Uccellino

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C'era una volta
Un piccolo uccellino
In gabbia
Non aveva mai visto
Il mondo là fuori
Perché in gabbia era nato
Ed in gabbia era cresciuto
Tra le sbarre

Tra le sbarre
Si sentiva a casa
Volava da un metro all'altro
Si cibava del mangime
Beveva acqua
E credeva che quello
Fosse tutto il suo mondo
Finché, un giorno

Finché, un giorno
I suoi padroni dimenticarono
Uno spiraglio di luce
La porta socchiusa
E l'uccellino la guardò, curioso
E capì di essere
Tra le sbarre
In gabbia

In gabbia
All'improvviso si sentì stretto
E le sue ali ebbero spasmi
E il suo respiro era affannato
E il suo desiderio era irresistibile
E la consapevolezza che il mondo
Fosse ben oltre quelle sbarre
Gli fece spiccare il volo

Gli fece spiccare il volo
E trovò pareti e mobili
E trovò quadri e finestre
E volò in cerchio
Spaventato ed eccitato dalle possibilità
Si chiedeva chissà cos'altro c'è
Oltre a questa casa
Oltre quest'altra gabbia

Oltre quest'altra gabbia
Ce n'era soltanto un'altra
Ma l'uccellino ancora non sapeva
Che volare fuori dalla finestra
Nel blu di un cielo sconfinato
Significava provvedere a se stesso
Trovare il suo nido nel mondo
Ancora non lo sapeva

Ancora non lo sapeva
Che la prima gabbia era una cella
E la seconda gabbia era una tomba
Dove gli umani attendono la morte
Costruendosi il loro nido di ricordi
Sapendo che un giorno svaniranno
E la terza gabbia era il mondo stesso
Con tutta la sua bellezza e la sua solitudine

Con tutta la sua bellezza e la sua solitudine
Lui continuerà a vagare per cielo e per rami
A cercare un posto tiepido
Che lo faccia sentire al sicuro
A cercare un posto lontano
Che lo faccia sentire finalmente libero
Anche se la vera libertà, lui lo sa
Non esiste e mai la troverà

n.a.
Quando mi hanno chiesto cosa intendessi con "mi sento in gabbia" - un sentimento, una sensazione, una realtà frequente - ho scritto questo.

it gets hard sometimesWhere stories live. Discover now