Izana Lemon

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Richiesta di  MarikaGiordano1
Ciao! Per ora ho scritto questa le prossime richieste che mi hai fatto vedrò di farle uscire alternandole ad altre storie. Buona lettura.              

T/N POV
Il sangue aveva preso a cadere al suolo mentre la mia guancia dolorante a causa del pugno era stata come una scarica di adrenalina per il corpo. Avevo lasciato uscire dalla mia gola un urlo, ma non era riconducibile al dolore, no, il mio era un urlo per dimostrare la mia determinazione. Non mi sarei arresa tanto facilmente, poco importa il dolore. L'adrenalina che mi scorreva nelle vene fungeva come spinta, come se mi avessero appena imbottita di antidolorifici. Il mio corpo era in piena tensione, come quello di un animale selvatico che tende i suoi sensi per sentire l'arrivo del predatore. Ma anche se ero solo un misero coniglio non avevo intenzione di arretrare di un solo passo, non avrei più rinunciato, avevo preso la mia decisione. Izana era a pochi passi da me e per la prima volta da quanto ero entrata in quella stanza gremita dai suoi uomini aveva alzato lo sguardo per guardarmi. Kisaki non era altro che un burattinaio e io ne ero consapevole e mai, mai avrei lasciato che le sue sudice mani si insinuassero nel mondo di Izana. Potevano gridarmi contro, allontanarmi o persino picchiarmi ma non mi sai spostata da quell'idea che tanto mi imprigionava lo stomaco. Ero abituata a quel mondo che era governato dalla violenza. La violenza era l'unica strada per poter raggiungere i propri sogni, ed io non ero tanto differente dal mio ragazzo. Lui era pronto a lottare con ogni mezzo che a sua disposizione per raggiungere la luce e io non ero da meno, e quella ne era la ferma dimostrazione. Izana era il mio eroe, a lui dovevo la mia vita e nonostante l'amore che provavo per il ragazzo dai capelli bianchi come la neve, in lui nutrivo un profondo senso di lealtà e rispetto, ma questo non voleva dire che avrei accettato ogni sua scelta senza battere ciglio. 
Izana:"T/N"
Le sue corde vocali avevano vibrato in quella notte priva di luci, i membri della Gang a cui appartenevo avevano trattenuto il respiro osservando la scena mantenendo una postura eretta e quasi sforzandosi di non respirare… di non essere di intralcio in quel momento. La tensione la si poteva tagliare con un coltello, le sue pupille si erano dilatate non appena il rosso scarlatto che gocciolava al suolo dal mio mento si era scontrato con le sue iridi. Il leggero sorriso che aveva sulle labbra era sparito lasciando spazio ad un'espressione contrariata ed accesa dall'ira. Con passi veloci si era avvicinato a me lasciando che i miei compagni si spostassero per lasciarlo passare con maggior facilità. La sua pelle scura aveva accarezzato la mia lasciando che i suoi polpastrelli sfiorassero la mia guancia calda e rossa, il suo pollice aveva sfiorato il colore vermiglio che cadeva in modo ripetitivo giù dal mio naso, e non appena la sua pelle si era sporcata col mio sangue un ringhio minaccioso aveva lasciato la sua gola. La discussione che fino a qualche secondo prima stavamo avendo era passata in secondo piano. Le sue sopracciglia si erano scontrate con forza mentre il suo viso era contratto in un'espressione inquietante. Il tipico vestito della nostra Gang mi era sfilato sotto al naso, la sua mano calda era sparita dalla mia pelle lasciando che il simbolo della Tenjiku si incollasse alle mie iridi.
Izana:"Chi è che vuole morire?"
Avevo premuto con forza il palmo della mano sotto al naso per provare a fermare il sangue che ancora non voleva smettere. Il ragazzo che poco prima aveva alzato le mani su di me aveva fatto un passo in avanti tenendo la testa china, poi l'aveva alzata per guardare Izana. La figura del boss era troppo alta e imponente per permettermi di vedere il viso del ragazzo, riuscivo solo a scorgere la sua sagoma che si confondeva con quella dei nostri compagni. Il silenzio che aleggiava in quella stanza era rotto soltanto dal rumore delle macchine che passavano indisturbate sette piani più in basso. Il palazzo dove ci trovavamo aveva le finestre spalancate sulla notte di Tokyo, ma, nessuno sembrava badare alle luci della città. Izana non aveva bisogno nemmeno di parlare per fare capire a tutti il suo intento nei confronti di quel ragazzo, e dal canto suo il giovane sapeva di dover affrontare le sue colpe, nessuno da noi restava in punito se sbagliava. Nonostante ciò, una parte di me fremeva dalla voglia di fermarlo dal fare dal male al mio carnefice. Il colpo secco che si era sentito mi aveva fatta tremare, un fischio prolungato si era fatto strada nei miei timpani come se la mia capacità uditiva fosse appena sparita, vedevo soltanto slittarmi davanti agli occhi un susseguirsi di immagini. Avevo afferrato il braccio di Izana per provare a fermarlo ma la sua pelle era scivolata via dalle mie dita come acqua, poi come se nulla fosse mai successo si era girato verso di me e con noncuranza aveva afferrato la mia mano trascinandomi via da quel posto. L'odore di sangue che si respirava nella stanza era mescolato a quella mancanza soffocante di lamentele, nessun gemito di dolore, niente, nessuno che aveva osato ribattere o aiutare il povero mal capitato, nessuno aveva mosso un dito. Mi ero scordata questa sensazione, lui era il capo, era l'eroe indiscusso, nessuno poteva permettersi di ribattere o di agire senza il suo lascia passare e ogni sua azione non era mai messa in discussione. Non riuscivo mai a capire quale parte di lui fosse il vero lui, era il capo severo che puniva, l'avversario che tutti temevano, l'eroe che veniva guardato con ammirazione, chi era davvero Izana? Finalmente il ragazzo che tanto ammiravo si era fermato per poi lasciare uscire dalla sua bocca uno sbuffo frustrato. Non mi  aveva ancora guardata come se nemmeno mi fossi trovata lì, al contrario aveva preso ad ammirare la stanza dove ci trovavamo. Poi dal nulla le sue braccia mi avevano stretta in un abbraccio, il mio viso era premuto contro il tessuto della sua maglia, il suo profumo mi aveva rapita e le sue mani furtive passavano sul mio corpo. Le sue labbra avevano preso a baciare una piccola porzione della mia pelle per poi accarezzarla col naso. Una scossa di pelle d'oca mi aveva attraversata lasciando che lui continuasse a rapire dal mio corpo quante più cose possibili. Mi stava privando dell'adrenalina, mi stava togliendo il calore e l'agitazione mi stava togliendo il fiato come se il suo ossigeno non gli bastasse per poter vivere.  Avevo posato le mie mani sulla sua pelle per poi accarezzare la base del suo collo, lui aveva premuto con forza il viso sulla mia spalla per poi lasciar uscire dalla bocca un lungo ringhio. Le sue mani si erano strette con forza attorno ai miei fianchi lasciando che le nostre carni si scontrassero assieme creando tepore. Le sue nocche erano arrossate per via dei pugni che poco prima aveva scagliato, io intanto mi stavo godendo quelle carezze delicate che ci stavamo dedicando. Tutto il nervosismo che fino a qualche minuto prima ci aveva investito, ora era evaporato lasciandoci con una specie di retrogusto amaro in bocca, era un sapore che ancora ci ricordava vagamente il nostro litigio. Ma sapevamo entrambi che nessuno dei due era disposto a smuoversi dalla sua posizione, lui credeva in Kisaki e io credevo che quel ragazzo sarebbe stato la nostra rovina. Eppure complici le molteplici emozioni che ci avevano assalito quella notte, sembrava che a nessuno dei due interessasse quel diverbio. Avevo baciato le sue nocche arrossate. Le sue labbra non si erano staccate dal mio corpo nemmeno per un secondo e sembrava che la sua bocca volesse spazzare via ogni cosa, privandomi di quella che ero per poi assembleari nuovamente. Le sue mani calde avevano sfiorato la mia guancia ancora segnata della botta e le sue iridi si erano strette attorno a quel ematoma nascente. Il mio naso aveva smesso di colare lasciando che un leggero residuo di sangue mi sporcasse la pelle. Le sue mani erano dannatamente delicate e il suo profumo mi attanagliava lo stomaco come una bevanda troppo dolce per essere bevuta in un sorso solo. Con lentezza, le sue mani avevano afferrato la mia maglietta per poi farla scivolare sul mio corpo, liberandomi finalmente da quell'indumento che mi stava soffocando. Le sue dita fredde avevano accarezzato la mia pelle per poi sfiorare l'elastico dei miei pantaloni sorridendomi. La sua pelle scura passava sotto ai miei occhi come in un lento e secondo dopo secondo il mio corpo risultava essere sempre più scoperto ed esposto alle sue pupille. Lo stemma della nostra Gang mi rimbalzava davanti con insistenza ricordandomi l'accaduto e in contemporanea rassicurandomi. La mia schiena era finita contro a una delle vetrate che si aprivano sulla città mentre quel freddo improvviso contro la mia carne mi aveva fatta sussultare spaventata. Il vuoto che si apriva dietro le mie spalle mi aveva fatto perdere il fiato per alcuni secondi.
Izana:"T/N stai bene?"
Annui leggermente col viso per poi accarezzare le sue guance sentendo i suoi orecchini sfiorare le mie falangi, sorrisi di rimando a quella sensazione. Lui era il mio Izana, non importava come le altre persone lo vedevano, non importava quanti nomi volessero affibbiargli io conoscevo la persona che avevo davanti agli occhi. La sua virilità aveva colpito in modo secco la mia femminilità lasciando che il mio intimo e i suoi pantaloni si mettessero di mezzo in modo fastidioso.
Izana:"Governeremo questa città assieme"
Con un gesto svelto aveva abbassato il mio intimo per poi sollevarmi con facilità e posarmi suo bacino, la mia schiena ancora sfregava contro la superficie liscia della vetrata avevo trovato in quel freddo un appoggio stabile e al contempo sfuggente. Il suo membro si era insinuato nella mia carne facendomi stringere tra le dita le spalle del mio amato. Un ruggito aveva lasciato la sua gola nel sentire il mio corpo caldo adattarsi perfettamente al suo, avevamo bisogno di scaricare la tensione della giornata, di fare pace, di fare l'amore, di fare il nostro amore. Le sue labbra si erano posate con insistenza sulle mie, lasciando unire tra di loro pure le nostre lingue, le sue pupille erano piantate nelle mie impedendomi di pensare in modo lucido. Il suo bacino schioccava con violenza contro il mio facendomi attorcigliare le viscere, le sue mani segnate univano la nostra pelle con forza non lasciandomi via di fuga. I suoi leggeri gemiti si univano in modo irreparabile ai miei che trovavano la forza di uscire sulle sue labbra macchiandosi col mio piacere. Le mie dita avevano finalmente afferrato con forza la divisa della Tenjiku riuscendo a stropicciarla e spiegazzandone il tessuto sempre intonso. Le sue labbra avevano incominciato a segnare la mia pelle, mentre io al posto suo potevo accontentarmi solo di quei pochi spiragli di pelle che riuscivo a captare.  Non sarei mai riuscita a scappare da lui, potevamo trovarci ancora più di una volta in disaccordo, sicuramente avremmo consumato il nostro fiato in altri mille litigi ma sapevamo entrambi che nonostante ciò ci saremmo sempre stati l'uno per l'altra.
Izana:"T/N ti amo"
T/N:"Izana t-ti am-o"
Avevo graffiato le sue spalle coperte per poi seppellire il viso sulla sua spalla. Il mio corpo era attraversato da delle scariche che mi impedivano di respirare regolarmente, la mia bocca era spalancata alla ricerca di ossigeno ma la stoffa della sua maglia mi impediva di nutrirmene in modo appropriato. Il mio corpo era totalmente abbandonato sul suo. Il vetro non sfiorava più la mia pelle e le mie sfoglie stanche ricadevano sul corpo del mio ragazzo seguendo il ritmo delle sue spinte, le mie gambe non avevano nemmeno la forza di reggersi al suo bacino e parevano essere abbandonate nel vuoto. Avevamo raggiunto il nostro climax poco dopo chiamando l'uno il nome dell'altra.
T/N:"Ti amo"
Izana:"Ti amo T/N"

Parole: 1976

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