Chapter 16: Quell'Unica Possibilità

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«La caffetteria rimarrà chiusa fino a domani alle dieci del mattino. Ho già messo l'avviso. Quindi non scassarmi le palle a chiamarmi. Sono incazzato nero anche con te!».


Katsuki mise il cellulare in vibrazione e lo abbandonò sul tavolo del cucinino di Izuku. Quest'ultimo si era fatto velocemente una doccia e giaceva mollemente sul divano, avvolto in una calda coperta, con una scodella di brodo caldo tra le mani. L'orologio scandiva nitidamente le undici e trenta di sera.

Per quanto facesse ancora piuttosto caldo, l'Omega dai capelli verdi aveva iniziato a sentire costanti brividi di freddo lungo il corpo.

Il silenzio tra un rintocco e l'altro era davvero assordante.

«Rimango a dormire con te» disse.

Izuku annuì appena; i suoi occhi arrossati da troppe lacrime si riflettevano nel liquido ambrato della stoviglia rossa. Il biondo sospirò, gli sedette accanto con un gemito di stanchezza. La mano dell'amico si arrampicò debolmente sulla pancia per offrire una carezza.

«Sono allibito da quello che mi hai raccontato» disse. «Lascialo perdere. Quello non ti merita. Troppe false promesse».

«Avrei dovuto capirlo che si sarebbe stancato presto di me. Il mio calore mi rende una bestia affamata di sesso ma basta un orgasmo a farmi tornare quello che sono. Non scopare come vuole lui, non poter fare figli... sono stato stupido a credere nell'amore, Kacchan».

«Oi, smettila di denigrarti!» replicò quest'ultimo, alzandogli il mento per guardarlo. «Sei spettacolare. Qualcuno che veramente ti amerà lo troverai, stanne certo».

«Inizio a capire cosa hai dovuto passare dopo la storia di Todoroki-san» fece mesto Izuku.

«Non mettere in mezzo quello sfigato di merda. Perché non ci mangiamo un bel dolce?».

«Kacchan, scusa, ma ho mal di stomaco. Vorrei andare a dormire» rispose il verdino. «Se hai voglia di cioccolato, nel frigo sono rimasti ancora due dolci pecora. Volevo mangiarli in questi giorni ma non ne ho avuto il tempo».

«Bene. Farò piazza pulita».

Izuku rise prima di sorseggiare il brodo. Riuscì a finirlo, poi Katsuki lo accompagnò a letto. Gli rimboccò la leggera coperta addosso e gli fece una carezza ai capelli. Pensò di mettergli addosso anche quella che era stata sulle spalle dell'amico per tutto il tempo.

«Tuo padre lo sa?» domandò.

«No. Lo licenzierebbe in tronco e non voglio».

«Sei troppo fottutamente buono e lo prenderai sempre in culo così. Non letteralmente ma metaforicamente sì» sbottò Katsuki. «Vado a sbafarmi i dolci, tu inizia a riposare. Vengo tra cinque minuti, ok?».

Izuku annuì e chiuse gli occhi quando l'amico spense il lume sul comodino per andare in cucina. Il pigiama nero che aveva pescato dall'armadio gli andava piuttosto stretto a causa della pancia ma almeno era comodo e freschissimo.

Katsuki tirò fuori i dolci e nel momento in cui afferrava un cucchiaino dal cassetto notò un brillio dal suo cellulare. Eijiro gli aveva scritto diversi messaggi. Lesse velocemente quelli inerenti a sapere come stava lui, il bambino ed Izuku ma sull'ultimo prestò attenzione. Infilò, però, nella bocca una generosa cucchiaiata giusto per gradire per poi rispondere.


Mi dispiace davvero per quello che è successo a Izuku. Sono sconvolto quanto te, Katsuki ma per favore, non arrabbiarti con me. L'ho già pestato a dovere, credimi. Posso chiamarti?

Petit FleurWhere stories live. Discover now