Capitolo 4 - Costellazione

46 11 201
                                    

Chloe si incamminò adagio tra le sedute, avendo cura di tenersi sulla sinistra. Il Lilium Ortesi era un teatro di misere dimensioni, tanto che la platea non era spezzata da alcun corridoio - la struttura classica del teatro hedeano ne richiedeva almeno tre, due verticali e uno orizzontale - ma il soffitto e le balconate delle piccole logge sfoggiavano incantevoli affreschi. Un giglio bianco era il cuore di una composizione floreale che abbracciava l'intera struttura, stiracchiandosi con rami sottili e foglie che accoglievano petali coloratissimi. Sarebbero stati magnifici senza le decorazioni dorate che riempivano ogni angolo vuoto, soffocandoli con i ghirigori che lo stile imperiale ostentava con vanto, ma erano certo più gradevoli delle pitture angeliche che di norma caratterizzavano gli antichi palazzi di Hedea.

Irene la seguiva con le mani strette attorno alla tracolla, che ogni tanto liberava per sistemare le pieghe della vaporosa gonna floreale. Le ballerine nere le donavano più degli stivali, esaltando le gambe morbide velate da calze sottili, e l'abito aveva una scollatura a barca più ampia sulla schiena, mettendo in mostra i piccoli nei che la attraversavano come una costellazione. Era stata Irene a definirli così: da piccola, le aveva raccontato, trascorreva ore allo specchio cercando di disegnare una qualche immagine tra quelle stelle scure, credendo che se ci fosse riuscita sarebbe giunto un angelo per esaudire un suo desiderio.

Non aveva avuto successo, però. E Chloe non era di certo un angelo, ma quanto al suo desiderio forse poteva qualcosa.

«Sediamoci qui, così non rischiamo di disturbarlo» sussurrò ad Irene, guidandola verso una fila di sedie a metà distanza dal palco. «Ci raggiungerà quando avrà finito di esercitarsi.»

Irene però restò immobile, gli occhi sbarrati puntati verso il palco. «Quello è Ianteh Zeppeli?» mormorò, pronunciando con cura ogni sillaba. «Hai detto di conoscere qualcuno nel teatro, non di conoscere Ianteh Zeppeli! Sul serio sei sua amica?»

«Sì, certo.» Chloe si umettò le labbra, piegando la testa di lato. «A dire il vero, l'anno scorso siamo stati insieme. Per qualche mese.»

«Sei stata fidanzata con Ianteh Zeppeli?»

C'era una tale meraviglia nei suoi occhi che Chloe non poté fare a meno di ridacchiare. «Non sapevo che fossi una sua ammiratrice.»

«Chiunque sia un vero appassionato di teatro è un suo ammiratore, e chi dice no mente. Sante Stelle, non riesco a credere che sto per incontrarlo sul serio!»

Chloe ridacchiò di nuovo, spostando lo sguardo sul palco. Ianteh non godeva della fama di un attore di Modreja, i cui nomi erano noti persino a chi non aveva mai visto uno spettacolo, ma nel pensarlo le veniva naturale aggiungere un per ora. C'era chi aveva talento, chi dedizione e chi passione; Ianteh aveva tutte le cose. Il monologo che stava recitando dava vita al palco vuoto e ombroso, e Chloe dimenticò persino che fosse una recita fin quando non lo sentì chiamare il suo nome.

Ianteh svanì dietro le quinte e riapparve poco dopo da uno degli ingressi laterali, avvicinandosi a loro con un ampio sorriso. Il suo volto sembrava scolpito dal più talentuoso artista hedeano: tratti armoniosi e delicati, naso dritto e pelle priva di imperfezioni. Non un velo di barba - Ianteh l'amava negli altri quanto la odiava su se stesso - e sopracciglia rifinite, più scure dei ciuffi biondo miele che spingeva morbidamente all'indietro. Contornava gli occhi con una linea sottile di kajal nero, che rendeva il suo sguardo più penetrante.

Le iridi avevano la stessa sfumatura del Sihir, che era ancora considerato un buon presagio in molte città di Sayfa. Qualcuno sosteneva che avere occhi o capelli di quel viola indicasse l'essere per certo un Dotai, sebbene la scienza continuasse a smentirlo. E Ianteh in effetti era un Dotai, anche se non aveva sviluppato nessun Naru; sapeva condurti a una Fonte o a una Cava con precisione, però, ed era una capacità pagata profumatamente. Chloe riusciva a percepire la loro vicinanza solo quando erano abbastanza vicine da poterle vedere.

AirinessWhere stories live. Discover now