Capitolo 13

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Il giorno era arrivato. Hamina aveva dormito un'ora soltanto durante la notte, non perché lo desiderasse, ma perché verso le cinque era letteralmente crollata dal sonno. Aveva cercato di resistere, sperando di dilatare il tempo, di non arrivare mai al giorno successivo, ma qualsiasi sforzo era stato vano. Quel giorno fatidico era arrivato lo stesso e lei si sentiva in balía degli eventi, vedeva persone affaccendate nei preparativi del matrimonio che le ruotavano intorno come tante mosche fastidiose. Le sembrava di essere al mercato quando arrivava il pesce fresco. Si sentiva esattamente così quella mattina, come un pesce sul bancone della bancarella, solo, senza speranze e alla mercé di chiunque. Mentre giaceva abbandonato sotto il sole cocente del mezzogiorno, con un nugolo di moscerini intorno.
Sua zia e le sorelle di Karim facevano la spola tra la cucina e la camera da letto parlando a voce alta e ridendo sguaiatamente.
Tra un pettegolezzo sulle altre ragazze del villaggio e una battuta su Karim, sgranocchiavano i biscotti alle mandorle che aveva preparato con devozione sua madre. Erano i preferiti di Hamina e in quel frangente suonavano un po' come una beffa. Di solito, sua madre li cucinava per le grandi occasioni e per il suo compleanno, erano simbolo di festa e di gioia. Ma stavolta...Non c'è nulla da festeggiare oggi.
Hamina era rassegnata, aveva perso il mordente, la sua determinazione.
Sono stufa di lottare contro il destino, se questo deve essere il mio futuro lo accetterò.
Era nella sua cucina e nonostante il rumoroso chiacchiericcio, lei non sentiva nulla. Era in una bolla, presente fisicamente, seduta su quella sedia, con lo sguardo nel vuoto, ma con la mente da tutt'altra parte. Il cuore si era stabilito su un altro pianeta. Era volato via insieme a Cleo, su Eirenen. Su un pianeta che Hamina non conosceva neppure ma che, ora come ora, rappresentava la sua ancora di salvezza. La salvezza da una vita infelice. Ecco dove voleva essere in quel momento e per certi versi, almeno mentalmente, era riuscita ad evadere.
Per giorni aveva provato a convincersi che tutto sarebbe andato per il meglio, che in fondo avrebbe trovato il modo per essere felice anche con lui, anche rinunciando ai suoi sogni. Aveva chiesto aiuto a suo fratello, a Cleo, agli Dei e persino a Jasmine. Eppure adesso, che mancava poco alla cerimonia, la felicità con Karim le sembrava un'utopia.

I genitori di Hamina si erano preparati nella loro stanza da letto, con la porta chiusa, cercando di avere meno contatti possibili con gli altri invitati e persino con loro figlia. Non avevano aperto bocca, soprattutto Esram, suo padre, che era stato lapidario parlando con Yassin.
Il matrimonio si farà. Vera o meno che sia questa storia tua sorella domani si sposerà.
Non rivolse parola né ad Hamina né al resto degli invitati. Taeh, sua madre, invece, cercó di smorzare il dispiacere buttandosi in conversazioni frivole con sua sorella. Rideva, ma solo con la bocca. I suoi occhi urlavano mi dispiace, ma Hamina non poteva né vederli né sentirli. La casa in cui era cresciuta, in un attimo si era trasformata in un luogo ostile, lei non la riconosceva più. Era popolata da persone allegre senza un apparente motivo. Cosa c'è di divertente in un matrimonio estorto col ricatto?
Pensava Hamina torcendosi le dita delle mani. Intorno a lei tutto sembrava così reale e allo stesso tempo rarefatto, distante. Le altre donne che popolavano la casa erano un rumoroso sottofondo.
Hamina era da un'altra parte, in un altro mondo, su un altro pianeta.
Cleo, vienimi a prendere. Pensò con tutta l'energia che le restava. Le lanciò un messaggio, l'ennesimo di quelle ore tormentate e sperò che arrivasse ad anni luce di distanza e colpisse la mente della persona giusta. Le sembrava di vivere un incubo da cui non esisteva un risveglio.
O forse c'era?
Segui il tuo cuore. Confida in te stessa.
Le parole che Cleo le aveva sussurrato in camera sua prima di sparire nel nulla, le rimbombarono in testa proprio in quell'istante. Che la giovane dagli occhi verdi avesse percepito il suo messaggio? Che quella fosse davvero Cleo?
Una piccola scintilla di speranza si riaccese dentro di lei Allora non mi hai abbandonato. Cleo era ancora al suo fianco, non l'aveva abbandonata in questo momento difficile come aveva immaginato lei. Questa consapevolezza la riempì di nuova energia, Hamina sentí scorrere nelle vene nuova linfa. Non era il momento di demordere. Un calore inaspettato la invase. Sei una donna determinata, che non si lascia schiacciare tanto facilmente.
La voce di Cleo rimbombó ancora nella sua testa, ma prima che Hamina potesse fugare ogni dubbio chiedendole se fosse veramente lei, Yassin le si affiancó e le poggiò una mano sulla spalla. Avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurró con dolcezza "Dobbiamo andare. Mi dispiace" suo fratello le strinse la spalla per darle coraggio. Lei si alzò poi si voltò a guardarlo. Avevo gli occhi velati di lacrime, era distrutto, sconfitto. Lei gli accarezzò una guancia e curvó le labbra in un sorriso rassicurante, da donna matura e saggia "Non preoccuparti. Le cose che accadono qui, hanno tutte una soluzione. Dobbiamo solo predisporci per riceverla" Erano le parole che le aveva confidato lui stesso qualche giorno prima. Yassin le riconobbe all'istante e mentre due lacrime sfuggirono al suo controllo e gli rigarono le guance, lui si aprì in un sorriso sincero. Sua sorella era proprio una forza della natura e Yassin era fiero di lei. Ti voglio bene, sorellina mia. Pensò prendendola per mano e uscendo insieme a lei in giardino.

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