VI

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Diana portò una piccolissima pasticca bianca alle labbra, e la masticò come una caramella. Un sapore familiare di vaniglia e zucchero si propagò per tutta la sua bocca.
— Pillole?
Chiese Alberto, bevendo un sorso del suo caffè.
— No, no. Lattasi.
Scosse un po' la testa lei, per poi iniziare a bere il suo cappuccino con latte vegetale.
— Ah, sei intollerante al lattosio? Pensavo fossi vegana.
Osservò lui, spezzando la punta del suo cornetto e mangiandola.
— Mangiare un cornetto da vegana non è il massimo.
Sorrise un po'. Alberto si accorse di non averla mai vista sorridere. Aveva un incisivo un po' più lungo dell'altro. Era un dettaglio molto carino da notare, dava un tocco di personalità al suo volto.
Diana non chiese nulla durante la colazione, non era il suo forte dimostrarsi interessata in altre persone. Se lui avesse detto qualcosa, lei avrebbe ascoltato, ma non riusciva a domandarsi nulla osservando il viso del ragazzo. Anzi, aveva paura di ciò che poteva raccontare, dopo che aveva accennato a qualche cosa del genere "festa", "vomito" e "collassato", tentando di spiegare cosa fosse successo il giorno prima e la motivazione della telefonata durante la notte.
Alberto iniziò a spiegare che produceva musica, che stava andando piuttosto bene, e che aveva intenzione di darsi una calmata perché era stanco. Doveva trovare la sua tranquillità, ormai le sue canzoni si stavano facendo decadenti, e non gli piaceva specchiarsi in quelle precise onde sonore. Voleva "sintonizzarsi su altre frequenze", se-sai-cosa-intendo.
A Diana non piaceva come parlava Alberto.
Era poco serio, sembrava tutto incerto ed una sorta di presa in giro. Aveva il tono di chi si promette di smettere di fumare, per la quindicesima volta in un solo anno. Tuttavia, lei non lo conosceva, e non voleva dedicarsi troppo a questo suo pregiudizio.
Si limitò ad annuire in silenzio.
La prima volta che si erano visti, aveva parlato molto del suo progetto, lo aveva sicuramente annoiato. Doveva in qualche modo ricambiare. Tuttavia, se già si inizia con questa scambievole pietà ed il trovarsi insopportabili, non si inizia davvero male?
Tentò di non pensarci. Non era così importante.
Alberto non vedeva oltre i capelli dorati attorno al suo viso, la trovava davvero bella, seppure avesse quell'espressione arrabbiata ed infastidita, e sembrasse non stare ascoltando per ripetersi nella mente qualche canzone tradizionale del coro dell'Armata Rossa.
Aveva gli occhi contornati distrattamente da una matita nera, la sua bocca aveva gli angoli rivolti verso il basso.
Alberto si chiese se l'avrebbe mai vista felice.
Non sembrava una persona che si cede alla felicità.
Era di una bellezza quasi austera.
— Non parli molto?
Lo chiese con un sorriso dai denti perfettamente dritti, si passò un dito sotto un occhio per grattare la guancia.
Diana alzò lo sguardo con un'espressione stupita.
— Ma che dici, ti ho riempito la testa l'ultima volta.
Rispose con una punta di imbarazzo, tornando seria.
— Avrai parlato sì e no cinque minuti, se quello è riempire la testa... poi mi interessava. Sembravi appassionata.
Gli occhi blu guizzarono al suo volto e poi ancora alla schiuma ormai dissipata del cappuccino.
— Grazie.
Sibilò lei, sentendosi il cuore allargare per un attimo.

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