Capitolo 873: Non so se Dio ancora lo vorrà aiutare che li fugga.

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Le misteriose febbri del papa avevano precipitato il Vaticano nella confusione. Anche se Pio III a tratti riprendeva conoscenza, e, malgrado fosse molto debilitato, prendeva la parola per comunicare alcune decisioni irrevocabili, per la maggior parte del tempo era il caos a dettare tempi e modi nell'Urbe.

I grandi movimenti politici che ruotavano attorno alla cattedra di Pietro avevano subito un'accelerazione formidabile, forse anche per la paura di un possibile nuovo Conclave a breve che avrebbe potuto stravolgere di nuovo le carte in tavola.

Innanzitutto, con il benestare del pontefice, il Valentino era ancora nascosto in Roma, con grande indignazione dei suoi più strenui oppositori – in primis gli Orsini – e in secondo luogo Spagna, Francia e la Repubblica Fiorentina stavano giocando al rialzo con i condottieri di mezza Italia, molti dei quali, ciascuno per i suoi motivi, erano in quei giorni a Roma.

Gli Orsini, che stavano cercando di sfruttare il più possibile la marea per tornare a galla in modo stabile, avevano scelto la fazione spagnola e Bartolomeo d'Alviano, pur dopo lunghi incontri con l'Oratore veneziano Giustinian, aveva preferito seguire quella che ancora considerava in parte come la propria famiglia e aveva firmato per militare al sud, sotto bandiera spagnola. Era stato in particolare Giulio Orsini a fargli presente che la fazione spagnola era molto più conveniente di quella francese, ma non tanto per un ingaggio più remunerato, quanto perché, malgrado le parole spese contro il Valentino, i francesi ancora difendevano Cesare Borja e lo avrebbero fatto sempre, dunque un uomo come Bartolomeo che aveva da anni giurato odio al Valentino, non poteva che scegliere come propri alleati i suoi nemici.

Giampaolo Baglioni aveva seguito l'esempio del cognato, anche se con un certo sospetto. Si era fatto consegnare i quattordicimila ducati dell'ingaggio da parte dei messi del re di Spagna, ma poi non era partito come promesso per Napoli, fingendo di voler tergiversare assieme al cognato e agli Orsini, finché il papa non si fosse rimesso. In aggiunta, diceva a chiunque gli prestasse orecchio, che in quei giorni aveva l'incarico esatto di difendere il Cardinale di Rouen, e dunque non avrebbe potuto, nemmeno volendo, partire per Napoli.

In realtà il Baglioni aveva preso di nuovo contatti con i fiorentini, pronto a prendere per loro la spada, benché alleati dei francesi. Quando c'entravano i soldi e la guerra, secondo lui, era necessario mettere da parte antipatie personali e vecchi rancori.

A coronamento di quel ribollire incessante di menti e spiriti, quel 15 ottobre su Roma scese una specie di foschia molto simile alla nebbia, ma in qualche modo più rarefatta e sinistra.

Gli Orsini, eccezion fatta per Fabio Orsini, che aveva dovuto rendersi disponibile per partecipare al progetto in prima persona, avevano fatto in modo di recarsi in massa dai loro amici spagnoli alloggiati in città, in modo che nessuno potesse incolparli di nulla.

I francesi che ancora si trovavano nell'Urbe erano perlopiù mezzi morti di fame e prossimi alla diserzione, e offrivano con il loro girovagare per la città il contorno perfetto per passare inosservati, così come gli spagnoli, che, invece, si aggiravano tronfi e gonfi di vino, già convinti di avere in mano non solo Napoli e la guerra, ma anche il futuro Conclave e chissà che altri privilegi.

Le informazioni che Bartolomeo d'Alviano, Fabio Orsini, Renzo di Ceri e Giampaolo Baglioni avevano avuto erano abbastanza chiare: il Valentino avrebbe lasciato Roma di nascosto proprio quella mattina, facendo una strada ben precisa, passando non lontano dal Tevere.

I quattro uomini non se ne sarebbero occupati in prima persona, benché almeno Bartolomeo e Fabio l'avrebbero tanto voluto, ma avrebbero orchestrato la parte più complessa del piano, ossia vigilare sulle eventuali reazioni dei partigiani del Borja e, soprattutto, prendere in mano la situazione se qualcosa fosse andato storto e il Valentino non fosse morto.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora