𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐕 𝐩𝐭. 𝐈𝐈

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5.

Mise un piede fuori dalla chiesa, girandosi per guardarla un'ultima volta.


Non sarebbe più tornato lì dentro. Non da vivo, almeno.

Era davvero un'opera d'arte, degna del suo stile gotico partenopeo. All'interno si respirava un'aria piacevole di natura, grazie alle piante che crescevano nella serra, posta dietro la struttura e aperta al pubblico.

Oscar avrebbe tanto voluto conoscere quel posto molto, molto tempo prima.

Padre Ettore era forse una delle pochissime persone che avrebbe sempre ricordato. Quell'uomo, lo pensava davvero, era incredibile.

Dedito non solo alla vita religiosa e alla fede cattolica, ma soprattutto ai ragazzi, alle persone terrene, alla loro educazione e ai loro sentimenti.

Aveva reso quella piccola chiesa di periferia una vera e propria comunità, con una serra dove i ragazzini potevano piantare veri alberi e veri fiori, un teatro dove farli recitare, una biblioteca al piano superiore per introdurli alla lettura di famosi classici.

Un posto piacevole dove in molti si sentivano a casa. E aveva sperato, fino all'ultimo, che sarebbe stato così anche per lui.
Pur non credendo esattamente in Dio, aveva pensato che forse la sua vita non era del tutto da buttare. Se avesse avuto la possibilità di suonare, di piantare qualche fiore, di leggere e studiare in pace e serenità, magari sarebbe stato tutto più sopportabile.

Ma forse alcune cose non erano destinate a durare semplicemente. Era stato un ultimo mese rilassante, in compagnia della musica e dei suoi libri preferiti.

Andava bene così. Non aveva più bisogno di niente.

Sarebbe stato ancora per poco, ma ora sentiva di essere pronto. Quattro anni che aspettava il momento giusto per farlo e Oscar non voleva più attendere.

Davvero. Aveva fatto tutto quello che gli piaceva fare. Da solo, in solitudine, come lo era sempre stato.

Eppure anche così, non riuscì a sorridere. Avrebbe voluto farlo, in segno di ringraziamento per quella piccola comunità che lo aveva accolto un mese prima dal nulla, pur essendo totalmente ignaro della vita religiosa.

Ma non ci riusciva. Oscar ormai non sorrideva più da anni.

Chiuse gli occhi, respirando a sé l'aria piacevole che sapeva di rosmarino, una delle piantine della serra.

Ma non era davvero in pace, alla fine.

Perché l'aveva rincontrata. E andarsene ora gli sembrava quasi ingiusto, come se l'universo avesse voluto fargli un sadico scherzo, rimettendola sulla sua strada.

Quella ragazza era cresciuta. Ora avrebbe avuto sì e no circa diciotto anni.
Ed era molto cambiata, sicuramente. Se la ricordava con i capelli neri e più bassa e minuta del fisico alto e in salute che aveva adesso.

Però era lei. Era proprio Rosa. Ed era viva.

Almeno in qualcosa non aveva fallito.

Detto l'ultimo addio, Oscar voltò le spalle alla chiesa e a tutte le persone al suo interno.

Provò a scacciare l'immagine di Rosa che gli diceva di restare, senza riuscirci.

Fino alla fine, avrebbe rimpianto amaramente di averla incontrata di nuovo. E sperava, con tutto il cuore, che lei lo dimenticasse.

Rosa indelebile (In Revisione)Where stories live. Discover now