Sanzu Lemon

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Richiesta di I_piedini_di_baji
Storia un po' yandere spero ti piaccia comunque. Buona lettura grazie per l'attesa
(っ'ω'c)♡

T/N POV
T/N:"Ti prego vieni a salvarmi"
Il messaggio aveva segnate le due tacchette ancora grigie. Il telefono stretto era tra le mie dita, mentre la speranza quasi palpitante di ricevere una risposta mi mangiava lo stomaco. I miei occhi erano totalmente concentrati su quelle piccole V ancora grigie, io stavo usando tutte le stelle dell'universo per far avverare quel desiderio. Le luci accecati di quel posto gonfio di musica e di bagliori erano quasi una tortura, come lo era la luce del sole per i vampiri. Ero estremamente fuori posto, ogni molecola di quel luogo era tutto l'opposto di ciò che ero io e non potevo fare a meno di sentirmi come un pesce fuor d'acqua. Trascinata contro la mia volontà in quella vita, in quella realtà strana ai miei occhi e così normale per le altre persone. Non importava quanto cercassi di adeguarmi al mondo circostante ero sempre un tassello fuori posto. L'azzurro mi aveva fatto luccicare gli occhi facendomi ringraziare le stelle.
Sanzu:"Cogliona"
Sanzu:"Voltati"
Mi ero girata su quella sorta di panchina di metallo montata solo per quell'occasione, le giostre erano di certo un'attrazione per grandi e piccini ed era bello vedere conoscenti che il tempo aveva portato via, ma per me era solo restare ferma a tenere le felpe e le borse. Mi sentivo come un puzzle, ma io ero un tassello in più, la figura era stata già terminata e io restavo lì senza un vero scopo sempre fuori dal mondo. E lui era l'unico che mi salvava da quel sentimento, eravamo entrambi sbagliati per la società, entrambi due errori di calcolo, un tossico e una bizzarra. La sua figura spiccava in mezzo alle altre e il suo modo estravagante attirava gli sguardi. Mi ero alzata con un gesto brusco dimenticandomi delle felpe che mi erano state affidate infatti i tessuti che poco prima avevo sulle gambe erano gruzzolati al suolo. Il mio telefono era stretto con così tanta intensità che avevo paura che la mia carne ne avesse assunto le sembianze. Con passi svelti e leggermente impacciati lo avevo raggiunto sorridente come una bambina. Lui aveva stretto le sue mani attorno alla mia vita avvicinandomi pericolosamente al suo corpo, il suo profumo di vaniglia mi aveva fatto venire l'acquolina in bocca lasciando che la mia pelle si rilassare completamente a contatto con la sua. La sua mascherina nera gli celava il viso ma restava comunque attraente. Mikey era di fianco a lui circondato da altri membri della nuova Toman. Sapevo che Sanzu poteva manipolare con facilità le persone ma speravo di essere in quella cerchia ristretta che faceva eccezione a quella realtà. Non volevo essere idolatrata come faceva con Mikey ma una parte di me forse la più remota sperava che lui mi considerasse una sua pari. Lo sapevo che questo desiderio forse era eccessivo, ma la verità era che lui adorava la dipendenza che mi creava. Amava quando lo cercavo, amava sapere di avere un tale controllo su di me, amava essere l'unico appiglio che mi restava. E forse era per questo che pian piano tutti gli altri appigli si erano sgretolati, come se una forza più importante di me li avesse spazzati via. La via che stavo percorrendo mi costava fatica e ora ero appesa, il vuoto sotto di me e la scalata che sapevo dover percorrere era priva di fori, priva di un percorso vero. Quindi restavo immobile col piede appoggiato su quell'unica roccia sporgente, la mano che scavava nel terreno friabile della montagna, e il nulla attorno. L'imbracatura che avrebbe dovuto salvarmi era stata slacciata caduta al suolo metri sotto di me e l'aria che mi colpiva in modo irrequieto talvolta mi portava ad oscillare. Ecco Sanzu era l'unico appiglio. In quella scalata in solitaria con i rischi che mi correvano sulla pelle lui era rimasto. Sanzu non mi aveva abbandonata. E quando sei appeso a talmente tanti metri dal suolo da sentire le vertigini sai che non puoi mollare, le farfalle nello stomaco e la stanchezza che si mescola all'adrenalina in un certo modo ti fanno sentire viva. E così il mondo diventa solo un puntino lontano e tu per il mondo diventi solo un puntino lontano. I problemi che prima ti affliggevano si sciolgono come se il nodo che sentivi allo stomaco venisse slegato e finalmente assapori la libertà. Finalmente sentivo di essere giusta, non per il mondo ma per me stessa. Ci eravamo allontanati da quel luogo che ci faceva sentire terribilmente sbagliati. Il buio della notte ci avvolgeva lasciando che i lampioni ci guidassero come un faro nelle tenebre. Se il centro era popolato dalla vita, nelle stradine più lontane tutto era immobile come se ormai da anni nessuno le avesse più percorse.
T/N:"Grazie"
Lui aveva sorriso mesto per poi afferrare il mio polso stringendolo con decisione tra le sue dita. Non ci eravamo mai presi per mano nel modo canonico, quello era il nostro modo per dire che c'eravamo. Il nostro modo per tenerci per mano. Quella stretta forse esageratamente forte mi dava la certezza che lui mi sarebbe sempre stato vicino, nel bene e nel male non avrei mai avuto scampo da lui, dai suoi occhi. Così con lentezza avevamo raggiunto casa sua, l'aria della sera era flebile ma bastava per farmi provare una leggera pelle d'oca. Così da sospesa nel vuoto mi ero ritrovata nel suo letto con i sensi annebbiati dal suo odore. Le sue labbra avevano cercato le mie ma non c'era nulla di romantico, non capivo come la situazione si fosse evoluta in tale maniera. Era strano ma piacevole, mi piaceva ricevere le sue attenzioni sentire la sua pelle a contatto con la mia. Adoravo percepire i suoi occhi addosso come se si fossero trasformati in un nuovo appiglio. La sua bocca si era unita alla mia lasciando che la sua lingua giocasse con la mia. Le sue mani perlustravano il mio corpo facendo muovere il mio petto in modo disordinato. Il cuore mi batteva come una batteria nel petto, era simile all'intro di un concerto rock. E lui, lui era la voce, lui scagliava fuori le mie emozioni, lui gridava contro a un pubblico muto. Lui creava rumore. Lui era un appiglio che creava rumore come se la pietra che mi reggeva ancora in piedi facesse lo stesso suono di un masso che cade. I miei vestiti avevano raggiunto il suolo, il bacio umido che ci aveva tenuti occupati poco prima si era sciolto. La sua bocca come era consuetudine per noi aveva incominciato a marchiare con morsi ben assestati la mia carne. Si era staccato leggermente da me mostrandomi il suo sorriso, la sua faccia era tirata in un'espressione felice. Aveva fatto leva sui suoi palmi sedendosi sul mio bacino. Le sue braccia si erano alzate trascinando con sé la maglietta nera, in un unico gesto fluido aveva levato il cotone nero che lo avvolgeva. Il suo petto era risaltato sotto le luci fievoli della lampada, le tende tirate ci nascondevano dalla strada deserta donandoci la nostra intimità. Le sue mani avevano raggiunto i miei fianchi giocandoci assieme mentre i suoi occhi e la sua gola si riempivano di risate compiaciute. Era ricaduto su di me baciandomi il collo, la scia di calore che mi imprimeva addosso si estendeva sotto pelle facendomi tremare. Avevo mugugnato contro i suoi capelli lunghi accarezzando quelle ciocche rosate. I miei denti erano finiti sul mio labbro inferiore tortutanzolo per il dolore. Del sangue aveva preso ad uscire da una ferita che mi aveva appena inferto. La sua lingua passava lenta su quella ferita pulendola e togliendo il colore scarlatto che mi dipingeva. Nuovamente aveva morso la mia pelle fino a farla sanguinare e nuovamente aveva portato via altra della mia linfa vitale. L'odore del sangue si era intersecato alle nostre figure. Le sue mani che agili mi sfilavano gli indumenti si legavano alle sue labbra che segnavano ogni frammento della mia pelle. Ero appena scivolata, il mio piede che era posato sull'unica roccia sporgente era scivolato ferendomi. Il sangue contro la parete rocciosa e il cuore che rimbombava nella mia testa in modo pazzo e furioso era travolgente. E così il vuoto sotto di me mi aveva fatto venire le farfalline nello stomaco, la certezza che potevo cadere mi aveva assalita e quella roccia provvidenziale mi sembrava rimpicciolirsi secondo dopo secondo. Ma non era davvero così Sanzu non mi avrebbe mai lasciata cadere. Non me ne ero nemmeno resa conto, troppo assorta com'ero da lui, da quel gesto disperatamente letale. Il suo membro era entrato con forza in me tutto in una botta sola. Il mio fiato si era spezzato sotto la sua sua presenza ingombrante. Le mie unghie avevano cercato la sua schiena aggrappandosi alle sue scapole. Il suo sudore mi era scivolato addosso e le sue labbra percependo i miei gemiti le avevano chiuse con le mie.
Sanzu:"T-T/N dio sei così stretta"
Le mie budella si erano piacevolmente accartocciate a udire quelle parole. Il mio interno fremeva impaziente e le mie mani giocavano con ogni pizzico di pelle che vedevo. I miei fianchi erano alzati stretti dalle sue mani che scavano nella mia carne tenendola ferma. I miei talloni erano appoggiati alle sue clavicole mettendomi in una posizione estremamente imbarazzante ma piacevole. Sentivo il viso in fiamme troppo esposta a lui per non potermi sentire in soggezione, avevamo fatto innumerevoli volte l'amore ma tutte le volte mi sentivo agitata nel mostrargli la mia faccia così lasciava e desiderosa. La sua mandibola era serrata con forza imprimendogli sul volto un'espressione tirata e concentrata. Alcune goccioline di sudore gli imperlavano la fronte e i muscoli ben definiti. Nonostante le sue spinte scoordinate che mai avevano acquistato un andatura riconoscibile non aveva mai osato staccare i suoi occhi da me. I suoi capelli erano spettinati e le cicatrici che ora avevo il privilegio di ammirare erano contratte. Le sue labbra si erano aperte in un grosso sorriso che gli era esploso addosso come un petardo. Il luccichio che aveva negli occhi non mi era passato indifferente. Il corpo mi tremava dall'interno come se fossi sul punto di fare le fusa tanto mi piaceva. I punti che colpiva erano perfetti e lui lo sapeva.
Sanzu:"Sei solo mia... T/N sei solo mia... Non permetterò mai a nessuno di averti.... Dillo! Tu sei solo mia ti è chiaro?"
Annuì col capo strozzata dalla mia saliva, il sangue delle ferite ancora mi imbrattava e lì capì. Non era che non c'erano altri appigli. Gli appigli c'erano ma erano stati distrutti. Lui li aveva distrutti a uno a uno per non farmi muovere per non farmi scappare. Ero sua perché non avevo scelta, eppure sapevo che ad aver iniziato quella storia non era stato lui, sapevo che quella situazione in parte l'avevo voluta io. Lui mi aveva resa un tassello fuori dal mondo. Prima non ero ne dentro ne fuori ed è ingiusto far ricredere solo su di lui la colpa... La verità è che pure io volevo esserlo: un tassello intendo, anche io volevo essere fuori dal mondo e dentro al mondo di qualcun'altro. Perché il mondo che Sanzu ed io avevamo creato ci tebeva sospesi a metri dal suolo senza via di fuga.
Sanzu:"Dillo T/N!"
Eravamo vicini al nostro climax le voci incrinate dal piacere e la voglia estrema di arrivare al culmine cadendo assieme nelle braccia l'uno dell'altra. Così prima di aver raggiunto il vero senso di pieno appagamento, dopo aver capito la verità lo avevo detto. E sapevo che così facendo avevo perso ogni altro appiglio ogni altra via.
T/N:"S-sono solo di S-sanzu"

Parole: 1947

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