6-Dipende

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Pensare fuori dagli schemi, difficile, quasi impossibile per uno come Tobio. La pallavolo era fatta di regole precise, raramente non venivano seguite e, se anche non lo fossero state, ci sarebbe sempre stato un fine comune per tutta la squadra: mandare la palla nell'altro lato della rete.

Anche nella sua mente tutto seguiva sistemi precisi. Lui era come un astronauta in un piccolo sistema solare: le orbite dei pianeti sarebbero state sempre le stesse.
Tutto nella sua vita era fatto di schemi e non pensava nemmeno che potessero essere superati.

Anche il mondo sembrava seguirli, come il sistema scolastico. A Tobio non piaceva studiare ma quella precisione quasi schematica di quel sistema, quella gli piaceva. Era tutto preciso, tutti stavano a quelle regole, tutto era ordinato.
Ma in quei sistemi, c'era sempre una rotella fuori posto, c'era sempre qualche pianeta con delle sue eccezioni, qualcosa che usciva fuori da quelle regole. Da qualche tempo aveva perfettamente capito che quella cosa fosse Hinata Shoyo.
Lui era fuori dagli schemi tanto da riuscire a stupire Tobio, da farlo divertire.

Ogni giorno si faceva a turno per pulire la classe, quel sistema a turni gli piaceva, perché era ordinato. Anche pulire gli piaceva, portava tutto all'equilibrio iniziale. Quel giorno era il suo turno. Metteva in ordine, annaffiava le piante, cancellava la lavagna, puliva ogni superficie, svuotava i rifiuti. Quando toccava a lui pulire la classe splendeva da cima a fondo e tutto era ordinato.

Uscì fuori per buttare la spazzatura, su quel cancello trovò un'altra rotella fuori posto. Un centrale dai capelli corvini, di una scuola lontana chilometri dalla loro, che poggiava sul cancello. Appena lo vide, salutò Tobio con la mano.
«Kuroo-san, cosa ci fai qui?»
«Oh, ciao Kageyama-kun. Sai, sto aspettando un certo Tsukishima, è il suo compleanno.»
«Oh.»
«Quando lo vedi digli di uscire.» Kageyama fa una smorfia.
«Sai, non è che mi stia tanto simpatico il tuo ragazzo, ma lo farò.»
«Grazie, Kageyama-kun. E a te come va?»
«Abbastanza bene.» rispose Tobio freddamente cercando di non far trasparire nulla dei sentimenti di quel suo periodo.
«Con la squadra?»
«Bene.»
«Con Hinata?» Arrossì, ma cercò di mantenere la faccia più neutra che potesse fare.

«Quindi?»
«Bene, abbiamo avuto un periodo di incomprensione, però ci stiamo capendo.»
«Oh, ma io non intendevo questo, capiscimi.» Kageyama si maledisse mentalmente per aver parlato con Kuroo Tetsuro, quel tizio era così astuto che, in qualche modo, riusciva sempre a farsi dire ciò che voleva. Kuroo fece un sorriso sghembo mentre aveva le braccia incrociate ed era appoggiato al muretto del cancello.
«Cioè, non penso che gli piaccio in quel senso...»
«È successo qualcosa dal punto di vista fisico
Kageyama ebbe la conferma di aver avuto una pessima idea.
«Solo abbracci ogni tanto e un bacio sulla guancia da parte sua. Ma nulla di che.» Kuroo alzò un sopracciglio.
«Siamo uomini, non diamo baci sulla guancia tanto per fare.»
«Ma Shoyo è fatto così.»
«E adesso lo chiamiamo anche per nome?»
Kageyama sbuffò.
«Senti, Kageyama-kun, una qualsiasi persona ti direbbe che siete cotti l'uno dell'altro, allora ti serve una mano per capire che gli piaci oppure aspetti che ti metta la lingua in gola?»

Kageyama sentì la faccia andargli a fuoco.
«Se no c'è sempre l'opzione di mettergliela tu, la lingua in gola, così nel caso avrai una vera e propria conferma. Devi essere diretto, siamo uomini.»
«Devo andare.» Kageyama sembrò quasi dirselo da solo, come per obbligarsi ad andarsene da quella conversazione. Era molto imbarazzato e non voleva andare oltre, ma sentiva che Kuroo aveva smosso qualcosa in lui.
«Non lo dirò a nessuno, tranquillo. Tu non dovresti neanche sapere che ho un ragazzo, quindi credo di essere in debito con te.»
Nella mente di Tobio riaffiorano i momenti di quel ritiro estivo, quando, per caso, vide Kuroo e Tsukishima baciarsi nei corridoi mentre lui voleva solamente andare in bagno.
Si girò per tornare verso scuola
«La spazzatura!» fece Kuroo dopo qualche passo dell'altro.
Si girò e prese in mano il sacchetto
«Io ci farei un pensierino su quello che ti ho detto, poi se vuoi lasciare il gamberetto e andare avanti sono scelte tue. Ricordati di chiamarmi Tsukki!»
«Sì.» disse Kageyama quasi sottovoce mentre si allontanava.

Tobio non si era accorto che la sua orbita intorno a quel suo piccolo sistema solare, non era mai stata fissa. Lui poteva tranquillamente avvicinarsi al Sole, che ammirava da lontano silenziosamente. Non sapeva che le rotelle fuori posto non creavano solo sistemi sbagliati, ma anche sistemi nuovi e pienamente funzionanti; quindi, Shoyo non avrebbe rovinato nulla nella sua vita. Kuroo aveva cercato di farglielo capire con parole adatte al suo tipo di persona, quindi molto, molto, dirette.

A fine allenamento in un angolo c'erano Yamaguchi e Tsukishima seduti a parlare.
Mentre si avvicinava Kageyama si guardava intorno.
«Tsukishima.»
«Che vuoi?»
«C'è il tuo ragazzo fuori.»
«Cosa? Va bene.» Tsukishima sospirò cercando di trattenere un sorriso, poco dopo uscì dalla palestra.
Questo diede da pensare a Tobio, una persona riusciva a fare questo ad uno come Tsukishima?
Yamaguchi sospirò, anche se non era un sospiro triste, ma sollevato.
«Quindi lo sai anche tu?» Yamaguchi era rannicchiato con la testa sulle gambe.
«Si...» Tobio era rimasto in piedi.
«Sai, sto molto meglio da quando Tsukki sta insieme a lui. Quella è la persona giusta per lui, è diverso, in bene» Tralasciando quell'ultima parte – su cui Kageyama non era per niente d'accordo- pensò a quelle parole.
«La persona giusta...» ripeté a bassa voce. Quelle parole gli rimbalzavano in bocca, con delle pause più lunghe l'una dall'altra per scandirle bene. Com'era questa persona giusta? Come doveva essere? Forse si era impegnato a seguire la persona sbagliata?

«Sì, la persona giusta... vorrei avere il coraggio di buttarmi a conoscere qualcuno per trovarla anch'io, Tsukki ha rischiato di farsi scoprire da quasi tre scuole...» disse Yamaguchi.
Come si trovava il coraggio di parlare a qualcuno? Kageyama non lo sapeva, preferiva sicuramente stare zitto che parlare a qualcuno. Le parole erano un'arma a doppio taglio, gli era sempre stato detto e l'aveva subito sulla sua pelle. Le parole gli avevano fatto creare un muro molto alto e robusto tra lui e suoi vecchi compagni di squadra. Quelle parole lo avevano fatto diventare un re tiranno e dittatore. Lui non amava le parole e per lui era più facile esprimersi attraverso la pallavolo. La poesia che scriveva ogni volta che giocava stava diventando pian piano una canzone d'amore per il suo attaccante. Tra tutte le persone lui e solo lui, Shoyo, aveva usato le parole per abbattere quei muri, quella reazione chimica di cui aveva parlato il professor Takeda era avvenuta. Shoyo avrebbe schiacciato ogni sua alzata, bella o brutta, corta o lunga, precisa o meno precisa: questa era la più bella dichiarazione che qualcuno gli potesse fare.
Tobio, la persona giusta nella sua vita, l'aveva già trovata.

Eccomi qui un giorno dopo il solito. Come avevo detto, questa settimana doppio aggiornamento(per recuperare dalla scorsa) e la prossima pubblicherò anche una one shot KuroTsuki collegata a questo capitolo. Avevo bisogno di scrivere un po' della mia comfort ship spero che la leggiate se la apprezzate anche voi.

Non dimenticatevi di commentare e votare! Alla prossima.

-J

Dipende [KageHina]Where stories live. Discover now