3 ~ Un uomo orribile

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Una fame primordiale, incontenibile.

C'erano stati altri uomini prima di Daniele. Non avevo mai tradito Lucia fisicamente con nessuno di loro. Erano stati interessi passeggeri, belle "fotografie" sullo sfondo della mia vita, a cui guardavo di tanto in tanto con occhi sognanti, sognando una vita diversa, più mia. Nessuno di loro era mai rimasto nel mio cuore abbastanza da farmi decidere di rischiare.

Con Daniele il tempo era stato una cosa assolutamente secondaria: non mi ero neppure concesso il beneficio del dubbio e subito avevo risposto di sì. Non sapevo perché non avessi mai sentito la necessità di fare altrettanto con altri – o forse lo sapevo, ma ammettere di amare Daniele così perdutamente mi faceva sentire vulnerabile.

E mi trovavo lì per lasciarlo.

Non potevo permettermi di pensare a quanto lo amassi.

Non avrei neppure dovuto cedere alla passione, ma una volta accesa quella, non esisteva più ragione.

Non riuscivo a controllarmi e, prima ancora di rendermene conto, eravamo già nudi sul suo letto.

Amavo il suo corpo. La tensione muscolare che potevo indovinare accarezzandogli la pelle, le forme che avevo ormai imparato a conoscere così bene da provare un senso di appartenenza per ogni millimetro del suo corpo.

Gli baciai il collo, le spalle, nascondendo ogni bacio con una carezza, mentre lui mi si schiacciava contro, come se il semplice contatto fisico non fosse abbastanza. Bisognoso di più, di molto di più. E quella consapevolezza mi travolse con un brivido lungo la schiena, mozzandomi il respiro. Ansimai e andai incontro i movimenti del suo bacino, facendo entrare in contatto le nostre erezioni.
Fu assordante.
Si esaurirono i suoni e tutte le altre sensazioni.

Una sua gamba tra le mie e finii disteso di schiena, con lui che mi sorrideva dall'alto, accostava il viso al mio, mi toglieva gli occhiali, e mi baciava ancora.

Dov'era il senso di colpa in quei momenti? Sempre lì, presente, in un angolo della mia mente. Sempre pronto a rinfacciarmi, alla minima distrazione, che non aveva alcuna importanza il fatto di aver represso la mia omosessualità per anni, che Daniele fosse un uomo, e che io avevo sposato una donna per cui non provavo amore.

Stavo tradendo Lucia.
La mia famiglia.

Rallentai la foga dei miei gesti e Daniele se ne accorse subito. Mi strinse le mani tra le sue, soffocò i miei respiri con un nuovo bacio, mentre si faceva spazio nel mio corpo con una spinta poderosa. Urlai, mi afferrò la vita, spingendosi ancora e ancora dentro di me. Gli artigliai il petto con le unghie, in cerca di un appiglio, finendo solo per lasciargli lunghi segni rossi sulla pelle.

Sorrise – sorrideva sempre. Era sempre pieno di gioia e il suo sguardo era un fuoco continuo, colmo d'amore.

Avrei potuto essere davvero felice.

Invece ero un vigliacco.
Un traditore.
Ero arrivato in casa sua intenzionato a lasciarlo e avevamo finito per fare l'amore.

Ero davvero un uomo orribile.

Mi svegliai di soprassalto che era già notte fonda. Quasi le tre mattino e mi trovavo ancora nel letto di Daniele.

Recuperai gli occhiali e mi voltai a guardarlo, profondamente addormentato, con la luce della luna che rischiarava a stento il suo profilo, il contorno delicato degli occhi dalle lunghe ciglia. I suoi capelli avevano assunto delle sfumature argentee e dormiva.
Dormiva.
Non volevo svegliarlo: ero certo che avrebbe insistito affinché trascorressi il resto della notte con lui. A dormire con lui.

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