Sola eri, sola rimarrai

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Mi strinsi nelle spalle mentre camminavo per le strade buie e deserte nel quartiere peggiore di Manhattan.
Mi sentivo osservata, come se qualcuno mi stesse seguendo, così aumentai il passo fino ad entrare nel bar logoro in cui lavoravo e tirai un sospiro di sollievo quando notai che ero sola, senza nessun malintenzionato che mi seguisse pronto ad aggredirmi.
Santo cielo, dovresti prendere un autobus per arrivare invece che farti tre kilometri da sola ogni santo giorno.

- Muoviti Sammy, sei in ritardo di dieci minuti - Mi sgridò Charlotte mentre era intenta ad avviare la macchina per il caffè.

- Scusami, ho avuto un imprevisto - Mi allacciai il grembiule che mi aveva appena lanciato.

-  Lo sai che lo dico per te, Greg non tollera i ritardi e sai quanto si innervosisca - Sussurrò per non farsi sentire mentre mi guardava dolcemente.

Il mio capo, Greg, era un vero stronzo. Uno di quelli a cui non importava nulla di ciò che potessi provare nell'essere denigrata davanti ai clienti o del perché tu facessi ritardo ma si assicurava di farti lavorare come una schiva per pochi dollari l'ora. Un'inferno insomma.
Ma non potevo permettermi di lasciarlo siccome mi consentiva di pagare l'affitto e le bollette.

Presi le tovagliette di carta iniziando a stenderle sopra ai tavolini. Sistemai anche i cestini con le salse riempiendone qualcuno con le bustine monodose.
Il campanello attaccato alla porta segnò l'arrivo di un cliente e con fare professionale mi diressi subito dietro al bancone per prendere l'ordinazione.
Entrarono due uomini che, a giudicare dall'aspetto, avranno avuto circa cinquant'anni.

- Avremmo bisogno di parlare con Gregory Holmes - Disse il primo uomo avvicinandosi al bancone mentre scrutava il bar con i tavolini vuoti. Tirò fuori dalla tasca interna del cappotto una piccola cartellina plastificata che appoggiò sul ripiano.

- Non è qui al momento, tornerà solo domattina - Risposi educata. Appoggiai il taccuino e la penna in attesa che se ne andassero, l'ansia mi stava assalendo.
Greg ci aveva istruite per bene a rispondere.
Scappava dalla finanza da anni ed era diventato un maestro nel farlo, tanto da cercare di coinvolgere anche me e Charlotte.
- Oppure potremmo aspettarlo qui - Mi rispose prendendo in mano una bustina di zucchero, agitandola davanti al mio viso.

-Purtroppo non verrà questa sera, è il suo anniversario di matrimonio- Presi un panno e iniziai a lucidare il bancone tenendo il viso basso. Non sapevo mentire bene purtroppo.
L'hai fatto per tutti questi anni e ora ti fai dei problemi?

I due uomini si guardarono complici per poi salutarmi cordialmente ed uscire dal locale, non prima di avermi promesso un loro ritorno. Tirai un sospiro di sollievo e guardai in direzione della cucina scorgendo il ciuffo bianco di Greg che stava origliando la conversazione.

- Se ne sono andati? - mi chiese uscendo piano da dietro lo stipite della porta.

Annuii mentre tiravo fuori le stoviglie iniziando ad asciugarle per poi riporle al loro posto.

- Bene - Asserì e se ne andò non prima di avermi riservato una lunga occhiata.
Ero formosa ma piuttosto bassa e ciò attirava sempre sguardi indiscreti che non facevano altro che peggiorare il rapporto che avevo col mio corpo.
Alternavo giorni di digiuno a giorni in cui mangiavo tantissimo, creandomi una serie di squilibri che richiedevano l'intervento di un medico.
Ti sei sempre rifiutata di vedere qualsiasi dottore, non fare la vittima ora.

La serata fu abbastanza monotona, io e Charlotte riuscimmo a prendercela con calma facendo diverse pause caffè.

- Domani inizi vero? - Chiese riferendosi al mio rientro a scuola. Il suo turno stava per finire, le rimaneva solo da riempire i piccoli dispencer dei tovaglioli e finire di sgrassare i boccali della birra.

- Si, purtroppo si. - Risposi mentre mi massaggiavo le tempie doloranti.
Soffrivo di emicrania da quando ero bambina e non avevo trovato ancora nulla che potesse darmi un po' di sollievo a lungo termine.

- Andrà bene vedrai - Mi fece un piccolo sorriso per poi continuare a sgrassare i boccali.

Alzai gli occhi al cielo.
Avevo cambiato già tre scuole negli ultimi due anni perché non riuscivo ad integrarmi in nessuna di queste. Sperai che questa fosse la volta buona ma sapevo che non sarebbe stato affatto così.
Riuscivo a permettermi le scuole grazie a mia nonna materna che si era offerta di pagarmi le rette. Avevo provato a rifiutare più volte ottenendo solo delle stupide lettere da parte del suo avvocato.
Avevo voti schifosi e odiavo l'ambiente scolastico, era un trauma per me metterci piede ogni volta ma ero obbligata.
Bruciano ancora le cicatrici del passato vero?
Preferivo restare a casa e lavorare alla sera, almeno sarei rimasta nell'ombra di un vecchio bar in un quartiere malfamato.
Non in mezzo ad un mare di coetanei.

Charlotte dopo avemi salutata si tolse la divisa e la ripiegò, chiudendola in un cassetto sotto al lavabo, pronta per tornare a casa. Era appena arrivato il suo fidanzato a prenderla e la scena di lei che gli correva incontro abbracciandolo forte mi commosse. Erano una bella coppia tutto sommato, anche io un giorno sognavo di poter incontrare l'amore della mia vita e crearmi una famiglia ma ero consapevole che i miei scheletri terrorizzassero chiunque provasse ad avvicinarsi, ormai avevo perso la speranza che la mia vita avesse un lieto fine.
Spensi le luci e tirai giù la serranda del bar a mezzanotte in punto; sospirai stanca a pensar di dover ripercorrere la lunga strada da sola, a quest'ora, ma non avevo nessuno da poter chiamare.
Sola eri, sola sei e sola rimarrai.

- Basta stai zitta - Ringhiai prendenomi la testa tra le mani. A volte era veramente fastidiosa la mia vocina interiore che annebbiava i miei pensieri macchiandoli di nero.

Strinsi i pugni infilandoli nella giacca pesante che indossavo, dirigendomi verso casa ad attendere l'inizio di un nuovo e terribile giorno.

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