Capitolo undici (3 di 3)

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Calò il silenzio. Si udì vagamente Nuria interloquire al cellulare, a poca distanza, e Zara era a malapena consapevole della sua presenza nell'harem.

«Harun, io...». Non riusciva a trovare le parole, lei che non era mai senza. «Sono venuta a conoscenza di quello che ti è accaduto. Mi dispiace».

Il re assunse un'espressione indecifrabile, non muovendo nemmeno un muscolo.

«È stata Nuria a raccontartelo?» domandò vigile.

«Da chi l'ho saputo non ha importanza» replicò con gentilezza. «Credo che sia difficile riaprire il proprio cuore agli altri e non guardarsi sempre le spalle».

Un lampo divertito saettò in quegli occhi neri come la pece.

«Stai affermando che vivo chiuso in me stesso e sono diffidente perché è più facile?».

Lei scosse il capo con veemenza.

«Sembri voler interpretare una parte, quella del cattivo e del pazzo, quando in realtà non lo sei» disse, sollevando lo sguardo e concentrandolo nel suo.

Lui socchiuse le palpebre.

«Accidenti» commentò acido, prendendo un biscotto e rigirandoselo tra le mani, finendo per ridurlo in mille pezzi con un colpo secco. «Mi hai proprio scoperto...».

«Eppure, sappiamo entrambi che faresti qualunque cosa per salvare la vita di chiunque, anche a costo della tua» ribatté seria, per nulla impressionata da quel gesto. «Vuoi forse negarlo?».

Harun non fece altri commenti, rimanendo inespressivo.

Per Zara era frustrante, lei che era una grande osservatrice dei comportamenti altrui, constatare che non riusciva a cogliere nulla da quel volto che riusciva a simulare una calma così apparente.

«Ho parlato con il signor Zevi, qualche giorno fa» le comunicò lui all'improvviso.

Scioccata, lei si irrigidì all'istante: nelle ultime ore non aveva nemmeno rivolto un solo pensiero all'amico in ospedale e un po' si sentì colpevole per quella mancanza.

«Come sta?» domandò con apprensione.

«Si sta riprendendo». Lui recuperò il cellulare da una tasca della tunica. «Gli ho riferito che al momento sei mia ospite a palazzo».

«Non sono proprio un'ospite» contestò lei aggrottando le sopracciglia.

Harun spostò lo sguardo dal biscotto ridotto in piccole e grandi briciole, inarcò un sopracciglio e un lampo divertito gli attraversò lo sguardo.

«Mi odi, non è così?» chiese carezzevole.

Zara strinse i pugni sul tavolo, imponendosi di non abbassare lo sguardo.

«No, non ti odio» rispose con voce ferma. «Ora non provo rancore nei tuoi confronti, anche se all'inizio era così, e questo mi dà la forza di rimanere fedele alla vera me stessa; al contrario, per te, provo solo tanta tristezza».

La sua lunga risposta parve colpire nervi scoperti, perché Harun perse il sorriso e assunse un'espressione tra la viva incredulità, lo sfiancante senso di colpa e la bruciante rabbia.

Lei rimase stupefatta da quella reazione repentina mentre lui afferrava il bordo del tavolo con un sospiro. Le nocche diventarono bianche, ma non si mosse. L'attimo di un respiro e il re si rilassò, mollando la presa.

Dopodiché alzò di nuovo lo sguardo e ricondusse l'attenzione su di lei, prendendo a scrutarla in viso, con gli occhi di un bambino curioso.

«Alle otto in punto, domani sera» mormorò.

«Eh?» disse perplessa.

«Ci sarà una cena con poche persone intime» le spiegò con tono pacato. «Ti piacerebbe partecipare?».

Lo guardò sottecchi.

«Ho il permesso di uscire di qui, allora?» domandò ora sorpresa.

«Se desideri prendere parte alla cena, fatti trovare pronta per l'ora stabilita» ribatté lui, invece, alzandosi in piedi. Poi mutò espressione. «Tuttavia t'avverto: se deciderai di lasciare il palazzo, approfittando di quella cena, sarai morta in poche ore».

Detto ciò se ne andò.

Sbigottita, Zara rimase in tralice.

La principessa Nuria tornò diverso tempo dopo, spiegandole che fosse la responsabile della sua compagnia di gioielli e che le vendite negli Stati Uniti stessero andando a gonfie vele, nonostante i nuovi dazi indetti dal Governo.

Con un filo di voce Zara la mise al corrente della sua presenza alla cena programmata di domani: alla notizia Nuria parve stupita e poi scoppiò a ridere felice.

«Ti divertirai, ci saranno musica e ballerine incluse!» rivelò al momento di congedarsi. «Vedrai, sarà molto bello e ti distrarrà anche da questa situazione».

Infine la salutò con un abbraccio e uscì dal vecchio harem, lasciando una scia di profumo di vaniglia e di cannella dietro di sé.

* *

Alba di Perla [COMPLETA]Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt