5 ~ Esplodere

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-Ti rendi conto di che ore sono?-

Si era arrabbiata, e tanto. Non proprio per via della nostra partecipazione al Pride – ancora non lo sapeva – ma per l'ora in cui eravamo tornati a casa.

Dopo di lei, per l'esattezza, che era stata all'inaugurazione di una mostra.

Mezzanotte e mezza.

Giuseppe mi si era addormentato in braccio e Martina ciondolava al mio fianco con gli occhi carichi di sonno.

-Si sono divertiti- tagliai corto e mi diressi a passo deciso verso la loro stanzetta.

-Ci credo! Gli avrai fatto fare sicuramente tutte le cose che io di solito gli vieto! Sono piccoli, non sono tuoi amici! Sono i nostri figli! Devono rispettare gli orari, avere una vita sana, delle regole...!-

-Se per una volta hanno fatto tardi non muore nessuno- la zittii, mentre mettevo Giuseppe a letto e iniziavo a togliergli le scarpe.

-Una volta. Peccato che con te non è mai questione di una volta. Perché tu devi sempre strafare, con loro e con tutto il resto! Altrimenti come avrei fatto a scoprire di essere cornuta?-

-Lucia!-

Mi voltai in direzione di Martina e la trovai addormentata, ancora vestita, sopra il lenzuolo tirato sul cuscino.
Per fortuna. Erano così stanchi da essere crollati per il sonno, da non riuscire neppure a udire le nostre parole. Ed era una vera fortuna.

Il prezzo che avrei pagato sarebbe stato una litigata con Lucia?

Era stata una giornata fantastica. Il Pride, la cena al Mcdonald's. Eravamo stati pure al cinema a vedere un nuovo film della Disney.
Si erano divertiti.
Mi ero divertito.
Era passato davvero troppo tempo dall'ultima volta che mi ero annullato del tutto solo per loro, senza sensi di colpa, senza pensieri inutili ad affollare la mente.

Finii di cambiare i bambini, aiutato da Lucia, in silenzio. Uscimmo dalla stanza che già sapevo come sarebbe andata a finire, ché avrei digerito l'intero pomeriggio.

Speravo solo che i bambini continuassero a dormire, cullati dai sogni e, perché no? Dalle emozioni che avevamo vissuto insieme.

-Non te lo sei neppure negato-

Le parole di Lucia mi riportarono con i piedi per terra. Mi voltai verso di lei, intenta a prepararsi una tisana. A passo lento, mi avvicinai a lei e le posai le mani sui fianchi. Si scrollò subito da me e si voltò a guardarmi.

-Di cosa parli?- le chiesi rassegnato.

-Del fatto che mi tradisci-

-Avrei dovuto negarlo?-

-Perché mai avresti dovuto?- domandò con tono ironico, e non aspettò neppure una mia risposta prima di continuare. -Non vedevi l'ora di vuotare il sacco!-

-Non è così-

-Sì, ch'è così. Io avevo solo dei sospetti e tu subito me li hai confermati-

-Sospetti?- chiesi, sentendomi esasperato. -Sei andata dritta al punto con estrema sicurezza. Tu avevi la certezza. Ti conosco bene. Se fossero stati solo dei dubbi neanche me lo avresti detto-

Si strinse nelle spalle e prese tra le mani la tazza con la tisana, rifuggendo dal mio sguardo. -Ho letto alcuni messaggi sul tuo telefono-

Rabbrividii. -Che messaggi? Hai violato la mia privacy?-

-Privacy un cazzo, Mario! Ce l'avevo in mano che lo stavo spostando da una parte all'altra per spolverare e ti è arrivato un messaggio. L'ho letto in anteprima e neanche tutto, perché non sono riuscita a sbloccare il cellulare-

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