13| GAME pt.2

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REGOLE: ENTRATE NELLA SALA NUMERO 3 E SCEGLIETE UNA SOLA ARMA.

Tutti facemmo come ordinato:una volta entrati la luce era davvero fioca e debole,ma si potevano ben intravedere l'enorme schermo in fondo alla sala e le numerose poltrone rosse.
Alla nostra sinistra era presente un tavolino sul quale erano posizionati dei coltelli o, ancora, delle forbici, delle corde...insomma vari arnesi diversi fra loro ma con qualcosa che li accomunava: per uccidere una vittima dovevi per forza avvicinarti a lei. Non era presente nemmeno un arma da fuoco.

Mi avvicinai velocemente per prendere uno dei coltelli presenti, per poi allontanarmi nuovamente.
Vidi Yuzuki prendere una forbice, probabilmente le sembrava la scelta più accurata.

-Facciamo cambio.- ordinai, sfilandogli dalle mani la forbice per darle il coltello.

-Ti ascolterò nel momento in cui mi dirai tutta la verità.- disse per poi riprendersi la sua forbice appuntita.
I problemi di memoria avevano nascosto i suoi ricordi, ma la sua personalità rimaneva sempre la stessa: scorbutica ma dannatamente carina nel momento in cui se ne stava sulle sue, senza dar retta a nessuno.

ORA,VISIONATE IL VOSTRO TICKET E CERCATE IL VOSTRO POSTO FRA LE POLTRONE. POI, SEDETEVI.

-Ticket?- domandò Yuzuki sottovoce.
Dopo nemmeno un secondo, gli sguardi di tutti i presenti si focalizzarano sui cellulari: ognuno di noi aveva ricevuto un numero che riportava a degli specifici posti a sedere.

Il mio era il numero 27.
Subito dopo scostai lo sguardo dal mio display per voltarmi alla mia destra, per vedere che numero avesse ricevuto Yuzuki. Ma lei non c'era, era già andata a cercare il suo posto.

Corsi per arrivare alle sue spalle, cogliendola di sorpresa.
Ma non dissi nulla.

-Cerca di sopravvivere, Chishiya. Devi raccontarmi tante cose.- Yuzuki riempì il silenzio fra noi.

-È solo questo il motivo per il quale vuoi che io rimanga vivo? O c'è qualcosa in più?- la provocai, sapendo che le mie numerose sollecitazioni durante il periodo passato alla Spiaggia avevano suscitato qualcosa dentro di lei.
O almeno lo speravo.

Lei mi guardò con i suoi occhioni dubbiosi, e inclinò leggermente il capo verso destra, come per domandarmi indirettamente cosa intendessi.

Quel gesto mi provocò un sorriso, nonostante la situazione che stavamo vivendo.
Non solo stavamo per partecipare ad un gioco mortale, ma poteva anche recuperare spicchi di memoria da un momento all'altro e ciò mi preoccupava, poiché avrebbe potuto causarle crolli non solo mentali ma anche fisici.

-Io ho il numero 27, tu?- una volta rilevato il mio numero, lei sbuffò.
Bingo.

-Il mio è questo qui, il 22.- ammise, sbattendo la mano sulla parte superiore della poltrona,come per indicarla.

In pratica ci dividevano cinque posti.
Scherzo crudele del destino: non importa la situazione, io e lei siamo sempre stati divisi da qualcuno o da qualcosa.

Prima che potesse sedersi, le presi il viso con la mano per accarezzarle leggermente la guancia rossastra e, intanto, mi presi del tempo per guardarla meglio.

E pensai a quanto soffrissi nell'aver passato una vita intera limitandomi a guardarla da lontano ma, nel momento in cui entrambi avevamo riposto i nostri cuori nelle mani dell'altro, tutto si spezzò nuovamente a causa di quell'incidente.
E ritornai ad osservarla come un quadro prezioso all'interno di un museo.

Dall'accarezzarle la guancia, passai al sfiorarle il labbro inferiore con l'indice.

La mia paura più grande, era morire senza aver mai sfiorato le sue labbra con le mie.

𝑪𝑯𝑰𝑺𝑯𝑰𝒀𝑨 - 𝑮𝑨𝑴𝑬 𝑶𝑽𝑬𝑹 Where stories live. Discover now