Capitolo 1 - Ovvie conclusioni

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«Dovresti provarci.»

Chloe si piegò per sussurrare all'orecchio di Louis, che si grattò la nuca in un mormorio incerto. Gli occhi chiari continuavano a fare su e giù dal tavolo al bancone, dove un giovane barista dai capelli bianchi si occupava di servire i clienti che affollavano il locale. Era più grande di loro di almeno tre o quattro anni, o forse era la corta barba sagomata a dargli un'aria più matura. Mascella squadrata e fisico asciutto, stretto in una camicia nera che aveva attirato lo sguardo di Louis come un magnete da quando avevano superato l'ingresso.

«E cosa gli chiedo, se vuole andare a bere qualcosa? A un barista?» mugolò affranto, sfiorando il sottobicchiere di legno con le dita. Chloe fu tentata di prenderglielo: quand'era preoccupato o distratto, Louis si accaniva su qualsiasi oggetto avesse a disposizione, finendo per distruggerlo.

Lo lasciò al suo gioco, e invece ridacchiò.

«A me non dispiace quando lo fanno» ammise, rigirandosi una ciocca tra le dita. Aveva lasciato sciolte solo quelle ai lati del viso, raccogliendo il resto in un due crocchie alte. Il barista l'aveva scambiata per una ragazzina e si era rifiutato di servirle da bere, ma chiarito il malinteso le aveva offerto alcuni stuzzichini per scusarsi.

Quella cortesia aveva disteso le labbra di Louis che per poco non aveva sbagliato la sua ordinazione, recuperando il controllo dopo un iniziale ingarbugliamento di lettere. Ora i loro bicchieri erano pieni per metà e degli stuzzichini non restava che la ciotola vuota, ma Louis non faceva che fissare il barista di nascosto, fingendo disinteresse quando si voltava nella loro direzione. Allora cambiava posizione e invertiva la mano che sorreggeva il mento sottile, puntando gli occhi chiari in direzione del palco su cui l'esordiente di turno stava allietando la sala con la sua musica.

Una volta a settimana il Baffo Rosso permetteva a chiunque di suonare o cantare, con la limitazione di una singola esibizione a sera a meno che il pubblico non chiedesse a gran voce il contrario. Chloe non aveva ben compreso le regole per partecipare - alcuni suonavano senza accompagnamento musicale, alcuni il contrario, e solo pochi offrivano brani originali - ma era interessante ascoltare la diversità di voci e generi che si alternavano, così distanti dalla musica a cui era abituata. Quasi mai era in grado di distinguere uno stile dall'altro, ma le piaceva; e ancora di più amava osservare quei dilettanti. Forse non avrebbero regalato la brillante esibizione di un professionista a livello tecnico, ma compensavano con l'emozione del debutto dipinta sul volto, quel miscuglio di estasi e tensione che li accompagnava sul palco e impregnava ogni verso. Sarebbe volentieri rimasta in silenzio, persa nell'ascolto e nella contemplazione: le sembrava di riuscire ad assorbire quelle sensazioni, paura e speranza facevano parte di lei e non come mere informazioni da processare, bensì come se fosse lei stessa quella sul palco.

Era la musica ad avere quel potere o erano le persone? O forse un po' di entrambe?

L'unica certezza era che non serviva alcuna canzone per intuire i sentimenti di Louis, che seguiva i movimenti del barista con un tale rapimento da farla sorridere.

«Non ti sei ancora deciso?» domandò Mindy, di ritorno dal bagno. Si fece spazio per sedersi sulla panca accanto a Louis, chiudendo il kautiano tra lei e l'amica. «Guarda che non ti mangia mica, eh: il peggio che può capitare è un rifiuto. Sta pure lavorando, quindi neanche può trattarti male, meglio di così si muore.»

Louis però arricciò il naso. «È un po' difficile ascoltare i tuoi consigli se mi viene da rispondere "proprio tu parli?".»

Mindy prese fiato per ribattere, ma cambiò idea: schiuse le labbra a formare una piccola "o" quando vide il barista aggirare il bancone per accogliere tra le braccia una brunetta, così minuta che la custodia della chitarra che portava a tracolla sulla schiena sembrava sul punto di schiacciarla.

AirinessWhere stories live. Discover now