparsi. Se può essere utile, molte donne in questo caso decidono di indossare costantemente un buon assorbente. Mi raccomando, sono molto importanti anche il giusto riposo e una corretta alimentazione, ora più che mai.»

Mentre parla, fisso un punto nel vuoto. È Nicolò ad ascoltare le istruzioni del medico. Dopo pochi minuti ci congediamo, e usciamo dall'ambulatorio.

«Quali sono gli assorbenti?» chiede in auto Nicolò.

«Quelli viola e quelli blu.»

Scende, ed entra in un negozio. Quando ritorna con una busta di plastica, mi mostra cosa ha comprato: assorbenti, una decina di slip, una borsa d'acqua calda, una spugna per la doccia,spazzolino, t-shirt e pantaloni. .

«Vanno bene?» rimette i prodotti acquistati nella borsa del negozio.

«Sono perfetti.» lo guardo con un accenno di sorriso.

«Sei stanca?» mi mette in ordine i capelli.

«Un po'.»

Appoggia il sacchetto nei sedili posteriori e parte verso casa.

«Vado a fare la doccia.» l'avviso mentre prendo la maglietta rossa a maniche lunghe e la tuta grigia nuove, insieme all'intimo e al pacchetto di assorbenti.

Chiudo la porta alle mie spalle e apro l'acqua calda. Quando entro, l'acqua ai miei piedi si fa rossa, per qualche secondo. Sento un altro crampo, forte, ma riesco appena a sopportarlo. Mi accovaccio sul piatto doccia, e appoggio la fronte sulle braccia conserte, poste sulle ginocchia. Chino leggere il capo verso la porta quando la sento aprirsi.

«Hai dimenticato questa.» dice con la spugna in mano.

Non rispondo, non mi alzo. Guardo prima la spugna, poi i suoi occhi. Non è più tristezza la mia, non ho neanche più bisogno di piangere, ma è come se mi mancasse la forza e la voglia di fare qualsiasi cosa. Nicolò rimane impalato pochi secondi, poi si spoglia completamente e mi raggiunge sotto l'acqua. Mi alza in piedi, e afferra il soffione della doccia dalla barra di scorrimento. Si assicura di non lasciarmi angoli sul corpo asciutti, per poi passare ad insaponarmi, prima i capelli, dopo la pelle. Mi risciacqua con attenzione, poi mette via la spugna. Appoggio la testa sulla spalla, mentre le braccia di entrambi si distendono unendo le nostri mani.

«Non me lo merito tutto questo.» 

«Sì, invece.»

«Grazie. Non so che avrei fatto senza te.»

Nicolò approfitta del momento per lavarsi anche lui. I nostri corpi sono una gara a chi ha più tatuaggi.

Usciamo e ci asciughiamo ridendo in un unico grande panno di lino, senza far caso ai miei capelli sgocciolanti. Siamo attaccati, e nudi, sotto quest'asciugamano che ci tiene stretti. Finiamo al muro, e diventiamo leggermente più seri giusto appena prima di baciarci. L'asciugamano cade a terra, e le nostre lingue si intrecciano con voglia e passione.

«Lo facciamo?» sussurro.

Nicolò ci pensa un po', è chiaramente indeciso tra la ragione e il desiderio. Poi scuote la testa.

Il resto non mi importa ||Tony Effe||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora