Uomo e donna

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C'era una volta un giovane uomo
Ubriaco e disfatto
In cerca di sollievo dalla fatica
Entrò in una locanda
Dalle luci rosse e dall'aria densa
Un cassiere attendeva nell'angolo
Che qualche cliente si facesse avanti
E l'uomo frastornato andò da lui

Gli chiese "quanto costano i vostri servizi?"
E il cassiere rispose "dipende da quanto
Saresti disposto a pagare"
E poi aggiunse "dipende da cosa desideri"
E l'uomo si guardò dalla testa ai piedi
Dai vestiti logori e sgualciti
La camicia fuori posto e la cravatta slacciata
I pantaloni sporchi e le scarpe di seconda mano

E perché era solo un impiegato sfigato
Di un'azienda troppo grande per uno come lui
Il suo aspetto era specchio del suo disagio
E allora rispose "il meno possibile"
E poi aggiunse "non desidero niente"
E si chiese per quale motivo si fosse recato
In un posto tanto squallido
Dalle pareti consunte

Soltanto quando il cassiere lo accompagnò
Alla stanza per cui aveva pagato
Aprì la porta e vide quella ragazza scarna
Vestita solo di cotone e trasparenza
Vestita solo di malinconia e disperazione
Sotto un velo di indifferenza
E lo sguardo rivolto fuori dalla finestra
Anche se la finestra non c'era

E quando il cassiere gli augurò "buona permanenza
Per il tempo concordato in precedenza"
E chiuse la porta
L'uomo e la donna si guardarono negli occhi
Per la prima volta
E l'uomo non seppe cosa dire quando lei
Propriamente istruita
Prese a togliergli i vestiti strato per strato

E con i vestiti cadeva lo sporco
Dell'ennesima giornata di un lavoro da morto
E con i vestiti lei cominciava a toccarlo
E lui con premura non la toccava
Quasi avesse paura di disturbarla
Nelle sue mansioni quotidiane
Nel lavoro che forse aveva e avrebbe fatto
Come lui, per una vita intera

Anche lei si tolse la veste di cotone
E per tutto il tempo non emise un suono
Nemmeno un piccolo gemito
L'uomo ebbe paura
Le chiese "sei ancora viva?"
La donna lo guardò, stanca, e disse
"Serve ben altro per uccidermi"
E tutto proseguì in un sordo silenzio

Finché l'uomo, ormai stanco
Non si stese sul letto appena sfatto
Accanto a lei che altro non era
Che una bambola di una porcellana sottile
E piena di crepe per l'usura del tempo
L'uomo si voltò verso di lei
E le chiese "perché hai scelto questo mestiere?"
La donna si sedette di scatto e si rimise la veste

Come se si vergognasse di essere se stessa
Come se non lo fosse più da tempo
E dopo il silenzio, disse "perché non sono altro
Che un pezzo di carne da usare a piacimento
Io non riesco a provare alcun dolore o piacere
Per questo mi hanno dato un valore tanto misero
Perché non servo a niente, tranne
Ad essere usata a vostro piacimento"

L'uomo rimase in silenzio, non emise un suono
E capì d'un tratto che forse non c'era
Tutta questa differenza tra loro
Disse "io sono solo un impiegato sfigato
Alla base di una vetta che non scalerò mai
Guadagno il mio misero stipendio
E torno nel mio misero appartamento
Ogni giorno, ogni singolo giorno

E soltanto per una volta, soltanto oggi
Avrei voluto che qualcosa fosse diverso"
La donna si voltò, si guardarono negli occhi
E disse "il modo in cui veniamo usati
È troppo diverso perché tu possa capirmi"
E poi aggiunse, con un sorriso triste
"Ma apprezzo lo sforzo, tu sei il primo che ci prova
A capirmi sul serio"

Anche l'uomo le sorrise tristemente
E solo allora si accorse
Quando il tempo a disposizione ebbe fine
Quando il cassiere bussò alla porta
E ancora una volta la donna volse lo sguardo
Fuori dalla finestra che non c'era mai stata
Che l'unica cosa che davvero avevano in comune
Era la solitudine

n.a.
non troppo breve riflessione sui possibili significati della solitudine.

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⏰ Last updated: Jan 13, 2023 ⏰

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