8-Dipende

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I giorni di settembre erano passati così velocemente che si faceva ancora fatica a credere di essere nel pieno di ottobre. L'aria fresca, l'avvicinarsi dei campionati, gli allenamenti, Hinata. Tutto questo era quello che era significato a Tobio.

In quel momento si stava rigirando nel letto cercando di svegliarsi mentalmente, era un giorno come un altro. Il suo cervello ancora non riusciva a collegare bene- essendo attivo da pochi secondi- e stava lì immobile ascoltando il rumore assordante della sveglia che riempiva la stanza da qualche minuto. Quando riuscì finalmente a spegnerla andò a fare colazione, si preparò e si diresse a scuola.

Addosso aveva una grande felpa, nello zaino il cambio con la divisa scolastica- che avrebbe messo dopo il primo allenamento del mattino-, i libri e il bento con il pranzo amorevolmente preparato da sua madre. I suoi capelli erano sistemati scrupolosamente ma il venticello continuava a scompigliarli e ogni tanto alzava una mano per cercare di sistemarli di nuovo. Quella mattina faceva più freddo delle altre, le mani di Tobio erano, per questo, posizionate nelle morbide tasche della sua felpa e non avevano per niente intenzione di uscire. L'unico rumore che si sentiva era il portachiavi a forma di palla Mikasa che rimbalzava sulla cerniera del borsone scuro, creando un bel contrasto e facendo spiccare il suo giallo-blu indistinguibile.

Si sentì anche il suono improvviso del campanello di una bici che fece girare di scatto Tobio e gli fece formare un sorriso timido in faccia.
«Tobio!» Hinata tolse una mano dal manubrio per scuoterla in aria.
«Idiota, attento a non farti male!»
Frenò e proseguì a piedi accanto a Tobio, per poi rispondere con un finto tono lamentoso. «Guarda che sto attento!»
«Ah sì? Tu?»
«Baka!» poi risero insieme.

Ridere, una cosa che Kageyama non faceva poco prima di conoscerlo, aveva imparato solo grazie a lui. Pensava che sorrisi come quelli stonassero molto su un viso come il suo ma Shoyo infondeva gioia a chiunque con i suoi raggi splendenti.
«Ehi, aspetta!» Tobio si fermò di colpo, Shoyo sembrava stranamente serio.

Si voltò con una faccia confusa, poi le mani di Shoyo lo presero di colpo e lo trascinarono a sé facendo scontrare le loro labbra. Faceva ancora un certo effetto a Tobio, non erano ancora fidanzati, o almeno non se l’erano mai chiesto si potevano considerare amici intimi. Ma quei baci erano diventati leggermente più lunghi, felici, sorridenti, scherzosi e appassionati, scuotendo sempre qualcosa all'altezza dello stomaco. A Tobio piacevano ogni giorno di più, baciarlo e farsi baciare, ma non l'avrebbe mai ammesso. Ma in fondo il fidanzamento era solo un costrutto, lo avevano detto tutti e, anche se Tobio li seguiva sempre, a volte faceva bene uscire dagli schemi.

Si allontanarono e la bocca di Kageyama si aprì leggermente denotando un leggero stupore. Le sue guance erano arrossate e i capelli scompigliati dal vento -ma mai quanto quelli di chi si trovasse davanti, quei folti capelli color rame non sapevano restare un attimo fermi. Shoyo sorrise per poi iniziare a correre.

Kageyama sembrò riprendersi dallo stato di trance che aveva assunto.
«Idiota, non vale così!» Hinata rise.
«E invece sì! Poi è sempre bello vedere la faccia che fai!»
Cercò di raggiungerlo ma Hinata attraversò il cancello prima di lui.
«Ho vinto!» un attimo dopo anche Tobio lo raggiunse.
«Ti ho detto che non vale.»
«Invece si.»
Allora Shoyo lo prese per il braccio, corse fino alla palestra - come se i metri fatti fino a poco prima di scatto non fossero mai esistiti - e tirò a sé Tobio dietro ad un muretto. Di nuovo il contatto tra le labbra.
«Per me vale.» Si alzò e si sedette sui gradini della palestra, aspettando qualcuno per farli entrare. Kageyama subito dopo si mise accanto a lui.

«Ma quindi, state insieme?» Quella domanda, uscita dal suo stesso telefono, gli rimbombava in testa. Stare insieme. Kageyama non avrebbe mai potuto negare il fatto di averci pensato, ma era insicuro. C'erano delle regole sullo stare insieme? In fondo lui e Shoyo si vedevano ogni giorno, si erano già dati il primo bacio, però Tobio non riusciva a rispondere a quella domanda. Cosa avevano in meno loro delle persone che stavano insieme seriamente? Una domanda non posta? Un'organizzazione dei ruoli che non avevano dato eppure per gli altri era necessaria. Perché, se non avesse posto quella domanda non sarebbero stati considerati così?
Intanto dal telefono di Tobio si sentono delle voci confuse «Tobio? Ci sei?»

«Hm? Sì.» Ritornò alla realtà, aveva fatto troppi ragionamenti e il suo cervello era andato in tilt, come era successo varie volte in quel periodo.
«Pensavo che fosse andata via la linea. Allora? L'hai sentita la domanda?» Si, eccome, anche troppe volte nella sua testa.
«Beh, non lo so, davvero.»
«Cosa?»
«Se stiamo insieme.»
«Davvero?»
«Non gliel'ho mai chiesto, non è così facile, Koharu» la voce femminile dall'altro capo del telefono sbuffò
«Uff, va bene. Sei davvero difficile, Tobio.» Sapeva di non essere esattamente il tipo più comprensibile di tutti ma in quel caso non si sentiva difficile. Era normale sentirsi così per una cotta, no?

«Sentiamo un po' perché dovrebbe essere facile.»
«È solo una domanda! Non sei un chiacchierone però dovresti farcela a mettere due parole unite, no?» Non con Shoyo, con lui era complicato riuscirci.

Koharu era forse una delle persone che lo capiva meglio però in quel momento era incompreso, lo percepiva nell’animo, proprio perché non era un chiacchierone non riusciva a farsi capire.
«La nostra non è una famiglia di chiacchieroni, lo sai. Non posso uscirmene a caso con una domanda del genere.»
  «Ma si tratta di te, non importa la “fama” dei Kageyama, pensa al fatto che vi piacete e che vi siete baciati.»
Aveva ragione ed era successo anche più di una volta, ogni volta che si vedevano. Però si aggrappò su l'unica frase che gli rimase in mente anche nei giorni successivi: è solo una domanda.

Solo una domanda che gli faceva avere le mani sudate e il cuore troppo veloce per un giorno intero, mentre provava a ripeterla a mente o allo specchio. Solo una domanda che lo portò a pensare più del dovuto, la stessa che gli fece cercare con ansia il momento preciso per parlare per tutto il pomeriggio.

Si erano di nuovo ritirati in quel parchetto ma questa volta non erano a giocare nel solito campo da pallavolo, attrezzato con una rete accroccata e linee scolorite, ma erano in un angolo, più appartati a parlare e a godere della presenza reciproca.
In poco tempo potevano passare dal parlare di vari argomenti–solitamente pallavolo– all'unirsi di nuovo in quei baci, che riuscivano a farsi sentire di più di quelle parole che si scambiavano.
Non si erano posti il problema di capire cosa fossero all'inizio, non importava se loro stessero insieme. Fino al loro bacio chiunque parlava e gli consigliava di ignorare le regole sociali e ora tutti volevano sapere se si fossero veramente messi insieme. Per quello Tobio non riusciva a non pensarci. Perché tutto quello? Cosa importava allora della reazione chimica e di quelle cavolate che aveva sentito in vari discorsi? Le reazioni chimiche non chiedono il permesso per accadere.

Però quasi si dimenticò di tutte queste domande quando le loro labbra si incontrano, in quei secondi in cui il suo cervello vagava nell'universo del suo piccolo sole.
«Cosa siamo noi?» Le parole gli sfuggirono dalla bocca tra un bacio e l'altro, forse pensate per essere un pensiero ma nate troppo rumorose per restarlo.
«Due ragazzi.» Shoyo rispose convinto.
«Oh, io però intendevo... in un altro senso.»
«In un altro senso? Non lo so allora cosa siamo noi.»
Seguì un silenzio assordante, Tobio riuscì quasi a sentire le sue guance bollire e diventare calde. Le sue mani stavano venendo intrecciate in quelle di Shoyo, che le prese tra le sue e iniziò a giocarci e manovrarle come se fossero gemme preziose, non destando, almeno esternamente, particolare attenzione a quella domanda.

«Secondo me siamo solo Shoyo e Tobio, niente di più. Non ci servono titoli strani per essere noi, no?» Ora Tobio capiva perché al centro di quel suo sistema solare ci fosse proprio Shoyo, nessun altro avrebbe potuto esserci. Nessuno l’avrebbe pensata così, come voleva lui.
«Quindi, se gli altri ce lo chiedono?»
«Scegli tu, potremmo essere amici, fidanzati, non mi interessa! Sei proprio scemo quando fai così.»
Tobio socchiuse la bocca e guardò il prato, tutti i colori di quel parco erano più ingialliti con l'arrivo dell'autunno.
Delle labbra si posarono sulle sue, delicatamente e per pochi secondi, un bacio delicato e dolce, completamente diverso rispetto a quelli scambiati fino a poco prima.
Un sorriso da parte di Shoyo che Tobio cercò di riconsegnare con una leggera flessione delle sue labbra. Erano e sarebbero stati solo Tobio e Shoyo, il resto non importava, non è mai importato il resto, in fondo.

Grazie per aver letto questo capitolo!
Ho avuto davvero tanto tempo per scriverlo e finalmente sono tornata!

!!!
Avviso che dal prossimo capitolo ci saranno degli SPOILER del manga che non riguarderanno in alcun modo nessuna delle partite dei tornei.
Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Ricordatevi di votare e di dire cosa ne pensate!
Alla prossima!

-J

Dipende [KageHina]Место, где живут истории. Откройте их для себя