Capitolo 15.

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Provava terrore, tanta di quella paura, che si rese conto che in vita sua non ne aveva mai provata così tanta, in quel modo.
Non sapeva cosa fare, avrebbe voluto e dovuto inventarsi qualcosa, delle scuse ad esempio. Ma con Jennifer non poteva, probabilmente avrebbe peggiorato solo le cose, forse sarebbe stato meglio per lei dirle tutta la verità, anche se sarebbe finita nei guai.
«Sai, sono un pò delusa da te, anzi, molto direi» la piccola abbassò la testa, avrebbe fatto meglio a non parlare, non aveva scusanti.
«Disobbedire pure al Consiglio» si toccò la nuca, non sapeva cosa fare in quel momento.
«Che cosa sarebbe successo se qualcun altro ti avesse vista?» rimase con la testa abbassata, non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi, in quanto sua Consigliera personale sarebbe probabilmente finita nei guai pure lei, per colpa sua.
«Mi...dispiace Je..» i suoi occhi si riempirono di lacrime, strinse i pugni pensando di aver combinato un bel casino, o almeno lo sarebbe stato quando suo nonno e i membri del Consiglio lo avrebbero saputo.
Diceva a se stessa di non piangere, le sembrava esagerato piangere per un guaio combinato, per la vampira, ma si sentiva anche in colpa.
«Se vuoi vederti con Aria devi stare più attenta» la grande le poggiò una mano sulla sua testa, stropicciandole poi i capelli.
Julie rimase scioccata da ciò che aveva appena sentito, alzò la testa all'istante e guardò confusa la sua migliore amica. Non capiva.

«Perchè stai piangendo?» le chiese preoccupata la maggiore.
«Perchè ho disobbedito al Consiglio e quando lo sapranno, loro e mio nonno, passerò nei guai e la cosa peggiore che metterò in mezzo pure te»
«E chi te lo dice che lo verranno a sapere?» Jennifer stava sorridendo, era la prima volta in cui vedeva la piccola in quello stato.
«Non parlerai? Non dirai loro che mi sono vista con Aria?» le lacrime scesero dal suo volto, velocemente. Davvero non stava capendo.
«Perchè dovrei?» le fece l'occhiolino.
«Ho infranto un dovere che mi era stato imposto»
«Ma questo non significa che tu non debba vedere Aria. Devi stare attenta, questo si. Io non dirò nulla, promettimi solo di stare attenta» Julie annuì e per un momento pensò se abbracciare o no la grande. Non mostrava mai i suoi sentimenti, neanche il suo volere bene alla sua migliore amica.

«Grazie Je»
«Sono ancora arrabbiata con te piccoletta. Perché mi hai mentito? Sono la tua migliore amica» la prese per mano e la fece sedere sul divano posto di fronte alla scrivania su cui era seduta pochi minuti prima, si mise accanto a lei e la guardò negli occhi.
«Temevo che non me l'avresti permesso o che magari lo avresti detto a mio nonno»
«Sono la tua Consigliera e la tua migliore amica, ma questo non significa vietarti di fare quello che vuoi, a meno che non sia qualcosa di pericoloso, allora si che dovrei informare tuo nonno»
«Ma Aria viene considerata pericolosa» parlò gesticolando, lo faceva solo quando era agitata, e questo Jennifer lo notò.
«Non puoi biasimarli» annuì, in fondo avevano più di una ragione per pensarlo, visto il passato dei vampiri e ciò che avevano comportato a tutti i regni esistenti.
«A proposito di pericolosità, alla prima uscita da sole ti ritrovi un morso. Voglio sapere tutto, cos'avete fatto ieri notte, nella tua stanza?» la piccola arrossì.

Aria l'aveva costretta al muro, non poteva scappare, così diceva la vampira.
I suoi occhi di ghiaccio sembravano inghiottirla dalla loro profondità, senza via di fuga, in uno spazio immenso, senza fine, sfumato dai colori dei cristalli veri e puri. Un limbo infinito, dove sentirsi intrappolata dai pensieri più maliziosi e vizi insaziabili.
Inghiottì la saliva, che quasi sentiva di mancarle, respirava a fatica obbligata in uno spazio ristretto e come sbarre le sue braccia, forti di presa e chiare di pelle.
I suoi ghighi e sorrisi di vittoria, lo sguardo di convinzione le dicevano che non aveva più alcuna via d'uscita. Era sua.
Le sue fottute parole, la sua fottuta voce, i suoi fottuti occhi, i suoi fottuti sorrisi e il suo fottuto nome.
Tutto di lei le comunicava di fotterla, perché si, era fottuta, lei la stava fottendo e lo avrebbe fatto se non l'avesse mandata via.
Poi, il morso. Quel pizzico di dolore, quell'instante di debolezza che sentiva in tutto il corpo, tutta la forza che la stava abbandonando in un solo instante.
L'attimo dopo si trovava distesa sul letto, sotto di Aria, senza maglietta e le stava per concedere se stessa.
L'imbarazzo e il panico più totale, immaginando cosa avrebbe potuto farle Aria da lì all'attimo dopo, l'eccitazione più folle mista alla paura e l'inesperienza, la voglia di provare, ma il timore a frenarla.
Era tutto un miscuglio di cose: pensieri, paure e voglie.

Si riprese con uno sciocco di dita, era stata Jennifer per farla ritornare alla realtà, dopo averla vista immobile e imbambolata, persa tra le sue fantasie e tra i suoi pensieri.
Sbattè le palpebre più volte, deglutì e con le guance rosse guardò la sua migliore amica, chiedendosi da dove avrebbe dovuto incominciare, se avrebbe dovuto raccontarle tutto oppure se evitare di dirle di essere finita sotto le grinfie di Aria, prima di cacciarla via.
Sospirò cercando di calmarsi, non sapeva se sarebbe riuscita a parlare senza entrare nel panico, se avrebbe provato vergogna dicendole di essersi fatta abbindolare da Aria in quel modo.

«Serena e Mavis se ne sono andate prima, proponendomi poi Aria di cenare insieme e anche se titubante all'idea ho acconsentito.
Abbiamo cenato, parlato e bevuto, solo che non ricordo quanto. Decisi di smettere quando notai di riuscir difficilmente a rimanere in piedi, così Aria mi ha accompagnata nella stanza, tenendomi nel caso in cui, per un giramento di testa, sarei caduta a terra» si fermò guardando la grande.
«Da dove siete entrate?» le chiese l'altra.
«Dalla finestra di camera mia» le confessò.
«Che ragazza trasgressiva» le prese in giro.
«Non volevo che qualcuno ci scoprisse» ridacchiò la rossa.
«Continua» proseguì poi, curiosa. Julie non parlò ma indicò il morso.
«Com'è stato? Cosa si prova?»
«Ho provato solo un pizzico, poi la debolezza ha preso il sopravvento sul mio corpo»
«Ma ti è piaciuto?» che curiosona, pensò la piccola.
«Si, è stato piacevole» disse distogliendo lo sguardo.
«Poi cos'è successo?»
«È successo tutto all'improvviso, da che mi trovavo bloccata al muro da Aria mi sono ritrovata sotto di lei, distesa sul letto» continuò a parlare, abbassando lentamente il tono di voce.
«Ti ha bloccata al muro mentre ti ha morsa? Mmh eccitante» la punzecchiò e la piccola non fece che imbarazzarsi sempre di più. Possibile che Jennifer trovava sempre un pretesto per prenderla in giro?.
«Immagino che poi lo avete fatto, no?» negò con la testa.
«No, l'ho cacciata via». L'altra rimase scioccata.
«Perchè l'hai fatto?»
«Ho capito che da me in fondo voleva solo quello»
«E tu non volevi?» si placò. Probabilmente lo voleva anche lei, ma concedersi alle sue fantasie le sembrava sbagliato.
«Volevo forse, solo che mi sembrava sbagliato...»
«Perché sbagliato?» non sapeva bene il perché, ma le dava proprio quell'impressione, sbagliato.
«Non so, forse perché la conosco da poco oppure in quanto ho notato che da me voleva solo quello» rivelò. Un pò si liberò, possibilmente erano quei due pensieri il problema e ciò che l'aveva frenata.
«E che male c'è? Mi sembra che lei sia la prima che ti desidera, o sbaglio? Anche se vuole da te solo quello, è pur sempre un esperienza, ovvero ciò che tu non hai mai fatto e provato. Ti stai perdendo dei bei momenti, se così posso chiamarli, delle emozioni che tu non hai nemmeno idea si possano provare. Smettila di essere così innocente e fattela una scopata» sbottò alla fine la sua migliore amica.
«Riflettici su, solo stai attenta. Una scopata va bene, ma non farti trascinare in un qualcosa di pericoloso, amica mia» le diede una pacca sulla spalla e la lasciò sola, seduta su quel divano, illuminata dal bagliore di quelle candele che sembravano quasi spegnersi pian piano. Sola, sbalordita dalle parole di Jennifer.

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