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Nicolò è già andato a letto, io sono rimasta in sala. C'è silenzio, assoluto silenzio. Mi decido finalmente ad alzarmi dal divano e mettere nella borsa i soldi che lui mi ha lasciato sul tavolino. Quando faccio per prenderli, vedo sbucare da sotto il sofà un'unica bustina. Deve essergli caduta quando ha portato le altre chissà dove. La tengo tra le mani, non so cosa fare. Una parte di me vorrebbe essere onesta e andare da Nicolò, ma allo stesso tempo è come se ne avessi bisogno. Infondo, sarà l'ultima volta. Apro la bustina, è cocaina, ne sono sicura. La svuoto sul tavolino, e con una delle banconote date da Nicolò prima l'allineo, poi la sniffo. Ne avevo proprio bisogno, ora mi sento decisamente meglio. Più calma, più serena. Cerco di non lasciare neanche un grammo inutilizzato. Rimango seduta, un po' in estasi, per terra.

Indosso un'altra maglietta, ovviamente sempre sua. Nicolò mi ha anche prestato un paio di suoi boxer, che riescono a starmi fermi solo se non sono in piedi.

Senza neanche pensarci troppo, o anche solo pulire e sistemare il tavolino, mi alzo e raggiungo Nicolò nella sua stanza. Apro la porta, sta dormendo. Faccio cadere a terra l'unica biancheria, larga, che indosso, e rimanendo sul posto lancio anche la t-shirt. Mi sdraio sul letto, accanto a Nicolò, infilandomi tra le sue braccia.

«Ehy.» sussurro più volte, alternandomi a baci in tutto il viso.

«Dormi.» biascica assonnato, senza aprire gli occhi.

«Non riesco.»

Finalmente mi guarda e sbuffa. «Dimmi.»

«Fammi compagnia, non riesco a dormire.»

Mi analizza gli occhi, l'ha capito, lo so. Ma con tutta tranquillità si accomoda meglio con la nuca sul cuscino e richiude gli occhi. «Le pupille dilatate.» dice solo questo.

«Avevo bisogno dell'ultima volta.»

«Lo dico per te, io.»

Ho la sua bocca proprio davanti i miei occhi. È così invitante. Le sue dita iniziano a muoversi lungo tutta la mia schiena, ma non sfiorano neanche sbadatamente punti del corpo equivoci. Gli passo l'indice sulle labbra, e lui mi da un piccolo bacio su esso. Sembra si stia riaddormentando.

«Io non so se ti piaccio. Ma sappi che tu mi piaci.» dico tranquilla, come se non mi fossi appena dichiarata dopo appena due giorni di conoscenza.

Apre gli occhi, mi guarda sorridente. «Dormi, non sei in te.»

«Cosa c'entra?» dico nervosa.

«C'entra, perché non posso prenderti seriamente.»

«È la verità.»

«Domani ne riparliamo.» copre anche me con le lenzuola.

«Ho capito, non ti piaccio.»

Cerco di alzarmi, ma le sue braccia mi bloccano, mentre lui divertito mi guarda ridendo.

«Lasciami.» dico offesa.

«Stai zitta, e fermati.» smetto quindi di provare a liberarmi. Rimaniamo in silenzio a guardarci. Lui sorride, io sono ancora innervosita. «Posso?» bisbiglia avvicinandosi alle mia labbra.

«No, hai detto che non ti piaccio.»

«Quando l'ho detto?»

«Quindi ti piaccio?» lo guardo stupita.

«Può essere.»

«Non è vero.» gli giro la schiena «Ti piace scoparmi.»

«Sì, tanto.» mi bacia sul collo. «Non hai idea quanto. Ma può essere che tu mi piaccia un po' di più.»

«Certo, come no.» mormoro.

Mi obbliga a rigirarmi da lui, ma rimango a metà strada, in pancia in su, e Nicolò si tiene sulle sue braccia rimanendo sopra di me. Prova a darmi un bacio a stampo, ma cambio posizione del volto, ricevendolo sulla guancia anziché in bocca.

«Stronza.» ride, facendo mio malgrado sorridere anche me.

Ritorno faccia a faccia con lui. Lentamente si avvicina, forse per avere la conferma che anch'io lo voglia. Le labbra si toccano una prima volta, con delicatezza. Poi una seconda. Con la terza invece si uniscono anche le lingue, in un bacio decisamente passionale. Con piacere noto di come non si stia approfittando della mia nudità, ma anzi con me si stia vivendo unicamente questo momento. Quando ci allontaniamo, riesco a sentire il mio battito. Non riesco a non sorridere. Nicolò si sdraia con metà corpo su di me, stando attento a non farmi male.

«Promettimi di non usare più quello schifo, per favore.» dice a bassa voce, mentre poggiamo sullo stesso cuscino.

«Non so se ce la faccio.» anzi, so di non farcela. La mia dipendenza da droghe pesanti è in uno stadio troppo avanzato per poter tornare al punto di partenza.

«Ci proviamo insieme.» la sua mano, appoggiata al mio fianco, arriva al ventre. «Pensaci bene se vuoi tenere il bambino. Guarda che anche se litighiamo, ti aiuterei comunque a mantenerlo.»

«Non penso di poter essere una brava madre.»

«Devi solo imparare, come hanno fatto tutti i genitori. Non sei da sola, ci sono anch'io.» inizia ad accarezzarmi la pancia. «Pensaci.»

«Non so nemmeno di chi possa essere.»

«Cambierebbe qualcosa?» mi sta quasi convincendo, forse davvero potrei decidere di non abortire.

«Non posso chiederti una cosa del genere.»

«Io lo farei volentieri. Qualsiasi cosa tu decida, io rimango con te.» mi da un bacio sulla fronte. «Ora dormi.»

«Buonanotte.» lo abbraccio, e non molto dopo mi addormento.

Il resto non mi importa ||Tony Effe||Where stories live. Discover now