Capitolo 1

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Parata, stoccata, finta, affondo
Stoccata, finta, parata, affondo

Erano ormai ore che mi allenavo e le mie braccia chiedevano pietà, così come le mie gambe.

"Pausa" feci un gesto con la mano, respirando profondamente e asciugandomi il sudore sulla fronte

"Sai" disse Chris, posando il bastone che stavamo usando per allenarci "Sei migliorata"

"Ora lo so" risposi, posando a mia volta l'asta di legno

"Direi che per oggi può bastare"
"Dai, puoi dirlo che sei stanco"
"Non sono stanco, ma non ci siamo solo noi"
"Tutte scuse"
"Certo"

Poco dopo ero sotto la doccia, cercando di riprendermi dall'estenuante allenamento.

Ok, forse dovrei fare qualche passo indietro; la farò breve: circa due settimane prima mi sono svegliata su una brandina in infermeria, senza nessun ricordo di cosa fosse successo; e, fino a quel momento, la memoria non era tornata.
Dopo quel giorno sono rimasta lì, ad Oxod.
Si trattava di . . . Be', in realtà è un po' difficile da spiegare; e lo so che sembra folle, ma le persone lì erano, diciamo, particolari.
E con 'particolari' intendo 'la gente lì poteva volare e spostava gli oggetti con il pensiero'.
Ecco, ora devo sembrare una pazza ma, giuro, non ho fatto uso di sostanze stupefacenti e non sono impazzita: era tutto reale; all'inizio anch'io ero piuttosto scettica ma, dopo aver passato solo un'ora lì dentro, non ho potuto far altro che convincermi del fatto che la realtà non era come credevo.
Anche perché, se così non fosse, dovevo aver perso la testa.

Ora vi chiederete: ok, magari è tutto vero, ma che ci fai ancora lì, dopo due settimane?

Ecco, ci sono vari motivi: 1 - ero troppo curiosa, ma davvero tanto; 2 - volevo scoprire cosa fosse successo in quel lasso di tempo che non ricordavo e da sola non potevo farlo, avevano promesso di aiutarmi; 3 - non era così facile andarsene da lì e, non so come, erano riusciti a convincermi che non fosse sicuro; e motivo 4 -  per la prima volta avevo la sensazione di appartenere ad un posto e di avere degli amici.
Diciamo che sono sempre stata . . . complicata: la gente non sapeva come trattarmi e non ero mai riuscita ad avere un rapporto duraturo e civile, di solito mi facevano innervosire e finivo per . . . farmi valere, diciamo.

E poi, non avevo nessuno che si preoccupasse veramente; era già successo che fossi sparita per giorni e nessuno aveva chiesto niente o fatto domande.

Dopo venti minuti buoni, raggiunsi la mensa, perché sì c'era anche una mensa e non solo: quel posto era enorme.
Mi sedetti al solito tavolo, occupato da quattro persone: Chris, lo stesso con cui mi ero allenata, che era un ragazzo biondo ben piazzato; Emily, sua sorella, anche lei bionda e con una parlantina non indifferente; Victoria, che era un po' la 'mamma' del gruppo, i capelli castano chiaro raccolti in una coda; e per finire, Logan, che era . . . un po' particolare, anche per le persone particolari.
Aveva i capelli scuri, che gli ricadevano sugli occhi coperti da una benda nera.
Non mi avevano mai detto cosa gli fosse successo e di sicuro non sarebbe stato lui a farlo; io e lui non eravamo esattamente migliori amici.
E poi era piuttosto inquietante quando ci si metteva

"Ce ne hai messo di tempo" borbottò Chris
"Sei tu quello con il trasporto veloce" ribattei

E con questo intendo che il suo 'potere', mi sento stupida a parlare così ma non saprei come altro definirlo, era il teletrasporto

Abbassai lo sguardo sul piatto, apparso dal nulla come sempre, ma ormai avevo smesso di farmi domande.
Mangiammo chiacchierando tranquillamente, così come tutti gli altri nella mensa; ad Oxod c'erano circa una trentina di ragazzi, più un misterioso individuo, Randols mi sebra lo avessero chiamato, che non avevo ancora conosciuto.
A detta loro era una sorta di 'protettore' loro e di quel posto; in quel periodo, però, non era lì.

Mi guardai intorno, notando come non fossi più il principale interesse di tutti gli abitanti di Oxod; quando il mio arrivo era stato un trauma: se c'era una cosa che odiavo erano quelle situazioni in cui tutti ti fissano e tu non sai che fare.
E quale occasione migliore per trovarti in simili condizioni se non quando arrivi in un posto pieno di persone che già si conoscono?
Ecco, appunto.

Il mio aspetto poi non aveva aiutato; e con aspetto intendo i miei occhi: per la mia eterocromia le iridi erano una di un azzurro chiarissimo, quella destra, e la sinistra scurissima, quasi nera.

Persa nei miei pensieri, avevo smesso di ascoltare la conversazione e, quando tornai con i piedi per terra, mi trovai davanti a Chris e Victoria che discutevano; mi ero persa l'inizio del litigio, per cui non sapevo cosa lo avesse scatenato, ma era sempre esilarante guardarli litigare, con Chris che ogni tanto lanciava molliche di pane alla ragazza.

E ovviamente, sottolineo ovviamente, il pane le passava attraverso; perché Victoria aveva questa cosa del farsi attraversare e attraversare le cose.

Non avevo neanche provato a fare domande a riguardo.

Intanto Emily si godeva la scena, come me d'altronde, mentre Logan continuava tranquillamente a mangiare, senza neanche alzare la testa del piatto.
Faceva sempre così, si estraniava completamente da quello che lo circondava.

"Dio, smettila, mi stai facendo venire il mal di testa"

Scossi il capo puntando gli occhi sul ragazzo seduto davanti a me, quando quella frase attraversò la mia mente

"Nessuno ti obbliga ad ascoltare"
"Magari fosse così facile"

Dopo questo silenzio.

Avete presente quando prima ho detto che Logan era inquietante?
Ecco, intendevo proprio questo: nonostante non potesse vedere, sapeva sempre tutto e, anche se non andava a spiattellarlo ai quattro venti, mi sapeva comunque di violazione della privacy.

Questo perché lui poteva leggere nella mente, entrarti nel cervello e cose così.
Ribadisco: inquietante.

A questo punto direi di concludere il gruppo: Emily come 'capacità particolare' poteva rendersi invisibile.

E queste non sono le cose più strane che ho visto fare lì dentro: ho visto ragazzi cambiare aspetto, alcuni con la pelle a squame e così via.

I ragazzi erano convinti che anch'io avessi delle 'abilità', ma non ne ero così sicura.
Non avevo mai fatto cose particolari strane e non avevo mai avuto a che fare con il sovrannaturale; tranne Oxod, si intende.
Se c'era, però, una cosa in cui ero brava era il combattimento; era una valvola di sfogo fantastica e me la cavo piuttosto bene.
Era come se il mio corpo sapesse già cosa fare.
Avevo iniziato ad allenarmi da circa una settimana e Chris si era offerto di aiutarmi.

Finimmo di mangiare e rimanemmo lì a parlare ancora un po', fino alle undici circa, quando decidemmo di andare a letto.
Mi trascinai fino alla mia stanza, nello stesso corridoio di quelle degli altri, e, dopo aver augurato loro la buona notte, mi chiusi dentro.

La stanza era ampia, un enorme armadio di legno occupava parte di una parete e un letto a baldacchino si poggiava al muro; c'era poi la mia parte della stanza preferita: un'enorme finestra da cui c'era una vista della luna perfetta.

Quella notte c'era la luna piena.

Se non fossi stata così distrutta sarei rimasta lì ancora un po', ma non mi reggevo in piedi.
Da quando avevo iniziato ad allenarmi la sera ero sempre stanchissima, le energie prosciugate; dopotutto, non ero abituata a tutta quella attività.
Nonostante questo, però, ero felice di farlo: mi faceva stare bene.

Mi cambiai e mi buttai sul letto, sprofondando nel materasso e coprendomi con le coperte.
Non durai molto.
Erano passati appena cinque minuti, quando i miei pensieri si interruppero e mi lasciai andare tra le braccia di Morfeo.



Spazio Autrice
Ciao a tutti.
Questa è la mia prima storia, quindi un po' di pietà.
Premetto che non sono una scrittrice, ma spero che la storia vi piaccia.
Perdonami eventuali errori di scrittura.
Ogni consiglio o critica è ben accetta, quindi non esitate.
Detto questo, spero che la storia sia di vostro gradimento e, se volete, ci vediamo al prossimo capitolo

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