20) L'inizio ufficiale di una guerra apocalittica

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Persef consegnò Caron ad una coppia di giovani umani, raccomandando al figlio di comportarsi nel migliore dei modi e di proteggere i suoi tutori in caso di necessità.

"Che succede, mamma?" Chiese Caron, con tono preoccupato e confuso.

"Non preoccuparti, figliolo! Ci rivedremo molto presto. Nessuno può separarci! Te lo prometto!" Rassicurò la giovane Persef.

Caron abbracciò la madre con tanto affetto, lasciandola andare dopo interminabili secondi. La giovane Saiyan ringraziò la coppia per l'immensa disponibilità, facendo ritorno al gruppo di combattenti.

A Persef le piangeva il cuore... Aveva promesso al figlio di ritornare, ma le probabilità di vittoria della guerra risultavano infime. Probabilmente, la Saiyan aveva appena trascorso l'ultimo attimo assieme a suo figlio, senza neanche concedergli un addio adeguato. Ma come poteva dirgli addio? Caron era così piccolo ed innocente... Non avrebbe mai accettato di mandare la madre a combattere, rischiando di non rivederla mai più. Nonostante la sua tenera età, Caron avrebbe dovuto continuare la sua vita senza di lei... La dipartita di Persef era molto probabile! Tuttavia, la Saiyan di una questione era certa: avrebbe tentato in tutti i modi di non infrangere la promessa con suo figlio!

Intanto, Justlyn stava assegnando la protezione interna della base ad una decina di Saiyan, mentre i restanti combattenti si stavano preparando al meglio per la battaglia imminente.

Durante la fase di assegnazione, Tensing ordinò: "Riff, non sei pronto per la guerra! Rimani qui e difendi con tutte le tue forze la base!"

Riff, un po' per la paura di combattere contro i Saiyan, un po' per il rispetto nei confronti dell'amico, obbedì senza obbiettare.

La base era quasi deserta. La popolazione era svanita dai dintorni, dando spazio ad un'ambientazione tetra, buia e dalla quale non proveniva alcun flebile rumore. Quasi tutti gli umani incapaci di combattere si erano rifugiati nei più variegati nascondigli, con l'immane speranza di non essere scovati. Minuscoli sgabuzzini, bagni e persino barili di legno venivano impiegati per celare la presenza della popolazione. Gli unici ad animare ancora la base erano i guerrieri ribelli e gli umani più coraggiosi o incuranti del pericolo.

Justlyn osservò con desolazione il malinconico spettacolo che si presentava di fronte ai suoi occhi. Vivere quello sconforto sulla sua pelle non gli sembrava quasi reale.

"Goku!" Richiamò l'attenzione il comandante, continuando: "Tutto è pronto! Puoi finalmente uscire dalla cupola ed incontrare Titan!"

"Noi non intendiamo uscire?" Chiese Majin Ub.

Justlyn rispose, con voce molto seria: "Usciremo solo quando verrà avviato lo scontro tra Goku e Titan. Non possiamo rischiare, al momento!"

I guerrieri si presentarono prontamente dinanzi al comandante, attendendo silenziosamente e con assoluta compostezza ulteriori direttive. Nessuno osava contrastare i suoi ordini, poiché tutto seguiva uno schema preciso e ben congegnato. Neanche il fiero Vegeta era contrario al coordinamento di Justlyn, nonostante il suo leggendario orgoglio.

Nel frattempo, Gohan e Junior stavano discutendo sottovoce.

"Mi sei mancato, Junior!" Mormorò Gohan sottovoce.

Il Namecciano gli rispose, dicendo, con voce quasi rimproverante: "È bello rivederti, Gohan! Però, adesso non è il momento delle smancerie. Dopo la battaglia, avremo tutto il tempo per discutere..."

"Va bene, perdonami... Prima di smettere, dimmi una cosa, Junior! Sei tu il guerriero più potente dell'aldilà?" Domandò il Saiyan, con tono curioso.

Junior rimase imbarazzato. Il suo volto verde si arrossì a causa del disagio. Il Namecciano non si aspettava tale domanda, ma si sentiva comunque molto lieto dell'ammirazione che Gohan nutriva ancora nei suoi confronti. Il Saiyan, nonostante il tempo trascorso senza di lui, considerava ancora Junior come un mentore, come una guida.

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