Capitolo 16

3.7K 180 12
                                    


"Vi gira la testa?" chiese William premuroso.

Lei annuì e si fermarono.

"Forse dovreste tornare in camera a riposare".

Catherine era completamente stordita, si voltò verso il signor Wilson, che annuì dall'angolo della stanza in cui si era messo. Si voltò di nuovo verso il principe.

"Siete sicura di stare bene?"

"S-sì, credo di sì".

"Volete che vi accompagni?"

"No, ce la faccio da sola" disse, voltandosi per raggiungere la porta.

"Lady Catherine, prima di lasciare la stanza dovete inchinar..." disse il signor Wilson, ma fu interrotto per l'ennesima volta da William.

"Non serve".

Catherine lasciò la stanza e andò a rifugiarsi subito nella sua camera, dove rimase per il resto della serata. Era il suo ultimo giorno al castello e di certo non avrebbe voluto passarlo chiusa nella sua stanza, sdraiata sul letto con le braccia aperte a guardare il soffitto, sperando di trovare una risposta a una domanda che nemmeno conosceva.



Fuori si era fatto buio e tutti erano andati a dormire. Catherine si alzò per spogliarsi, quando si rese conto di avere ancora sul comodino il libro dell'Odissea. Lo afferrò e decise di andare a sistemarlo sul suo scaffale nella biblioteca. 

Aveva letto quel libro e lo aveva amato. Quell'amore che era durato vent'anni, nonostante la lontananza, quell'amore che aveva superato ogni ostacolo, perché non esisteva nulla di più forte di quel sentimento. Catherine aveva sempre amato le storie d'amore. Sua madre gliele raccontava quando era piccola e da allora aveva iniziato a sognare il principe azzurro. Ora lo aveva davanti agli occhi e i dubbi erano troppi.

Posando il libro sullo scaffale, scosse la testa, cercando di togliersi la parola amore dalla mente. Non voleva più sentirne parlare. Quella parola le balenava dalla testa da troppi giorni ed era qualcosa che si era ripromessa di non provare. Nonostante da piccola avesse sognato tanto il vero amore, crescendo si era ripromessa di non sposarsi mai. Non voleva legarsi a nessun uomo. Voleva essere libera e indipendente.

Superò lo scaffale e fece per uscire dalla biblioteca, quando vide una figura sulla porta. Sussultò per lo spavento, ma quando quella figura avanzò, riconobbe William e lasciò andare il respiro che aveva trattenuto.

"Mi avete spaventata" disse, portandosi una mano al petto, sentendo il suo cuore battere all'impazzata.

"Cosa ci fate qui?" chiese William, continuando ad avanzare verso di lei con passi estremamente lenti.

"È la mia ultima sera al castello...s-stavo solo...guardando queste stanze per l'ultima volta" mentì.

"Sapete che, anche se il mese è finito, potete rimanere qui. Vi ho già detto che vi ospiterò per tutto il tempo che vorrete".

"Non posso rimanere qui. Non sono fatta per vivere in un castello".

William ghignò.

"Ormai è l'ultima sera che siete qui, potete anche smettere di mentire".

"Cosa?" chiese lei presa alla sprovvista.

"Non ho mai creduto alla storia della ragazza ribelle che non riesce ad adattarsi alla vita di corte e che si rifiuta di stare attenta durante le lezioni".

"È così che sono andate le cose" tentò di riparare lei.

William continuava a ghignare.

"Voi avete sempre detto di non volermi sposare perché siamo troppo diversi. Io vi ho osservata e posso dire che siamo molto più simili di quanto possiate credere. Questo mese serviva a farvene rendere conto".

My ladyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora