8. tra le tue braccia

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Koko's pov

Stranamente non mi sveglio neppure quando l'aereo parte. Quando i miei occhi si aprono siamo già in volo. La prima cosa che faccio è vedere l'orario che segna le sei e ventisette minuti, così faccio un resoconto di quanto tempo manca per atterrare e arrivare da Inupi.

Il resto del tempo in aereo lo passo a giocherellare col telefono, poi mi stufo anche di quello e finisco per guardare fuori dal finestrino. Penso a lui, penso sempre a lui. Penso a quello che gli dirò, a come glielo dirò e cosa risponderà. Ma in effetti cosa dovevo dirgli esattamente?
"Inupi" penso dentro la mia mente "Ciao. È da tanto che non ci si vede." no, ma che sto pensando "Sono qui. Sono da te, come mi hai detto." un po' meglio...credo.

I pensieri mi avvolgono e mi ritrovo quasi in uno stato di trans per dozzine di minuti, fino al momento in cui sento la voce del pilota annunciare l'imminente arrivo e di allacciare le cinture. Inspiegabilmente il mio cuore comincia a pulsare più velocemente e nei miei occhi vedo il suo viso, il suo sorriso. Inupi che mi aspetta.

Quando però guardo l'orologio sgrano gli occhi. Sono le sette e quarantatré minuti.
Non arriverò mai alle otto in punto.
Ti prego, Inui, aspettami. Sto arrivando da te.

Inupi's pov

Il primo minuto me la stavo anche cavando bene. Mi hanno attaccato tutti insieme appassionatamente, non mi davano un minimo di tregua; dedussi che volevamo veramente farmi fuori o mandarmi direttamente all'inferno. Un destro, un sinistro, un calcio e poi un altro calcio, me la stavo giocando piuttosto bene, tirando fuori anche mosse che usavo solamente in caso di pericolo. Tutti loro sembrano assettati del mio sangue, come fossero vampiri. Tiravano calci e pugni in ogni lato e non gli importava affatto dove mi prendessero. Cerco di pararmi la testa con le braccia in ogni modo, non devo assolutamente perdere i sensi o mi sarei ritrovato dentro un cassonetto o peggio.

Per un po' gli tengo testa. Gli faccio sputare sangue e purtroppo anche loro a me. Percepisco sapore del liquido color rubino in tutta la bocca, lo ho anche sulle labbra. Ho persino messo la camicia buona per quel cretino di Koko che era in ritardo e in quel momento è macchiata del loro fottuto sangue...no, forse era anche il mio, soprattuto il mio.

Mi sento avvampare quando per un istante esito e mi ritrovo a terra colpito alle gambe.
È finita. Mi circondando in un attimo e mi riempiono di calci all'addome e alle braccia. Con queste cerco ancora ci coprirmi la testa e il torace, ma non sembra funzionare più di tanto.
«Merda.» Mormoro con voce roca.
Loro non sembrano stancarsi, scruto nei loro occhi molte emozioni mentre mi pestano e sento i rumori esterni ovattati.

Ne vedo uno arrabbiato, frustrato. I suoi occhi manifestavano solo rancore e avido risentimento.
Un altro sembra avere gli occhi lucidi. Quasi non pare che veda me sotto di lui, ma un altra persona. Un altra persona che odia nel profondo.
Le miei iridi umide di spostano infine su quelle del capo. Lui vede me, ma picchia...se stesso.
L'ho compreso nel momento in cui con estrema delicatezza mi ha sfilato la sigaretta dalle labbra. Le guardava con ardore, con...desiderio. Poi mi fissò negli occhi e vidi tanto dolore dentro di lui, di chi non lo accettava, di che lo giudicava come un reietto della società...come lui ora vede me.

Io sono stato fortunato. Nella Tokyo Manji Gang c'era un unione e un amicizia tale che nessuno veniva giudicato come diverso dagli altri o come qualcuno da deridere e tenere lontano. Io mi sentivo...amato con loro, con tutti loro. Soprattuto con Koko, il mio Koko.

Quando ritorno alla dura realtà mi accordo di star per perdere i sensi. La vista mi si appanna, i suoni li sento ovattati e molto lontani. Non riesco ad indirizzare la voce, anche solo per dire: basta.
Mi fa male il cuore. Fa male, fa male. Fa tanto male.

Dove il mondo non ci tocca - Koko x InuiWhere stories live. Discover now