Capitolo 9

24 9 5
                                    

Rebekah

- Sono a casa -.

Sento i passi di mia madre battere pesantemente sul pavimento mentre si affretta a raggiungere l'ingresso. È tardissimo, sono già pronta alla paternale che mi rivolgerà, che infatti non tarda ad arrivare.

- Becky ma dove sei stata? Hai idea di quanto ero preoccupata, sono ore che sei sparita e non sapevo... - allontano la sua voce e mi isolo con la mente, non ce la faccio proprio ad ascoltarla. Che giornata assurda, ho bisogno di farmi un lungo bagno e sprofondare nel mio letto per dimenticarla.

- ... e inoltre il notiziario sta dando la notizia dell'esplosione di una stazione della metropolitana e il ritrovamento di un cadavere -

Questo attira la mia attenzione, provo a fermare il fiume in piena di parole che mi sta riversando addosso e procedo lungo il corridoio per entrare nel salotto dove mio padre sta guardando la televisione. C'è un servizio in diretta dalla stazione dove il giornalista afferma che l'ipotesi formulata al momento è l'esplosione di una bomba. Non possono neanche lontanamente immaginare cosa sia successo davvero li sotto.

Il servizio continua con la notizia di un negozio distrutto nei pressi della stessa stazione e il ritrovamento di un cadavere al Boston Public Garden, al momento non si conoscono le cause della morte ma si ipotizza che si tratti di omicidio. Deve trattarsi del senzatetto di cui ci ha parlato Lily. Il giornalista conclude invitano tutti i cittadini alla massima prudenza finché non si capiranno le cause di questi avvenimenti.

In bocca al lupo. Se riuscite a capirle spiegatele anche a me.

- Questo mondo sta andando a rotoli - è l'unico commento di mio padre a tutto quello che ha sentito. Sentendomi sospirare si accorge della mia presenza dietro le sue spalle.

- Tesoro ci hai fatto preoccupare. La prossima volta almeno avvisaci altrimenti cosa lo hai a fare il cellulare? -

- Si papà, mi spiace. Ho perso la cognizione del tempo e non mi sono resa conto di quanto si sia fatto tardi -.

Anche mia madre ci raggiunge in salotto, sembra essersi completamente calmata. Fa sempre così: si sfoga, espelle una quantità esagerata di parole e riacquista immediatamente il controllo, come se nulla fosse successo. Mi chiede se ho voglia di mangiare qualcosa ma ho lo stomaco completamente chiuso, le mento dicendo di aver già cenato e mi dirigo verso il bagno. Prima che riesca a lasciare la stanza mio padre mi ferma.

- Domani mattina vieni in ufficio con me - mi blocco di colpo sull'uscio, irrigidendomi come si avessero colpita alle spalle. Provo a spiegare che avrei un impegno la mattina successiva e mi illudo di poter rimandare di un solo giorno ma ovviamente la risposta è negativa.

- È per il tuo futuro cara, che non può certo attendere. Domani vieni con me, fine della discussione -.

Una discussione prevederebbe che entrambe la parti possano esporre il proprio pensiero, questa è stata a senso unico, come sempre del resto. Neanche il giorno della mia laurea riesco ad ottenere una singola mezza giornata in cui io non debba occuparmi del mio "futuro". Al momento è inutile ribattere, quindi mi limito ad annuire con la testa e a raggiungere finalmente il bagno.

Dannazione.

Un bagno caldo ha sempre il potere di eliminare tutto quello che di brutto la giornata ti ha attaccato addosso e io di cose da sciacquare via ne ho parecchie oggi.

Non ho idea di come fare ad avvisare gli altri che domani non potrò esserci; siamo stati così sommersi dal sovrannaturale che una cosa ovvia come scambiarci i numeri di telefono non ci è venuta in mente. L'incontro con Judith avrebbe potuto mettere un po' di ordine nella mia testa e invece dovrò aspettare per farmelo solo raccontare. Pettino violentemente i miei capelli dopo aver finito di asciugarli, ancora nervosa per quanto accaduto con mio padre poco prima. Non ci sarà modo di fargli cambiare idea; mi trascinerà in quell'ufficio dove sarò encomiata da tutti i dipendenti che incontreremo per lo splendido risultato raggiunto con la mia laurea, poi passerò tutta la giornata ad ascoltare quanto sia difficile mandare avanti un impero economico come il suo e che presto tutto questo passerà a me. E se io non volessi che questo glorioso impero passasse a me? Dettagli, futili e irrilevanti. È tutta la vita che vengo preparata a questo, a ottenere i risultati migliori e a essere la persona e la figlia perfetta, quella che tutti i genitori vorrebbero e che tutti i figli dovrebbero imitare. Mi torna alla mente la prima lezione di vita che mi diede mio padre e che nel corso degli anni mi avrebbe imposto come mantra: non importa cosa hai dentro, che sia gioia o dolore, rabbia o calma, tu appari sempre con il tuo migliore sorriso. Se ti vedi vincente ti vedrà così anche il resto del mondo. Mi mise poi davanti a uno specchio e indicando il mio riflesso disse:

Le Cinque LeggendeWhere stories live. Discover now