Capitolo sette (3 di 7)

44 1 0
                                    

«In quella sparatoria, c'era anche tuo padre?» chiese Zara.

Harun annuì severo.

«Sì, era molto giovane all'epoca e sopravvisse per grazia divina» sussurrò in tono di conferma. «Quando suo padre Tal-al non fu più in grado di governare, a causa di una grave malattia, lui ne prese il posto: era solo un ragazzo all'epoca, ma si impegnò nel proseguire il suo operato e in parte vi riuscì, arrivando a stilare un patto di pace con lo Stato di Israele».

«E ora arriviamo a te» mormorò allora Zara, tornando a guardare Harun in volto.

«Già, arriviamo a me» e lui sospirò, portando la tazza di tè alle labbra. «E per l'ultima azione di Shahiba contro il Governo ho rischiato di vedere gli sforzi di mio padre, di mio nonno e del mio bisnonno spazzati via di colpo...».

A quelle parole Zara sussultò.

«Mi spiace» disse dispiaciuta, appoggiando la mano sul dorso della sua, senza pensarci due volte, spinta dal solo desiderio di confortarlo.

Harun abbassò lo sguardo e sbatté le palpebre.

«Non fartene un cruccio» sussurrò in seguito, intrecciando le loro dita. «Non è colpa tua, ma loro. Non c'entri nulla in tutto questo» e le accarezzò il palmo con il pollice con fare sensuale.

A quel contatto lei rabbrividì.

«In realtà forse un po' sì» ritrattò lui, con tutt'altro tono, lanciando un'occhiata all'anello di Zara. «Perché hanno notato l'anello che porti al dito ed è quello di cui sto parlando e Shahiba voleva impadronirsene a ogni costo».

A quel punto lei aggrottò le sopracciglia cercando di assimilare le parole che il re le aveva appena rivolto. Al che si scostò di scatto da lui e ritirò le mani sotto il tavolo.

Come nulla fosse Harun la fissò, poi afferrò un'arancia e prese a sbucciarla con calma.

«Cosa vuoi dire?» biascicò intanto lei. «Cosa c'entra l'anello di mia madre in tutto ciò?».

Lui addentò uno spicchio del frutto, lo sguardo lontano come immerso in chissà quali pensieri. Infine, con un gesto misurato, riafferrò la tazza e le disse: «Non sarà facile, ma dobbiamo discutere del presente: cercherò di essere il più delicato possibile».

Lei non si mosse e aveva perso ogni voglia di continuare quella conversazione.

«Vorresti spiegarti meglio?» dichiarò dopo un po'.

«Ieri sera avevi manifestato la volontà di soggiornare in città» affermò Harun, invece, non rispondendo alla sua domanda. «Tuttavia, mi spiace, ma non posso acconsentire alla tua richiesta».

Zara strinse le labbra e le ridusse in una linea sottilissima.

«Perché?» chiese con voce strozzata.

«Vedi Zara, uno dei problemi attuali da risolvere è l'esistenza del gioiello che indossi all'anulare» chiarì lui senza battere ciglio. «Creduto perso, in quel fatidico momento storico che ti ho narrato poc'anzi mio nonno e mio padre lo cercarono ovunque senza avere successo» raccontò. «Ha un significato importante per la mia famiglia, perché attorno a esso ruota la leggenda di cui ti ho accennato poco prima, ma non solo: chi lo possiede ha il pieno diritto di governare il regno».

Finito quel discorso Harun tornò a dedicarsi all'arancia.

Zara abbassò lo sguardo non riuscendo a credere a ciò che stava udendo.

«E cosa ti fa credere che sia proprio il gioiello di cui parli?» sussurrò roca.

«Nonostante le tue condizioni, nel periodo della prigionia, sei stata in grado di sopportare la disidratazione, il dolore e la stanchezza» le fece presente. «E, come ulteriore prova di tale tesi, c'è l'antico simbolo della mia famiglia inciso sopra...».

Zara abbassò lo sguardo e si guardò l'anulare.

«Io non saprei» riuscì a dire dopo un bel po' di tempo. «Era di mia madre».

Harun la guardò sottecchi.

«Mi spiace dirti queste cose, ma è la verità» mormorò. «Apprendendo il vero cognome di lei, tramite le informazioni pervenute su di te per il sequestro e con l'ausilio del professore Balzoni, ho realizzato di averlo già letto da qualche parte...» e la guardò in modo penetrante, significativo.

Scioccata, lei si agitò sulla sedia e avvertì un crampo allo stomaco.

«Il professore ti ha detto qualcosa?» sussurrò sconvolta. «Cosa ti ha detto?».

Harun restò in silenzio per un po'.

«Mi ha raccontato la vera storia a grande linee» confermò in seguito. «Immagino che sia stato saggio per tua madre cancellare il suo legame con Amid al-Ḥusain, politico di spicco del mondo arabo ed ex Gran Mufti di Gerusalemme, oltre che complottista accusato dell'uccisione del mio bisnonno».

A quelle parole, a poco a poco, Zara comprese che lui sapeva più di quanto lei non sapesse in realtà: più lo realizzava ciò, più il suo respiro si accorciava e iniziava a sentire i primi segni di panico trafiggerle il cuore come una freccia avvelenata.

Era per quella profonda ragione che era partita con l'obiettivo secondario di chiedere chiarimenti all'unica persona che sapesse tutto: il professore Balzoni.

Nonostante il caldo che le gravava addosso, un brivido gelido le serpeggiò lungo la schiena. Sua madre era una ladra, allora, oltre che nipote di un assassino e di un mostro?  

Alba di Perla [COMPLETA]Where stories live. Discover now