Capitolo 19

62 11 7
                                    

Come previsto dopo cena ci dirigiamo verso la base operativa, in macchina gli unici rumori provengono dal motore e dal riscaldamento. La strada ancora innevata è appena illuminata dai lampioni che costeggiano la lunga via, di notte il Ritrovo ha un aria differente quasi fosse un luogo immortalato in una vecchia fotografia in bianco e nero. Tutto appare tranquillo e immobile, al contrario del giorno in cui le persone si riversano per le strade creando un gran fermento.

I bambini non sono ammessi alle riunioni così per stasera Cristina e i suoi compagni sono stati invitati a passare qualche ora nell'atrio della scuola per quella che chiamano ricreazione serale, una serata a base di giochi di gruppo per tenerli occupati mentre gli adulti si dedicano alla riunione settimanale di aggiornamento. Da quel che ho intuito si tiene ogni giovedì.

Arrivati alla base una folla riempie l'intero parcheggio in attesa di entrare nell'edificio, mi domando come possiamo starci tutti là dentro, la sala riunioni in cui sono stata giusto qualche giorno fa non è così grande da accogliere ognuno di noi.

«Mettiti in fila e segui le altre persone, ci rivediamo qui non appena sarà tutto finito.» mormora Liam scendendo di macchina e allontanandosi a passo veloce dall'altro lato dell'edificio.

Per qualche minuto rimango immobile vicino alla macchina scrutando la folla e ascoltando il loro chiacchiericcio, spaesata mi avvicino ad un gruppetto di ragazzi poco più grandi di me. La fila avanza velocemente e appena varco l'entrata noto subito come i pannelli che dividevano in salette il vecchio hangar siano stati rimossi per creare un enorme spazio.

L'unica cosa invariata sono i grossi aeroplani appesi al soffitto, sorrido al pensiero di Liam entusiasta nel farmeli notare. Inconsciamente lo cerco tra la folla e credo di riconoscerlo in un puntino lontano vicino al palco dove Leda e Jeremy fanno la loro entrata. Come l'altro giorno il silenzio avvolge la sala, spezzato solo da qualche colpo di tosse, trovo un posticino in un angolo riparato dalla corrente gelida che sferza dalla serranda rimasta alzata.

«Buonasera Resistenza.» la voce di Leda risuona forte sopra di me, alzo lo sguardo e noto un altoparlante, una ragazza accanto a me fa lo stesso.
«Non porto buone notizie, ahimè.» da questo punto è impossibile decifrare la sua espressione ma il lungo sospiro che emette rimbomba nella cassa, una marea di emozioni mi inchioda nel mio angolino.
Paura, sorpresa, rabbia, frustrazione.

«La notte scorsa abbiamo perso traccia di un nostro battaglione,» continua mentre un mormorio accende la sala «non abbiamo più avuto notizie, fino a qualche ora fa.» lascia passare qualche secondo e tutte le emozioni della Resistenza si riversano dentro di me, bloccandomi il respiro, mi porto la mano al petto e cerco di inghiottire l'aria con grosse boccate.

«Richard Galles è l'unico sopravvissuto ad una imboscata degli Scarti.» la voce di Leda viene offuscata dal  brusio forte e assordante che mette quasi fine al funzionamento dei miei polmoni.
«Ora è in sala operatoria, nelle mani del dottor Kelsey.» una donna poco più avanti di me inizia a singhiozzare e un'uomo la sorregge con fare premuroso, tutti i presenti sono in balia di emozioni contrastanti, disperazione, furia, incredulità. Ed io le sento trapassarmi il petto con una tale violenza da cadere a terra, mi afferro le ginocchia cercando di scacciare tutto questo dal mio corpo, ma inutilmente. Più Leda parla e più tutto si intensifica.

«Richard prima di svenire è riuscito a informarci che il Governo ci sta cercando.» l'altoparlante rimbomba nelle mie orecchie perforandomi i timpani, mi sembra di essere dentro ad una giostra di emozioni non mie da cui non posso scendere.

DICIOTTO - Il dominio della psicheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora