9. Cicatrici.

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Josephine.

Afferro la tazza del caffè con la mano che trema e la porto alle mie labbra violacee. Non ho ancora ripreso del tutto conoscenza. James è stato davvero dolce, mi ha accompagnata fino alla porta di casa e si è presentato a modo a mia zia. Lei ha capito dal mio sguardo che ero turbata e ha ringraziato James per la sua gentilezza invitandolo a colazione con noi. Ora è qui, seduto accanto a me. Scivola la mano sotto il tavolo e la posa sopra la mia per consolarmi. La sua mano è calda, a differenza della mia che trasuda gelo.

<< Questi pancake sono eccezionali signora.>> Si congratula abbozzando un sorriso per sciogliere il ghiaccio.

<< Ti ringrazio James.>> Mia zia ricambia il suo sorriso.

Sospiro e mi alzo. << Vado a farmi una doccia.>>

<< Ma non hai mangiato quasi niente.>> Osserva lei.

<< Non ho fame.>> Ammetto con un filo di voce.

Dopo aver visto mio padre ho un morso allo stomaco. Chiudo la porta del bagno e mi sfilo i vestiti. Apro il rubinetto della doccia ed entro. Ripenso alle violenze che io e mia madre abbiamo subìto a causa di mio padre, a quella mano che colpiva il mio viso, a quello sguardo arrogante, agni occhi iniettati di sangue, a tutti i lividi che coprono la maggior parte del mio corpo. Guardo la mia pancia e ne scorgo uno vicino all'ombelico. Lo sfioro. Quello più visibile è sulla mia schiena, una cicatrice che percorre sulla colonna vertebrale. Non ho mai avuto il coraggio di andare al mare, non con tutti questi lividi e cicatrici sulla mia pelle. Una lacrima bagna la mia guancia ma la lavo via con il getto dell'acqua. Chiudo il rubinetto e avvolgo l'asciugamano attorno al mio corpo. Spazzolo i capelli e li asciugo mentre osservo il mio riflesso allo specchio. Entro in camera e per poco non mi viene un infarto.

<< Che cosa fai qui?>> Aggrotto la fronte.

<< Sono salito per assicurarmi di non trovarti di nuovo priva di sensi.>> Scherza, ma io non ci trovo nulla di divertente.

Mi schiarisco la voce. << Bè, ti ringrazio, ma come puoi vedere tu stesso sto bene. Grazie per la cortesia.>> Apro l'armadio e prendo dei vestiti puliti.

Avverto il suo sguardo su di me. Mi volto e lo trovo intento a fissarmi. Il mio cuore sta per esplodere. << Cos'hai da guardare?>> Chiedo con il respiro affannato.

<< Le tue cicatrici.>> Risponde a voce bassa.

Appena chiude la porta della mia camera sento il mio volto che è ancora accaldato.

James.

<< Ti prego di scusarla.>> Sua zia abbassa gli occhi. Il suo sguardo si fa triste. << Quella povera ragazza ha subìto..>> La sua voce trema. Porta una mano sul viso e guarda il paesaggio dalla finestra. << Se ti rivelo un segreto, prometti di non farne parola con nessuno?>>

<< Certo signora.>> Ho paura di quello che mi rivelerà. << Può fidarsi di me.>> E' la verità.

Inizia a raccontare. << Come avrai notato, Josephine è una ragazza molto fragile, fin da piccola. Si è separata dalla madre da quando aveva all'incirca dieci anni, o forse di più, non ricordo.>> Scuote la testa. << Suo padre era un giovane completamente fatto, privo di buonsenso e amore verso gli altri. Ingannò mia sorella e la mise incinta quando lei aveva solo sedici anni. Sono state violentate. Jo non hai mai potuto avere ciò che una bambina avrebbe dovuto avere: un padre affettuoso, amici, giochi, passeggiate, mare. Le è stato rifiutato tutto. E' sempre stata solo a scuola e a casa, dove quell'uomo la picchiava e la insultava. A lei e alla madre.>> Le si incrina la voce. << Quando Jo doveva fare le medie, mia sorella mi contattò. Prese una decisone, voleva scappare dal marito. Prese due biglietti per l'Italia e mi raggiunse. Le chiesi dove aveva preso alloggio, ma lei rispose solo " Prenditi cura di mia figlia" e ci salutò. Da allora, ci sentiamo ogni tanto. Lei mi chiama, ma solo tramite numeri sconosciuti.>>

<< E non hai mai pensato di rintracciarla?>>

<< Certo he ci ho pensato.>> Risponde seria. << L'ho fatto, ma lei mi rispose terrorizzata e arrabbiata al tempo stesso " Ti prego Rita, non venire a cercarmi!" E mi sbatté la porta in faccia.>> Dice afflitta. << Non vuole essere cercata, né aiutata.>>

Annuisco. Tutto mi aspettavo, tranne una simile rivelazione. << Oggi ha visto suo padre qua fuori.>> Le confesso.

Si sporge verso di me. << Che cosa?!>>

Annuisco nuovamente.

<< Ecco perchè Jo è rientrata in quello stato, credevo che fosse ancora sovrappensiero.>>

Guardo verso le scale e mi alzo. << Vado a vedere come sta.>>

Salgo di sopra e sento il rumore di un phon acceso. Si sta asciugando i capelli. Entro in una camera e capisco che è la sua. La stanza è pulita e ben ordinata. Sul letto è posato un orso di peluche rovinato e la libreria è piena di testi per l'università e libri di poesia. Ne prendo uno a caso, Se questo è un uomo. Sull'armadio sono appese delle foto stampate. Sono bellissime. Tramonti, mari, cagnolini in buffe pose. Mi scappa un sorriso. Ma poi il sorriso lascia posto alla tristezza, alla pena per la dolce Josephine. Osservo una foto incorniciata sulla mensola vicino al letto: Jo è al centro e tiene per un braccio Bella, e con l'altro Emma. Hanno dei top indosso, tranne Jo che è con una semplice maglietta a maniche corte. Sfioro il suo viso. Ripenso a quando abbiamo ballato alla festa di compleanno di Bella, sembrava fuori posto. Allora non capivo il perchè. Le è stato rifiutato tutto, le parole di sua zia rimbombano nella mia testa. Come si può picchiare la propria figlia? Come si può mettere incinta una minorenne? Dov'è sua madre? Chiudo la mano in un pugno. La prossima volta che quell'uomo appare, dovrà vedersela con me. Guai a lui se osa torcerle un solo capello. I miei pensieri vengono interrotti da un grido di spavento.

<< Che cosa fai qui?>>

La osservo e le mostro un finto sorriso. Ma dentro di me vorrei abbracciarla, vorrei sfiorare il suo viso e dirle che da oggi mi prenderò cura di lei.

Non permetterò che ti accadrà qualcosa.

Blu notte// Mr. Rain & Hero Fiennes TiffinWhere stories live. Discover now