Capitolo quindici (4 di 7)

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Ispirando forte, Zara lo imitò e si sfilò le scarpe, affondando i piedi nel soffice tappeto e raggiungendolo sui confortevoli cuscini.

«Questo posto è molto bello» commentò, dopo essersi schiarita la gola. «Non credevo vi fosse un luogo simile dentro al palazzo».

«Fa parte dei miei appartamenti privati» rivelò Harun. «Sono molto lieto che tutto ciò sia di tuo gradimento...».

Si volsero per ammirare la vegetazione, il cielo e il sole che creavano uno sfondo unico e inimitabile. Un filo di vento giocò con i loro capelli mentre fissavano la scena.

Lei si scostò una ciocca ribelle dal viso, rendendosi conto che stesse godendosi il presente per la prima volta dopo tanto tempo. Era una sensazione di pace, avvolgente come un abbraccio e di piena armonia spirituale.

«Hai detto che fanno parte dei tuoi appartamenti?» chiese incuriosita a Harun.

«Il mio bisnonno lasciò carta bianca alla mia bisnonna e oggi questo è un luogo di tranquillità, dove i re del passato potevano sedersi e non pensare agli affari di stato».

Ci fu un suono metallico e poi, dalla moschea vicina, si diffuse la voce salmodiante del muezzin. Rimasero in silenzio ad ascoltare.

Frattanto, un cameriere giunse dal nulla e posizionò un tavolino basso tra loro, per poi apparecchiarla con un paio di caraffe colme di bevande, un piatto ricco di frutta fresca e calici di cristallo. Li riempì in silenzio, perfettamente a metà, e poi sparì così com'era arrivato.

L'ultimo salmo risuonò nell'aria mentre la temperatura parve divenire ancora più afosa.

La sensazione di disagio tornò più prepotente di prima per Zara. Le pareva quasi di essere in qualcosa che andava ben oltre un piccolo spuntino, e quella debita distanza tra loro, in realtà, non le dava poi tanto sollievo. Era certa che Harun fosse solito tenere tutti a distanza, ma bastava un solo cenno e gli sarebbe bastato circondarsene, persone di tutt'altra risma rispetto a lei.

Non doveva dare peso a ciò che aveva visto nei suoi occhi, si disse. Era stato un momento difficile per entrambi e forse lui aveva soltanto voluto solo consolarla...

«Vuoi del caffè freddo?» le chiese dopo un tratto.

«Sì, grazie» rispose alzando lo sguardo su di lui.

Quella mattina era stata troppo agitata per fare ancora una colazione decente e sentire il profumo della bevanda ghiacciata e dei chicchi tostati fu davvero ristoratrice e piacevole.

Lo osservò riempire la sua tazza, poi porgergliela mentre versava il contenuto nell'altra tazza con una certa maestria.

Zara spalancò gli occhi.

«Sei davvero abile» osservò ammirata. «Io avrei disseminato caffè ovunque».

Harun distese le labbra in un sorriso pigro.

«Ho lavorato un po' all'estero, prima di tornare a casa, per un bel po' di tempo» le rivelò.

«E quali paesi hai visitato?».

«Più o meno tutti, tranne l'Alaska e la Siberia» rispose divertito, poi sorbendo un po' di caffè. «Tuttavia, per quanto possa sembrarti assurdo, ho amato moltissimo le Hawaii e l'isola di Sardegna in Italia».

Lei chinò lo sguardo.

«Una volta mi ci recai con una gita scolastica, ma non andammo oltre Cagliari».

«E ti è piaciuta?».

«Sì, molto» rispose lei. «Comunque, ai tempi, avevamo una casa a Ventotene, una delle isole dell'arcipelago ponziano, e nelle vacanze non ci spingevamo mai oltre un weekend». Ricordare la vecchia casa le faceva male, così come il semplice fatto che il padre non vi fosse più. «Era sempre impegnato con il lavoro, così, quando compii sedici anni, dato che era sempre in giro per il mondo, decise di venderla».

«Immagino sia stato duro per te» commentò lui.

Zara lanciò un'occhiata fugace al verde che li attorniava, finendo di bere il proprio caffè: fu inebriante sentire quell'accenno di ghiaccio sulla lingua mentre il sapore forte della caffeina scacciava la stanchezza fisica e anche quella mentale.

«Per un periodo mio padre si è dedicò all'insegnamento, ma vedevo che fosse triste per quel ruolo troppo stretto» raccontò con un velo di melanconia nella voce. «Doveva occuparsi di me e del nonno, in tal modo cercai di imparare tutto quel che si doveva perché potesse tornare a lavorare sul campo, così come aveva sempre sognato di fare». 

Alba di Perla [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora