Capitolo 5

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Hamina riaprì gli occhi lentamente. Si ritrovò fra le braccia di Cleo che con le palpebre serrate le stava soffiando addosso. Che diavolo era successo?
"Sei svenuta, ma a quanto pare ti sei ripresa. Sono contenta" Cleo rispose ad alta voce alla sua domanda.
Riaprì gli occhi e Hamina corrugó la fronte "Scusa, è un vizio. Mia madre me lo dice sempre che non devo leggere nella mente degli umani" Hamina la osservò con sguardo confuso. Era ancora intontita dalla perdita di coscienza e non era sicura di essere tornata nel mondo reale. Così provò a tirarsi su, ma era ancora debole e ricadde col sedere sull'erba "Ehi, piano. Devi recuperare le energie, non ho finito di consegnarti tutte quelle che ti servono"
"Ma che cavolo..?" Hamina aveva i palmi sul terreno, riusciva a sentire il freddo e l'umido della notte nei fili d'erba fra le dita e osservava Cleo con espressione preoccupata.
"Tranquilla. Fammi finire, poi ti spiegherò tutto e finalmente capirai" Cleo chiuse nuovamente gli occhi, si accucció vicino ad Hamina e riprese a soffiarle sul petto, all'altezza del cuore. Cosa stava succedendo?

Hamina non riusciva ancora a capirlo, ma più Cleo soffiava più lei si sentiva rinvigorita. Ora non le girava più la testa, non sentiva più le gambe molli e la pesantezza sulle tempie si stava affievolendo velocemente. Che il soffio di Cleo fosse davvero efficace?
"Sì lo è" le assicurò lei contravvenendo ancora al monito di non leggere nella mente degli uomini. "Ho finito, adesso puoi rialzarti. Come ti senti?" lei si sollevò da terra senza usare le mani, con una facilità esagerata.
Hamina distese le gambe davanti a sé, portò le braccia sopra la testa, si allungó e poi si rimise in piedi.
Scrolló le spalle
"Incredibile! Come hai fatto?"
"A tempo debito ti spiegherò. Ma mi fa piacere che tu ti senta meglio" Cleo le sorrise stringendo gli occhi. Che modo strano di esprimere le sue emozioni, pensò Hamina. Eppure quella ragazza le piaceva, si sentiva tranquilla al suo fianco anche se le aveva appena confessato e dimostrato di sapere leggere nella mente.
"Sei strana"
"Lo so, anche per noi, voi umani siete strani. Da piccoli i vostri genitori sono eroi, poi crescete e non li considerate più. Perché?"
Hamina alzò le spalle. Nel suo villaggio accadeva esattamente il contrario, anche le coppie sposate avevano una vita famigliare molto attiva. Pranzi, cene, cerimonie di vario genere, una domenica dai parenti della moglie, la domenica successiva da quelli del marito.
"Be, ma avremo tempo per parlare. Vuoi entrare?" Cleo indicò quella specie di bancarella ambulante.
"Lì dentro? Ma non ci stiamo"
"Certo. L'apparenza inganna" Cleo le fece l'occhiolino e le porse la mano. Hamina spinta dalla curiosità la strinse e varcó la soglia di quello strano carretto senza ruote.
In pochi istanti comprese le parole di Cleo. Dentro lo spazio era immenso e colmo di oggetti a lei sconosciuti. C'erano pulsanti luminosi, poltrone, specchi giganti su cui scorrevano immagini. C'era persino una cucina e un angolo che fungeva da salotto con dei cuscini bordeaux, un tavolino e delle brocche dorate.
Sembrava una vera casa.

"Ti piace? Ho scelto io gli interni.
Però non la guido da tanto, ci vuole esperienza e infatti" Cleo allargò le braccia con fare ovvio "Ancora un po e mi schiantavo contro una montagna" rise di gusto. Hamina era affascinata da quella ragazza minuta che parlava la sua stessa lingua e aveva un portamento degno di una regina. D'altronde il suo nome non poteva descriverla meglio. Cleopatra. Quanti anni poteva avere? Diciotto? Venti? Venticinque? Hamina non riusciva a dirlo. La sua pelle liscia, levigata, il suo fisico scolpito e agile suggerivano che fosse giovane. Ma la sicurezza che ostentava nei suoi gesti e nei movimenti la disegnavano come una donna matura, con esperienza. Veniva davvero da un altro mondo? E che faceva su una delle miriadi di stelle dell'universo? Lavorava e cercava di fuggire dai suoi doveri anche lei? Era sposata? Oppure aveva la libertà di vivere le sue esperienze senza pressioni?
"Dai sediamoci. So che muori dalla voglia di farmi un mucchio di domande" Hamina si accomodó su uno dei grossi cuscini, incroció le gambe e fece gironzolare lo sguardo in ogni angolo di quel posto surreale. Da dove cominciare? Aveva troppe domande e alcune la imbarazzavano, soprattutto conoscendo l'abilità di Cleo di leggere nella mente. Forse, Hamina non avrebbe neppure dovuto preoccuparsi di aprire bocca.
"No, non sono sposata, tranquilla" Cleo le fece l'occhiolino. Le guance di Hamina si colorarono nuovamente di rosso e le sue mani presero a tormentare le frange arancioni del cuscino. La prima curiosità, però, era stata soddisfatta "Avanti, chiedimi quello che vuoi. È giusto che tu voglia conoscermi prima di decidere di aiutarmi"
Hamina non sapeva da dove iniziare, aveva un affollamento di pensieri nella sua testa che a malapena riusciva a concentrarsi per articolare le parole. Il suo scetticismo era andato a farsi un giro, l'incredulita aveva preso il suo posto.
"Vieni davvero da un altro...mondo?"
Cleo annuì serafica "Sì. Devi sapere che la mia famiglia ti tiene d'occhio da quando sei nata"
"Mi tiene d'occhio? In che senso?"
"I miei genitori hanno vissuto per alcuni anni sulla Terra ed è proprio qui che sono stata concepita"
"E poi come mai hanno deciso di andarsene?"
Cleo arricció il naso "Perché questo mondo è pieno di contraddizioni. Le persone promettono e poi non mantengono, mentono in continuazione anche ai propri cari.
Siete crudeli con gli animali e con i vostri simili e il vostro modo di essere, ad un certo punto, è diventato insostenibile per i miei genitori.
Non siamo abituati, alla cattiveria, alle menzogne e ai sotterfugi per ottenere favori e vantaggi"
Caspita, il mondo di Cleo deve essere una specie di Eden.
"È per questo che anche tu hai una forma umana? Perché sei stata concepita qui?"
"No, anche i miei genitori hanno sembianze umane. Però sulla stella in cui vivo non esiste una materia così densa come qui. Noi siamo più...rarefatti"
Gli ingranaggi nel cervello di Hamina scattarono e iniziarono a macinare dati e informazioni "Cosa intendevi quando hai detto che la tua famiglia mi tiene d'occhio da anni?"
Cleo si aprì in un sorriso "Devi sapere che a Eirenen, la stella su cui vivo, quando nasciamo, ci viene affidata una specie di missione. Ognuno di noi ha un compito che può venire assegnato al singolo o condiviso con la famiglia"
"Assegnato da chi?"
"Non c'è un'entità che lo sceglie. Tu nasci, cresci e ad un certo punto trovi il tuo scopo. È una consapevolezza che maturi con il tempo, ma che alla nascita è già dentro di te. Un piccolo seme pronto a sbocciare"
"Una sorta di scopo della vita?"
"Sì, esatto, uno scopo, una missione. Sono tutti diversi, ognuno ha il suo. Quello della mia famiglia, tramandato poi a me, era quello di aiutare una persona, su questo pianeta a realizzare se stessa"
"E come mai avete scelto proprio me?" Cleo prese la brocca dorata e si versó dell'acqua in un calice spuntato dal nulla sul tavolino. Hamina aveva la bocca secca e Cleo lo sapeva. Le porse il bicchiere e la invitò a reidratarsi.
"Non è stato un caso. I nostri genitori si sono conosciuti"
"Davvero?" a quella rivelazione mancò poco che ad Hamina andasse di traverso l'acqua. Cleo annuì con aria solenne "Sì, successe vent'anni fa, calcolando in tempi terrestri"
20 anni fa? Hamina ne aveva appena compiuti ventuno. Era incredula.
Che la visita dei genitori di Cleo fosse stata la causa della sua nascita?

Sotto il cielo d'EgittoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora