2. Un Soccorritore?

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Ora però avrebbe fatto meglio a intervenire per separarli prima che si facessero a pezzi. O, più probabilmente, che il più grosso dei due facesse a pezzi l'altro, l'unico di cui gli importasse, in realtà. Il suo era un piccolo paese nella prima cintura di Torino e i locali dove trascorrere il sabato sera senza doversi spostare in città si contavano sulle dita della mano (di qualcuno che aveva peso due dita). Fuori da scuola gli era capitato di incontrare Elia solo un'altra volta, prima di quella sera: probabilmente si trovava lì per il concerto ospitato dal pub, mentre Luca e suoi amici stavano aspettando proprio la fine del concerto per entrare e godersi la loro serata. Come se non fosse già dolorosamente ovvio quanto fossero diversi e quanto sarebbe stato difficile trovare un punto in comune con lui per tentare un approccio e andare d'accordo.

L'aveva visto uscire quasi di corsa, con un certo affanno, e per un attimo aveva creduto che fosse frutto della sua fantasia; era già capitato di intravedere qualcuno con capelli castani ricci un po' lunghi in mezzo alla gente e di pensare che fosse lui, sia per i corridoi a scuola, sia per strada. Ogni volta immaginava di avviarsi nella sua direzione e parlargli, salvo poi non fare nulla di concreto. Anche perché non si trattava mai davvero Elia. Questa volta, invece, non c'era stato nemmeno il tempo di fantasticare come suo solito: il ragazzo tatuato era uscito dal locale subito dopo, con altrettanta fretta, e aveva seguito Elia verso il parcheggio. Poi le cose erano degenerate: Elia era stato spintonato e, invece di incassare come Luca credeva avrebbe fatto, aveva ricambiato la spinta e Luca aveva fatto il primo passo nella loro direzione, quasi senza rendersene conto. Senza notare la sua presenza, i due si erano urlati qualcosa l'uno contro l'altro, ma il grosso allarme "pericolo" nella sua testa, vedendo quel tizio fin troppo grosso prendersela con Elia, gli aveva impedito di registrare i dettagli del loro scambio. I due erano spintonati di nuovo e i piedi di Luca l'avevano spinto ancora più vicino a loro. In un attimo di lucidità aveva pensato che forse sarebbe stato meglio non intromettersi, in fondo si trattava di un litigio tra innamorati e lui non c'entrava nulla: non aveva niente a che vedere, purtroppo, con la vita sentimentale di Elia. Ma la vista del pugno che quel vigliacco aveva osato dare dritto sulla faccia del compagno l'aveva riscosso dai suoi pensieri: prima di poterlo realizzare era già a mezzo metro da loro.

«Ehi!» Luca urlò così forte che si voltarono entrambi a guardarlo.

Elia iniziava a perdere sangue dal naso e il suo istinto gli diceva di correre da lui, abbracciarlo, proteggerlo, metterlo al sicuro. Ma durò solo un istante, il tempo di vedere l'altro portarsi la mano alla faccia mentre urlava a sua volta: «Ma che cazzo!» e tutte le espressioni colorite che ne seguirono.

«Davvero mi hai colpito? Mi hai colpito! Non ci credo, cazzo!» fu solo l'ultima della serie, prima di scagliarsi sul suo ragazzo, puntando direttamente al collo con i denti. L'altro fece appena in tempo a schivare, anche lui colto di sorpresa da un attacco così mirato, poi Elia gli morse forte l'orecchio, stringendo abbastanza da farlo sanguinare e iniziare a lamentarsi per quel colpo basso. Stordito da una versione per lui inedita del ragazzo, ma spinto all'azione dalle evidenti intenzioni del tizio tatuato a contrattaccare, Luca perse qualche istante a riordinare le idee, prima di frapporsi tra loro per evitare che la situazione peggiorasse. Alla fine, riuscì ad afferrare Elia e impedirgli di tornare all'attacco.

Allertati dalle urla, li avevano raggiunti anche i suoi amici e degli sconosciuti che si trovavano davanti al pub: due di loro avevano preso il ragazzo tatuato dalle braccia per allontanarlo, mentre lui si era portato alle spalle di Elia per tirarlo indietro. Non era così che immaginava il suo primo contatto fisico con lui, ma sentirselo addosso gli fece comunque provare un certo brivido. Il suo corpo, da quella distanza ridotta, era esattamente come l'aveva immaginato: più basso di almeno venti centimetri, magro, ma non gracile. Poteva sentire attraverso il giubbotto quanto avesse i muscoli in tensione e, se ci fossero ancora dubbi sul suo orientamento sessuale, la cosa non lo lasciava indifferente, a dispetto delle circostanze non proprio romantiche o sensuali. Ciò che proprio non si sarebbe mai aspettato però fu la reazione di Elia a quella presa: «Mollami, cazzo! Lo faccio a pezzi!» prima di sputare a terra un po' di saliva mista a sangue.

E tu chi sei?Where stories live. Discover now