Capitolo 12

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Siamo dotati di cinque sensi fondamentali per la sopravvivenza: la vista, l'udito, l'olfatto, il tatto e il gusto

Sono tutti funzionali alla difesa personale, alla conoscenza di ciò che ci circonda, ci mette in connessione con gli altri e con le cose intorno a noi.

Spesso ci sono i meno fortunati che vengono privati di uno o più sensi dalla nascita o nel corso della loro vita in modo irreparabile.

E poi esistono le emozioni: belle o brutte che siano, negative o positive, che ci riguardano direttamente o anche solo indirettamente. Le emozioni miscelate ai sensi provocano un cocktail letale perché spesso le prime annientano i secondi.

Ho spesso domandato alla Robins quale fosse il segreto per rimanere immune alle emozioni quando si fa un lavoro come il nostro.

La sua risposta è stata molto chiara e la ricordo ancora a memoria perché l'ho impressa nella mia mente rendendola mia e facendone tesoro per tutti gli anni a seguire come un mantra da tenere a mente: non puoi. Guarda noi due. Dovrei essere la tua psicologa eppure sono anche tua amica. Sono quella che ti ascolta nelle sedute di routine, ma anche la confidente a cui raccontare i tuoi segreti fuori dall'ufficio. Dovevi essere solo una mia paziente, ma sei diventata parte integrante della mia vita. Questo perché possiamo controllare le emozioni, possiamo almeno tentare di farlo e convincerci nella buona uscita dell'intento. Ma non puoi stupirti quando verrai vinta da esse. Perché loro vinceranno, e spesso ti sentirai immorale e crederai di essere una pessima psicologa. Ma è proprio quando impieghi le tue emozioni che dimostri a te stessa e a chi hai di fronte di essere il meglio che si possa trovare. Sono le emozioni a rendere il nostro lavoro speciale, a far sentire le persone al sicuro e non sotto esame. Siamo noi con le nostre emozioni che li rendiamo umani e normali indipendentemente dal motivo che le ha portate a presentarsi di fronte alla tua porta per chiedere aiuto.

E sono proprio le emozioni a prendere il sopravvento su di me mentre, racchiusa tra le braccia di quello che riconosco essere Red, percepisco le mie mani umide e appiccicose

Abbasso lo sguardo su di esse e boccheggio prendendo a tremare quando mi rendo conto di aver accidentalmente immerso le mani nel sangue presente sul pavimento. Nel suo sangue

"Norah" Red prova a richiamarmi prendendomi da sotto le ascelle per scuotermi ma sono completamente immobilizzata mentre la sua voce si riduce ad un mero suono ovattato e lontano

Fisso il colore scarlatto imbrattarmi le mani. Le unghie smaltate di bianco, ora rossicce. E poi percepisco l'odore...quell'odore metallico inconfondibile che rende tutto reale. Tutto tremendamente reale

"Moretta non perdere il contatto con la realtà. È tutto okay. Ti sei sporcata ma non importa, ora rimediamo subito capito? Rimediamo subito. Aston!" percepisco la sua voce più limpida e assordante quando grida il suo nome

Ed improvvisamente mi risveglio dallo stato di intorpidimento in cui stavo annegando. E riesco a percepire nuovamente tutto con tutti i sensi a disposizione

Sento Red sollevarmi con poca grazia ma anche senza il minimo sforzo. Quasi tentasse di riportarmi alla realtà nonostante ora sia più lucida.

Riesco poi finalmente a staccare gli occhi dal sangue sulle mie mani per guardarmi intorno

Osservo il corridoio pieno di persone. La confusione regna sovrana. Tutti sembrano completamente impazziti e agitati. Riesco persino a scorgere i volti irrigiditi e preoccupati di mio padre e Brian, ma le persone intorno sono talmente tante che nessuno sembra far caso a me e Red. Nessuno sembra realmente vederci. Poi guardo il sangue definire il percorso compiuto da Kimberly con la barella che ospitava l'ultima persona che avrebbe dovuto fare ritorno in queste condizioni

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