Capitolo 855: ...est rerum omnium magister usus...

77 11 0
                                    

"E cosa dovrebbe essere più importante da sapere, per noi?" chiese Caterina, non con ironia, ma con sincero bisogno di qualcuno che la orientasse: "Che il Cardinale Soderini è tornato dalla Francia vivo e vegeto, o che la città lo ha acclamato quando ha fatto la Messa a Santa Maria del Fiore?"

Fortunati, che aveva invece interpretato la domanda della Leonessa come un tentativo di provocarlo, fece un respiro profondo e mise in chiaro: "La politica di Firenze è molto importante, per te, essendo anche tu cittadina di Firenze. È bene che tu sappia tutto. Immagino che ti importi poco del ritorno del Cardinale, così come della schiera di cavalli e giovani che Firenze ha mandato alla Badia di Fiesole per scortarlo poi fino in città, ma..."

"No, non mi hai capito." lo fermò la Sforza, con un sospiro di frustrazione: "E non usare quel tono con me. Non sono una discente indisciplinata, ma una tua pari, per non dire un tuo superiore..."

Francesco comprese il proprio errore e, schiarendosi la voce, guardò verso Giovannino che, come sempre, quando era possibile, cercava di stare in braccio alla madre, e chiese: "E questo bel giovanotto? Quando iniziamo a insegnargli un po' di latino?"

Il piccolo Medici aveva già avuto modo di dimostrare un carattere irrequieto, che si addomesticava solo agli ordini della madre. Probabilmente nel plurale usato dal piovano, si sottintendeva proprio la sua speranza di convincere Caterina ad affiancare chiunque fosse stato incaricato di istruire il bambino.

Già i servi di casa avevano avuto modo di provare il temperamento del piccolo che, come liberato da una gabbia, correva e si scatenava a ogni pie' sospinto, e nessuno aveva osato avanzare rimostranze con la Leonessa, temendone la collera. Quest'omertosa sopportazione, secondo Fortunati, non avrebbe portato ad altro che a un'esacerbazione dei difetti di Giovannino, fino a renderlo ingestibile.

"Vuoi provare tu a insegnargli il latino?" chiese la milanese, sollevando un sopracciglio.

"L'altro giorno ha tirato i capelli alla balia di Pier Maria solo perché gli ha chiesto di non correrle accanto mentre teneva in braccio il piccolo!" esclamò il fiorentino.

"Non glieli ha tirati davvero." ribatté Caterina, un po' risentita.

"Solo perché è troppo basso. Se fosse riuscito a saltare fino ad afferrarglieli, l'avrebbe fatto!" fu la recriminazione a voce acuta del piovano.

"Come immaginavo..." fece allora la donna, con un altro sospiro, scuotendo appena la testa: "Mi toccherà cercare qualcuno che sia più temerario di te. In fondo, non tutti possono domare un piccolo leone, non trovi?"

Giovannino, in tutto quel dibattito, era rimasto incollato alla madre, guardando il fiorentino di sottecchi coi suoi occhietti di un verde tanto scuro da sembrare neri. Francesco era sicuro che stesse capendo molto più di quanto non desse a vedere. Lo spettacolo a cui stava assistendo silenzioso non era solo quello di una Leonessa che difendeva il proprio cucciolo, ma quello di una Sforza che rimetteva in riga con arguzia – con arroganza, pensò in realtà Fortunati – un sottoposto.

L'uomo stava pensando a come controbattere, quando frate Lauro si affacciò nella sala e, guardando la Tigre, disse: "Madonna, è arrivato questo per voi."

Caterina si alzò, convincendo Giovannino a lasciarla finalmente, e prese il messaggio, ringraziando Bossi. Lo aprì subito e si accorse che si trattava di una breve di Creobola.

Bianca le aveva già anticipato tramite una lettera giunta qualche giorno addietro che la serva sarebbe rientrata a Castello. Non aveva dato molte spiegazioni, scrivendo solamente che riteneva potesse servire di più alla madre che a lei, essendo in procinto di partire per San Secondo.

Creobola, nelle poche righe scritte nella sua grafia precisa, ripeteva sostanzialmente quanto preannunciato dalla Riario, aggiungendo che era già in strada e sarebbe arrivata al massimo nel giro di un giorno dall'arrivo del messaggio, se i suoi calcoli erano buoni. Chiudeva rallegrandosi del fatto che anche 'Madonna Bianca e il suo augusto sposo' avevano infine lasciato Roma e si apprestavano a raggiungere 'due importanti città' prima di arrivare a destinazione.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora