Cinquantuno

118 13 4
                                    

Appoggia due dita intorno alle mie labbra e io mi sento venir meno quando ancora la sua lingua calda si infiltra nell'antro della mia bocca.

È forse questa una droga troppo forte e potente da poter essere rimpiazzata.

Me ne sono accorta tardi però quando di noi non rimane che un ricordo o un segno lasciato su questo scomodo divano.

Eravamo impegnati in ciò che c'è risultato spontaneo fino a poco fa, un istinto che si è impadronito di noi con la sua schiuma da barba che indomita ha deciso di prendere d'assalto la puzza di coca e sesso che nella casa di Dodo serpeggiava.

Dodo mi ha fornito di peggio comunque rispetto alla coca, di cose che fino a qualche minuto fa non credevo di poter fare senza.

Come ho scoperto è sempre stato un uomo la mia vera droga, un farmaco che mi annebbia il senno e dà sollievo ai sintomi di una che è totalmente in crisi.

L'astinenza mi ha portato ad essere uno zombie e nient'altro che una maschera che mi nascondeva.

Mi perdo nel suo contatto ancora una volta magari stavolta chiedendo ancora di più, e non semplicemente che lui mi spogli e mi rimanga a fianco fottendomi con i suoi mille baci.

È stato bello ma poco, perché lui vede ancora Nana, la brutta persona che mi copre, ad interfacciarsi tra noi due.

Non riesce ad arrivare all'intima essenza di Esther, lui si ferma prima ed è per questo che vede Nana.

La spoglia cercando Es ma continua a ritrovare Nana.

Ancora con i baci ci prova ma ad Es non arriva.

Eppure sono proprio qui davanti ai suoi occhi.

Con nuovi bisogni e impulsi, però ci sono.

Non so dove voglia ancora andare a cercarmi.

«Ti faccio così schifo, vero?»

Ho lasciato perdere le sue labbra scottanti per poterglielo domandare.

E miei occhi non lo guardano nemmeno, aspettano che in qualche modo sia lui a dirmi qualcosa.

Io mi sento sporca a dovergli fare la stessa domanda.

«Così come?»

«Così dipendente.»

Ecco, sono stata diretta e sincera.

Perché io ne sento la necessità, è un pensiero fisso e che è difficile abbandonare.

Fuggirei fuori di qui se potessi solo ritornare a casa di Dodo e rifornirmi.

Di solito era lui a pungermi, io ne sono diventata succube però.

Comincia con una puntura e una dose a cui mi stavo rifiutando, continua con una richiesta più alta di quella droga sparata in vena e poi finisci che stai male appena comprendi che non puoi più viverne senza.

Sono bastati davvero pochi giorni per farmi diventare un essere che pure io faccio fatica a distinguere allo specchio.

«Ne esci, Es, se dai retta a tuo fratello e a me.»

«E se non volessi?»

Uscire.

Smetterla.

Non farne più uso.

Sono tutte azioni a cui non dò ascolto.

È come se la mia razionalità vacillasse ricordandosi dei magici effetti che certa robaccia riesce a darmi.

«Cazzo, l'eroina no, Es. Potrei capì 'na canna ogni tanto ma nemmeno. Ma l'eroina?»

In realtà mi faccio di speedball che è peggio.

Un errore dietro l'altro||Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora