#11 - Estratto da "Cuore di piovra"

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Di AndreaElvia

«Mio figlio non è un finocchio, la deve smettere di conciarsi come se lo fosse.»

Edoardo ride così forte da sembrare la caricatura di se stesso. Un pazzo fuori di testa. Alessandro quasi fatica a guardarlo, vorrebbe trascinarlo dentro casa e dirgli di riprendersi. Riesce soltanto ad allungare la mano verso di lui e prenderlo per un polso, come si fa con i bambini quando si ha paura che si mettano a correre in mezzo alla strada e una macchina li possa investire.

Edoardo si volta verso di lui: «Ma tu, non gli dici niente?»

«Non capisci che non serve? Io non sono gay e mia madre non è alcolizzata: siamo una famiglia modello.»

Il padre si fa avanti, alzando la voce: «Che hai detto di tua madre?»

«Che preferisce crepare di cirrosi epatica che guardarti da sobria.»

Il suono secco di uno schiaffo si diffonde nell’aria. Alessandro rimane impassibile. L’idea che il padre perda le staffe davanti ad altri gli infonde un senso di superiorità che lo esalta. Edoardo non prova lo stesso, così gli va sotto. Non ci crede che quell’uomo di merda sia il padre dell’altro, ma poi si ricorda: i suoi genitori sono mali incurabili, parassiti impossibili da estirpare, come la madre di Salua e quel pezzo di merda del padre di Amelia. Una collezione di cancri, che li consumano da quando sono al mondo, hanno nomi diversi ma sono fatti della stessa, identica, merda.

«Colpisci me, forza!» lo esorta, lo sfida. Gli respira addosso in punta di nervi. Alessandro lo tiene: non gli farà fare quello che ha già visto al Jungle.

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