6| BERRIES

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-Ricapitoliamo: non devi dare troppo nell'occhio, devi camminare con disinvoltura e, soprattutto, nessuno deve vederti entrare in quella maledettissima camera 500.-

Era almeno la decima volta che Usagi mi dava i soliti consigli per evitare che qualcuno potesse scoprire cosa tramavamo. E capivo bene la sua preoccupazione.

"Morte a tutti i traditori"
Da quando avevamo deciso di complottare contro il Cappellaio risonuava in tutti noi la paura di essere smascherati.

-Sei sicura di voler andare da sola? Posso restare fuori e nascondermi dietro ad una colonna.Così al tuo minimo segnale entro in camera e...-

-È solo una chiacchierata, Usagi. Andrò da sola. Inoltre sai quanto è difficile ingannare Chishiya, ne sa una più del diavolo.- cercai di tranquillizzarla.

-Tu rilassati, goditi questi giorni privi di game e torture varie.- aggiunsi.

Lei annuì, stendendosi su uno dei due letti presenti in camera, lasciandomi via libera.

Uscii dalla nostra camera giocherellando con il mio accendino, cercando di mostrarmi tranquilla per non destare sospetti.

Camminavo lentalmente per il corridoio lasciando che ogni persona presente su quel piano mi superasse e ,intanto, contavo in mente i numeri delle camere che sorpassavo.

"505...504...503..."

Ne mancavano altre due e poi sarei arrivata. Una volta lì, come lo avrei avvertito della mia presenza? Dovevo semplicemente bussare? Mi avrebbe aperto in tempo, prima che qualcuno potesse notarci? Non avevamo discusso di questo piccolo ma importante particolare.

"502...501..."

Quasi arrivata.
Intanto con la coda dell'occhio cercavo di capire se fosse presente qualcuno attorno a me. Nemmeno un anima viva.

"500."

-Al diavolo.- sussurrai, aprendo la porta di scatto e senza preavviso. Meglio essere maleducata che essere fucilata da quei maledetti lottatori.
Chiusi velocemente la porta dietro di me, usandola poi come appoggio per la mia schiena.

-Chishiya?- tentai di chiamarlo sottovoce senza ricevere risposta.
Avanzai, superando l'ingresso della camera, ritrovandomi subito dopo in una stanza che dava l'aria di essere un soggiorno. Tutto era spaventosamente in ordine e posto in maniera organizzata.

-Che maniaco...- mormorai fra me e me, osservando dei libri su una mensola esposti minuziosamente per colore.

-Chi sarebbe un maniaco?-

Dovevo aspettarmi una delle sue entrate di scena inaspettate.
Chishiya era dietro di me, appoggiato sullo stipite di una delle porte presenti in camera, con il suo solito sguardo saccente e le mani incrociate al petto.
A coprirlo, c'era solo il suo costume da bagno.

-Puoi per piacere...indossare qualcosa di più appropriato per una conversazione seria come questa? Dov'è la tua felpa?- gli proposi, sorpresa nel trovarlo così esposto, vista la sua introversione e riservatezza.

-Sai non mi aspettavo di ritrovarmi un ochetta gironzolare per la mia camera, almeno non ora.- disse con la sua solita sicurezza. -Non sai bussare?- continuò, ghignando.

-Temevo che non mi avresti aperto la porta in tempo e che qualcuno mi vedesse lì impalata, di fronte alla tua camera. Non volevo creare dei sospetti. L'ho fatto per la mia vita ed anche per la tua.- cercai di spiegare, osservando i suoi capelli biondi raccolti in un codino posizionato dietro la sua nuca. Con i capelli raccolti in questo modo,riuscivo ad osservare meglio i lineamenti del suo volto.

-Ottima strategia.- si complimentò, anche se in realtà la sua affermazione mi sembrava più una presa in giro.

-Ora puoi spiegarmi i dettagli di questo piano?- domandai, invitandolo ad andare nel pieno della conversazione. Lo vidi avvicinarsi ad una delle due poltrone presenti nella stanza, afferrando una felpa nera perfettamente piegata, precedentemente appoggiata in quel punto.

-Vuoi del tè?- mi propose, dandomi le spalle mentre abbassava la zip della felpa per poterla finalmente indossare. La sua schiena larga e priva di imperfezioni mi fece girare la testa per qualche secondo. Non potevo negare, soprattutto dopo oggi, che Chishiya era davvero attraente.

-No, Chishiya. Voglio solo che tu mi metta in chiaro le idee.- mi ricomposi.

-Allora te lo preparo. Penso che possa piacerti questo.- insistette, lanciandomi una bustina di tè, dirigendosi poi verso dei piccoli fornelli. Presi al volo la bustina, per poi leggerne l'aroma.

Tè ai frutti di bosco.

-Come...- cercai di mettere insieme della parole con un filo logico, attirando la sua attenzione.
Si girò verso di me con uno sguardo strano sul volto che non riuscii a decifrare. Poi inarcò la testa, come per capire cosa stessi per dire.
-È il mio preferito, fin da quando ero piccola.- gli dissi, mentre lui era intento nel preparare due tazze di quel tè.

Quell'aroma è uno dei pochi attimi che ricordo della mia infanzia.

Mi sedetti su una delle poltroncine bianco panna ed aprii la bustina conentente il filtro che, in modo automatico, avvicinai alle narici.

Quella fraganza...

Chiusi gli occhi, beandomi di quella sensazione di quotidianità ormai persa. Ero solita prepararmelo la mattina presto, era l'unica cosa che mi aiutava a recuperare gli attimi di un passato quasi dimenticato. Ero così presa che mi dimenticai di tutto ciò che in quel momento mi circondava: quel mondo parallelo, la Spiaggia, il piano, le carte, i game...

C'ero solo io, quella fragranza e...Chishiya.

Forse non mi ero dimenticata proprio di tutto...alla fine era difficile ignorare la sua presenza così vicina alla mia.

Aprii gli occhi solo nel momento in cui sentii Chishiya appoggiare le due tazze sopra il tavolino di fronte a me, facendomi poi compagnia sedendosi anche lui sull'ultima poltroncina rimasta.

-Non l'hai drogato, vero?- domandai osservando la tazza e,quindi,ritornando alla realtà dei fatti. In risposta lui la afferrò e bevve un sorso, riposizionandola poi di fronte a me, guardandomi dalla testa ai piedi con sguardo saccente.

-Sei venuta per parlarmi,no? Qui posso dirti ciò che vuoi. Non ho intenzione di farti del male, non avrebbe senso, ricorda che mi servi per il piano.- non riuscii a capire se era lui altamente capace di analizzarmi o ero io troppo prevedibile.

Mi rilassai su quella poltrona, accavallando le gambe, cominciando poi a parlare.

-Voglio prendere il posto di Arisu. Non è una richiesta.- dissi.

-Non è possibile, mi dispiace. Il compito di Arisu è di una importanza inimmaginabile, penso tu possa comprenderlo. È lui il più adatto.- mi rispose senza nemmeno guardarmi.

-Il più adatto? Si tratta solo di entrare in una stanza deserta e cercare una cassaforte. È un lavoro che tutti in questo gruppo potremmo fare senza problemi. Cosa potrebbe mai cambiare se, invece di Arisu, andassi io?- domandai. Più ripetevo le stesse cose nella mia testa, più non ci capivo nulla. Forse ero io ad ingigantire le cose?

-Non bevi?- disse indicando con lo sguardo quella che avrebbe dovuto essere la mia tazza di tè. Gli rivolsi uni sguardo davvero poco amichevole, per poi afferrare il recipente per portarlo alle labbra.
-Perché desideri così tanto che io beva questo tè?- domandai quasi con ironia.

-Non vuoi passare cinque minuti di tranquillità?Potrebbe aiutarti, lo faccio per te.- disse bevendo dalla sua tazza.

Quasi rimasi sorpresa.

-Da quando ti interessa aiutare gli altri?- domandai ironica.

-Non mi interessa aiutare gli altri, infatti.- rispose serio, appoggiando la schiena alla poltrona per poi rivolgere il suo sguardo su di me.

Persi il filo del discorso quindi, per evitare di rispondere, bevvi un sorso.

-Yuzuki, dimmi. Per caso hai una cotta per Arisu?-

𝑪𝑯𝑰𝑺𝑯𝑰𝒀𝑨 - 𝑮𝑨𝑴𝑬 𝑶𝑽𝑬𝑹 Where stories live. Discover now