Prologo

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Silenzio.
Il silenzio regnava sovrano in quella valle, dove era appena avvenuto ciò che nessuno vorrebbe mai vedere.

L'unico rumore che spezzava quella quiete erano dei passi.
Passi lenti e tranquilli, come se niente fosse accaduto.
Passi che avanzavano inesorabili, senza fermarsi di fronte a nulla.

Una figura scura avanzava in mezzo ai corpi.

Camminava lentamente, superando i cadaveri disseminati sul suolo, ormai rosso del loro sangue.

Un sorriso sadico e perfido solcò il suo viso, quando i gemiti di dolore di chi era sopravvissuto a quel massacro, arrivarono alle sue orecchie.

Tirò dritto, guardandosi intorno con soddisfazione: distruzione e morte; ecco le uniche cose presenti.

Camminò per un po', sapendo perfettamente quale fosse la sua destinazione e quando fermarsi; infatti, dopo qualche decina di metri, interruppe la sua marcia.
Si abbassò sulle ginocchia, tendendo il braccio verso uno dei corpi ammassati per terra; le sue dita sporche di sangue, così come le sue mani, si chiusero intorno a alla gola di uno di loro.

A essere sollevata fu una ragazza, il viso dai tratti delicati ricoperto di terra; un rivolo di sangue, che sgorgava da una ferita sulla fronte, imbrattava la sua pelle diafana.

"Dimmi, Angioletto" ghignò la figura scura "Come ci si sente?"

La ragazza, i capelli chiarissimi che le ricadevano sulla fronte, teneva una mano su quella che le artigliava il collo e guardava impotente quegli occhi davanti a lei, cercandovi un briciolo di pietà, rimorso o compassione.
Non trovò niente.
Due pozzi senza fondo neri come la pece, le iridi che si fondevano con le pupille.

"Sai" continuò "Mi aspettavo di meglio dalla 'salvatrice'" fece una smorfia
"Da colei che avrebbe sconfitto il male e portato la luce nel mondo"

Una risata amara lasciò le sue labbra

"Ti svelo un segreto, Angioletto" avvicinò il suo viso a quello della ragazza
"Per quanto ci si possa provare, il male non può essere sconfitto. Nessuno può eliminarlo. E di sicuro non tu" sputò alla fine, lasciandole il collo e spingendola indietro.

La ragazza si trovò così per terra, sanguinante e in mezzo ai cadaveri, non potendo fare altro che ascoltate quella figura che torreggiava su di lei

"Neanche volendo può accadere"
"Sul serio, guardati intorno" fece un movimento con il braccio, indicando la desolazione intorno a loro
"La gente si uccide, si odia" mi rialzò, raddrizzando la schiena "Non ha bisogno di aiuto in questo"

Seguì una pausa, carica di tensione, mentre la figura vestita di nero estraeva un pugnale dal fodero che portava legato al fianco

"Tu non sei altro che quello che la gente vuole che tu sia" riprese, rigirandosi la lama tra le mani
"Ma le persone credono in te. Perché non si vogliono sentire troppo cattive"

Fece una pausa, puntando quegli occhi carichi di odio in quelli della ragazza, che si era messa a sedere e ascoltava, inerme

"Perché essere cattivi non va bene, giusto? È sbagliato. Si deve scegliere sempre la luce, la bontà, il bene"

Si avvicinò lentamente, come un predatore si avvicina alla preda

"Ma questo non è un film; il bene non trionfa sul male, non basta un abbraccio per sistemare tutto"
Un ghigno prese forma sul suo volto
"Che ingenui quelli che lo pensano" si abbassò di nuovo sulle ginocchia
"O forse, stupidi. Perché la gente non è ingenua, anzi, è crudele" inclinò la testa di lato

"E poi venite da me per accusarmi di tutto il male che la gente fa e tutto il dolore che c'è"

Il suo viso divenne una maschera di rabbia, la presa sul pugnale si strinse

"Ma sai chi è il vero cattivo? Voi" fece una pausa, puntando un dico contro la ragazza
"Voi e tutti quelli che si credono buoni, ma diciamo , non esiste una persona veramente buona. Semplicemente non c'è"

Sospirò
"Tutte le persone hanno il male dentro di sé. Solo che alcuni lo mostrano più degli altri" guardò la ragazza dritto negli occhi
"E quelli che non lo dimostrano attraverso gesti eclatanti lo fanno in altri modi.
Tipo accusando gli altri dei loro problemi; come hanno fatto con me"

Strinse la mascella con forza, quasi a fare scricchiolare i denti
"Perché io non ero così. Voi mi avete trasformato"

Avvicinò la mano rossa di sangue al viso della ragazza, afferrandole in mento a avvicinandola a sé

"Voi avete paura dei mostri, ma non capite che i veri mostri siete voi.
Voi e quelli che voi create"
"Perché i mostri non nascono dal nulla"
"I mostri si creano"
"E stavolta avete creato il mostro peggiore di tutti"

Sorrise, senza però un briciolo di allegria, anzi: nei suoi occhi c'era solo il vuoto; vuoto e rabbia

"E allora il mostro distruggerà la vostra ultima speranza"

Il terrore attraversò gli occhi della ragazza, spalancati

"Niente di personale, Angioletto" sollevò gli occhi, come riflettendo
"No, anzi, è molto personale la cosa. Il male che distrugge il bene" guardò il pugnale
"Che finale drammatico e disgustosamente appropriato "

Sollevò la lama, mentre la ragazza fissava quegli occhi senza fondo, senza neanche provare a ribellarsi: non sarebbe servito a niente, lo sapeva.
Nessuno la avrebbe salvata e lei non era in grado di farlo da sola: non era in grado di reggere il confronto.

"Ricordatelo, Angioletto. Questo è tutta colpa delle persone che hai cercato di proteggere. E guarda dove sei finita"

La guardò un'ultima volta, senza un briciolo di rimpianto, senza emozioni

"Ricordatelo" scandì bene le parole "Ricordati cosa ha fatto il mostro"
"Il mostro che voi avete creato"
E calò il pugnale

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