Chapter 42: Benvenuti al Cantasia (Parte II)

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Un fremito.

I sensi che lentamente iniziavano a funzionare nuovamente.

Un odore sgradevole di urina, tabacco e polvere.

Sensazioni viscide dal fondo della sua mente.

Quando Katsuki finalmente dischiuse gli occhi, rimase a fissare il soffitto in evidente stato confusionale per circa tre minuti. Ascoltò attento il suo corpo in attesa di ricordare quello che era accaduto. E quando, come un petardo, tutto riaffiorò esplodendo nella sua testa dolorante, portò subito le mani alla pancia.

Strofinò con la paura crescente: un calcetto arrivò pochi attimi dopo e lui poté sospirare di sollievo. Con fatica si tirò seduto, il letto cigolò per via di tutti quei momenti, la sua schiena invece protestò un po'. E quando sollevò i suoi occhi rossi ebbe un fremito.

«I... Izuku?» sussurrò incredulo.

L'altro lo fissava con aria vuota, mentre teneva le gambe incrociate, seduto ancora con il fondoschiena al bordo della console. Mordicchiava appena l'unghia del pollice, l'altra mano era agganciata alla piegatura del braccio.

«Come diavolo sei conciato?» esclamò Katsuki.

Eppure il verdino non rispose. I suoi occhi si spostarono pigramente sul pacchetto di sigarette e l'accendino che Dabi aveva dimenticato sulla console. Voleva quasi accendersi un'altra sigaretta e provare il brivido del fumo nella sua bocca ma una parte di lui non desiderava affatto intossicare un Omega gravido.

«Ti prego, rispondimi» riprovò il biondo.

Izuku gli diede un po' le spalle mentre fissava le toghe di legno marce e gonfie di umidità del pavimento. Le sue dita passarono sul pacchetto ma resistette coraggiosamente. Katsuki si alzò in piedi ma non si avvicinò. Il bambino scalciò con più forza, un'espressione di fastidio comparve sul suo viso ancora un po' pallido.

«Aveva promesso che ti avrebbe lasciato in pace...» mormorò Izuku improvvisamente.

Katsuki socchiuse gli occhi senza capire ma l'altro scosse il capo e nervosamente si passò una mano sulla testa. La sua mano sinistra iniziò a tremare vistosamente ma non ci diede granché peso. La nascose nella piccola tasca posteriore del suo short di jeans.

«Siamo bloccati tutti e due qui, possiamo parlare, cazzo!» esclamò improvvisamente forte il biondo.

«Lasciami in pace, ti prego. Non ho voglia di sentire niente» sospirò l'altro.

«Non sei stato tu a provocarmi un aborto. E' stata colpa mia. Avevo comprato delle pillole su internet per sbarazzarmi di questo bimbo perché non accettavo che fosse il figlio di Dabi eppure... ho capito che stavo sbagliando e ora lo amo doppiamente» iniziò cocciuto Katsuki.

Izuku che lo guardava con la coda dell'occhio lo fissò completamente mentre l'altra mano si accarezzava nervosamente il retro del collo. Quelle iridi affilate parvero trapassarlo con rabbia.

«Io ho perso il mio bambino e tu, che sei fortunato, volevi ucciderlo» disse. «Complimenti, Kacchan... sei veramente una mamma esemplare».

«Il bambino sta bene e cresce in salute. Volevo farti sentire come si muove ma tu non me ne hai dato modo!».

Izuku abbassò la testa, ora si torturava il labbro inferiore mentre i suoi occhi si muovevano freneticamente in simbiosi ai suoi pensieri rumorosi nella mente. Katsuki deglutì mentre lo scrutava in silenzio.

«Devo trovare il modo di farti andare via da Cantasia...» disse.

«Cantasia?!» esclamò incredulo Katsuki. «Che cazzo ci fai tu in questo posto di merda?!».

Petit FleurWhere stories live. Discover now