Vieni a cena con me

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Dopo la tempesta arrivava sempre la quiete?
Sì, non nella mia vita però.
La ragazza sfacciatamente bellissima che mi ritrovavo davanti era anche l'ultima che io avessi mai voluto vedere. Mi stava fissando con uno sguardo di disprezzo, mentre guardava il mio grembiule con la scritta Berry al centro.
Ingoiai un groppo e sperai che non facesse alcuna sceneggiata né che andasse a parlare con il mio titolare.

- Ciao, dimmi pure - Cercai di mascherare il terrore iniziale mostrandomi tranquilla anche se, in realtà, me la stavo facendo sotto.
Sei esagerata Samantha.

- Sta meglio a me quel grembiule, ti fa ancora più bassa - Sibilò con cattiveria facendo una smorfia schifata. Mi sentii morire dentro per un attimo ma decisi di non lasciarmi intimorire dall'altissima stronza, provando la tattica dell'adulazione.

- A te sta bene tutto - Cercai di persuaderla mentre tamburellavo il piede sul pianale dietro al bancone. Ottenni uno sguardo stranito e pian piano il piccolo complimento che le avevo fatto riuscì a rasserenarla.
È quasi come aver a che fare con tuo padre vero?.
I miei stessi pensieri mi fecero barcollare a tal punto da costringermi ad appoggiarmi con le mani al piano d'acciaio.

- Un cappuccino macchinato freddo con latte di soia - Ordinò e ci mancò veramente poco che notasse la mia faccia inorridita.

- Zucchero? - Chiesi ma lei non mi sentì, stava messaggiando con qualcuno, probabilmente Alexander. Mossa da una bruciante curiosità cercai di allungarmi il più possibile verso di lei, mentre appoggiavo l'ordine sul bancone lucido, ma non riuscii a leggere nulla se non: sta sera alle nove.
Sarà sicuramente Alexander, non fare l'impicciona.

Alzò lo sguardo velocemente, tirandomi un'occhiata intimidatoria e la tranquillità che aveva raggiunto finì in un batter d'occhio. Bevve d'un fiato il cappuccino per poi lasciare una banconota da cinquanta dollari al lato della tazza ormai vuota, prima di girarsi e avviarsi verso l'uscita.

- Aspetta, sono troppi questi soldi- Le urlai dietro cercando goffamente di raggiungerla.

- Comprati un paio di scarpe col tacco, elfo! - Urlò prima di lasciar richiudere la porta alle sue spalle con un piccolo tonfo.

Mi guardai attorno imbarazzata e alcuni ragazzi, seduti sui divanetti, mi stavano osservando divertiti, sussurrando qualcosa tra di loro. Cercai di non lasciarmi rovinare il primo giorno di lavoro tornando dietro al banco per iniziare a sistemare le stoviglie.

La tazza vuota di Christina mi fece venire la nausea. Lungo il bordo c'era uno spesso strato di rossetto bordeaux incrostato. Lo sciaquai schifata e i miei pensieri volarono al povero Alexander. Chissà a cosa pensava mentre la baciava ? Era disgustato anche lui dal suo rossetto oppure gli piaceva quando si sporcava?.
Non eri gelosa?.
No, non ero gelosa! Ci ero solamente rimasta male quando l'avevo visto scappare via. Nulla di più.

Le successive tre ore passarono velocemente. Mentre ero intenta a terminare la pulizia della macchina del caffè, sbucò fuori il mio capo dai meandri della cucina.

- Samantha, puoi venire un secondo ? - Chiese Patrick asciugandosi le mani in un vecchio strofinaccio. Oggi non indossava la fede, probabilmente l'aveva tolta per fare qualche lavoro di manutenzione qui.

- Certo, arrivo subito- Mi avvicinai aspettando che Dicesse qualcosa. Avevo già una leggera ansia, speravo non avesse visto Christina entrare e offendermi.

- Domani partirò per Londra, dovrai coprire anche il mio turno - Lanciò un'occhiata all'orario  aggrottando le folte sopracciglia.  - Il tuo turno è finito, come mai sei ancora qui? Dovevi finire qualcosa ? - Al Joyce mi sfruttavano invece qui i ritmi erano molto più rilassanti.

The Perfect CureWhere stories live. Discover now