Capitolo 6

5 2 0
                                    

Alzai lo sguardo verso il cielo scuro illuminato dalle stelle

Lo facevo ormai tutti i giorni, tutto il giorno

Quando c'era il sole osservavo le nuvole, cercando di dar loro un senso, come amavo fare da bambina
In un certo senso volevo sentirmi di nuovo così: libera, spensierata, felice
I bambini sono creature così pure

Ma di puro in me, non c'è niente

Questo pensiero di tormentava da tre giorni ormai.
Già, tanti ne erano passati da quando avevo assistito a ciò che era accaduto nello stesso giardino che in quel momento appariva così tranquillo e ben curato.

Mi ero chiusa in un mutismo che nessuno era stato in grado di spezzare e con le mie labbra si era serrata anche la porta della mia camera.

Il primo giorno era stato il peggiore: le immagini di ciò che avevo visto erano impresse a fuoco nella mia mente e mi tormentavano ogni qual volta chiudevo gli occhi o restavo in silenzio.
Poi, però, sono riuscita a controllare i miei pensieri e a indirizzarli verso qualcos'altro.
Il continuo bussare alla porta della mia stanza non era stato di aiuto, ma non potevo dare torto ai ragazzi, che erano rimasti quasi tutta la giornata al di là della soglia
Alla fine si sono arresi.
Mi portavano qualcosa da mangiare e da bere ogni mattina, poi all'ora di pranzo e infine per cena.
Il vassoio tornava indietro quasi completamente pieno, tranne che per l'acqua e, ogni tanto, qualche pezzo di pane o un biscotto.
La fame mi aveva del tutto abbandonata.

Ma questo non vuol dire che non apprezzassi, anzi
Ero loro così grata

Nonostante tutto, nonostante tutto quello che avevo fatto, continuavano a preoccuparsi per me.

Ma io avevo già fatto loro troppo male

Non potevo permettere che qualcun'altro restasse ferito, o peggio, per colpa mia.

Per questo avevo bloccato ogni contatto con chiunque.

In pratica stavo salvando loro la vita

Da aggiungere ai problemi e alle cose a cui non sapevo dare una spiegazione, c'erano poi i dilemmi più grandi: cosa mi è successo quel giorno?
Come sono riuscita a fare quelle cose, che di sicuro non rientravano nelle mie capacità?
Perché non ricordavo quello che era successo?
Non sembravo più io, non ero più io.
Non avevo più il controllo del mio corpo.
Quindi aggiungerei alla lista anche: qualcosa aveva preso il controllo di me?
In questo caso, cosa? O chi?
Per non parlare di quel pacco che avevo trovato sul letto.
Un brivido mi corse lungo la schiena al ricordo.

Avevo lavato tre volte quelle coperte e mi ero fatta due docce, nel tentativo di eliminare le tracce inesistenti di quell'orrore.
Il problema era che non c'erano tracce; non c'erano macchie né sporco.
Era tutto nella mia testa

Scossi la testa, cercando di concentrarmi sul cielo e su quei punti luminosi, tentando di individuare le costellazioni.

Un rumore improvviso mi fece sobbalzare

Mi voltai verso la porta, dal cui lato opposto era arrivato quel botto.

Non farlo, non pensarci neanche

Ascoltai la vocina nella mia testa?
Ovvio che no

Mi avvicinai alla soglia, camminando in punta di piedi senza un apparente motivo.

C'era un silenzio tombale e la cosa mi agitò più del dovuto.

Sentivo il mio respiro, forte e pesante, mentre accostavo l'orecchio al muro, cercando di cogliere un qualche movimento dall'altra parte.

La Rosa dell'Inferno Where stories live. Discover now