14| ROMEO AND JULIET

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Riuscivo a sentirla.

Non grazie al mio udito, quello era ovattato per via degli auricolari.

Ma il mio cuore fremeva, tremava, perchè parte di esso era in lei.

Sentivo i suoi singhiozzi, le sue lacrime salate che scavavano le sue guance paffute, i suoi punti di domanda, la sua confusione e delusione. Proprio come me, Yuzuki capì che ciò che il visore le stava mostrando non erano illusioni e nemmeno parte della sua immaginazione. Erano ricordi che sentiva familiari, per quanto la sua memoria li avesse occultati per così tanto tempo. Erano scavati nella sua pelle. E non poteva liberarsene facilmente.

Il mio visore continuava a mostrarmi i momenti più traumatici della mia infanzia e della mia adolescenza, ma non riuscivo a focalizzarmi su altro se non su di lei. Questo maledetto macchinario non poteva e non riusciva minimamente ad attirare la mia attenzione, la mia mente ed il mio cuore erano concentrati nel capire come stesse Yuzuki. La mia Yuzuki.

-Yuzuki! Riesci a sentirmi?-

Non ci fu risposta.

La chiamai all'infinito, continuamente, fino allo sfinimento, con il respiro affannato ed il battito a mille.

Cosa mi aspettavo, esattamente? Ho agito alle sue spalle per tutto questo tempo senza provare ad affrontarla, e adesso le stavano mostrando la verità tutto d'un fiato, le avevano versato tutti i suoi ricordi in un cucchiaio e, come se fosse una sciroppo amaro, la stavano obbligando ad ingurgitare il tutto.

Non doveva andare così, dovevo essere io a farle ritornare i ricordi, ad aiutarla ad assimilarli piano piano, con cura. Stava andando tutto bene, lei non aveva avuto crolli e continuava a ricordarsi piccoli dettagli, ero così felice.

Cercai di scostarmi dalla sedia, avvicinandomi col busto e col braccio sinistro verso la sua figura che era lontana di qualche posto da me.

Riuscii a sfiorarla.

-Yuzuki, ti prego, dimmi qualsiasi cosa.-

Continuava a non darmi cenni.

Entrai nel panico.

La mia testa era in balia di mille ipotesi: aveva avuto un crollo fisico a causa di tutte quelle informazioni? Forse la sua mente non ha retto. O peggio, forse si era fatta del male con quella fottuta forbice.

L'immagine di lei che passava quella lama affilata su qualsiasi punto del suo corpo mi fece rabbrividire.

No, no, no.

Riprovai a toccarla, per sentire col tatto se ci fossero tracce di sangue, ma era davvero difficile raggiungere il petto o l'addome.

Così provai ad individuare il polso.

Passando i polpastrelli sul suo braccio e sull'avambraccio, tirai un sospiro di sollievo nel non sentire liquidi densi simili al sangue.

Ma il battito. Il suo cuore.

Quasi non lo sentivo più.

Sbiancai. Senza il suo cuore, il mio non poteva esistere.

Io non potevo esistere.

"Vediamo un po'...quali libri legge il nostro Shuntaro?"

Riportai la mia attenzione al visore solo nel momento in cui sentii la sua voce. Sembrava così vicina.

"Filosofia, storia contemporanea, biologia. Non hai nemmeno un libro di poesie, un fantasy, un..." si fermo' di scatto, come se quello che stesse per dire fosse una bestemmia.

"Un libro romantico?" completai al posto suo. Arrossì.

"Stavo per dire autobiografico, in realtà." si giustificò. Ma la conoscevo bene.

Lei era una sognatrice, io un realista.

Ci completavamo, ma ciò era anche motivo di continue dispute.

"Quindi non ha mai letto Romeo e Giulietta di Shakespeare?"

"Dovrei?"

"Ovvio! E' un capolavoro che non-"

" Risparmiati la spiegazione, ochetta. Conosco la storia e la ritengo assolutamente insensata. Romeo aveva diciassette anni e Giulietta non arrivava nemmeno ai quindici! Sai quanto è durata la loro storia d'amore? Una settimana! Sai quante persone sono morte per quell'amore infantile? Tre! Più i due stessi piccioncini. Non posso criticare il modo in cui è scritta l'opera, ci mancherebbe...ma la storia in sè è davvero patetica." Spiegai in modo esaustivo il mio pensiero.

Per pochi secondi non disse nulla.

Ma, come ho detto, solo per pochi secondi.

"Superficiale del cazzo!" mi disse, tirandomi giocosamente un cuscino in testa. Non era da lei non dire la sua.

"Tu pensi che la storia in sè parli della giovane coppia, ma no! In realtà parla di quanto l'amore possa essere forte, anche nelle situazioni più critiche e disumane. Le due casate, da anni in conflitto,si promisero la pace eterna l'un l'altro dopo il loro suicidio. Ricordalo, l'amore vince su tutto."

"Piccola farfallina indifesa...se l'amore vincesse su tutto, come dici tu, allora i piccioncini sarebbero vivi, no?" Lei mi rise in faccia. Quel giorno si prese davvero beffa di me.

"L'amore...quel sentimento orribile."

"Non ti sto seguendo, ochetta. Prima dici che l'amore vince su tutto e poi ti lamenti, dicendo che è orribile. Sei lunatica." Ero davvero confuso, non sapevo dove volesse arrivare.

"Sono vere entrambe le cose che ti ho appena detto. L'amore è un sentimento che, se ti prende, ti crocifigge. In quel momento, il tuo destino sarà segnato per sempre. L'amore non è un qualcosa di completamente positivo, ha sempre dei pugni nascosti in tasca per poterti colpire in faccia quando meno te lo aspetti." Si sedette sul mio letto, con aria sognante.

"E' orribile: l'amore ha fatto soffrire Giulietta quando è venuta a conoscenza che il suo amato Romeo era stato esiliato a Mantova. L'amore ha pugnalato Romeo quando si è reso conto che, una volta lontano da Verona, non avrebbe potuto contemplare Giulietta per chissà quanto tempo. Ma allo stesso tempo, l'amore li ha fatti ricongiungere, spiritualmente parlando. E non solo loro, ma anche le famiglie! L'amore è sofferenza, è sacrificio. Ma guarda un po' tutti i benefici che ne hanno tratto."

La guardai per qualche secondo. Ero estasiato. Ed innamorato.

Quella ragazza mi completava.

Io non ero assolutamente d'accordo col suo pensiero, all'epoca. Avevo subito troppe cose per poter credere, o anche solo accettare, le sue parole. Le diedi della pazza.

Non riuscivo ad accettarlo: lei stava morendo ed io non potevo fare nulla.

L'unico frammento d'amore che la vita potesse darmi stava svanendo nel nulla.

Adesso potevo capire bene la disperazione di Romeo nel ricevere la notizia della morte di Giulietta, capivo il suo bisogno di raggiungerla.

Romeo si avvelenò alla vista della sua amata ormai esanime.

Invece a me, non fu data nemmeno la possibilità di contemplarla un ultima volta.

Il game induceva al suicidio, lo sapevo bene. Ma se ero in procinto di perdere non era di certo a causa delle immagini mostrare, ma era per la morte della mia Giulietta.

E proprio come Romeo, mi decisi.

E con un bacio, io, muoio. Furono le sue ultime parole.

Non volevo morire senza prima aver sfiorato le sue labbra, almeno una volta.

Quindi aspettai la fine del game per togliermi il visore, correre da lei e poi raggiungerla definitivamente. Spiritualmente parlando.

Chissà quante me ne dirà nell'aldilà, già sorrido al pensiero della sua fronte corrugata e delle sue labbra poste in modo da formare una buffa smorfia.

CONGRATULATIONS,GAME CLEAR!

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