capitolo 18

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Matteo's pov:

Non ero sicuro di dove fossi, ma l'unica cosa di cui ero sicuro è che mi trovavo in una stanza completamente buia.
Aprii gli occhi, cercando di muovere le mani che scoprii bloccate dietro di me.

"Ma che cazzo...?" borbottai cercando di capire che cosa stesse succedendo.

Sentii una risata profonda nonostante nessuno fosse nella stanza con me, e iniziai a udire delle tre voci che discutevano animatamente. Misi insieme i pezzi e mi resi conto della situazione.
Erano le voci lontane dei tre figli di puttana che infestavano la mia vita.
Mio padre, William Walker, il padre di Lorenzo, Sebastian Bauer, e il più inutile degli inutili, Angelo De Santis.
Ridevano tutti e tre insieme come degli ebeti mentre io dovevo però ancora capire come cazzo ero finito lì.

"Dici che si è svegliato ormai, William?" chiese Sebastian con una leggera risatina che pareva avere intenzioni poco amichevoli.

"Bhe, meglio per noi, non credete?" rispose con un'altra domanda Angelo.

Cercai di sfregare le mani fra di loro velocemente per creare attrito per far si che la corda con cui ero legato si rompa e io mi liberi, ma proprio in quel momento li sentii entrare nella stanza con tutta la loro stronzaggine.

"Ma guardate un po' chi si è svegliato dal sonnellino!" esclamò Angelo accendendo la luce, avvicinandosi e accarezzando i miei capelli, e io non potendomi liberare lo dovetti lasciar fare, tenendo la testa bassa per non farli accorgere del lavoro che stavo svolgendo dietro di me.

"Sai matteo, sei sempre lo stesso coglione, so che ti piacciono i grattacieli, ma non pensavo fossi così stupido da andarci in queste situazioni, quando eri ricercato da noi per non rispettare i nostri ordini." disse mio padre guardandomi con disprezzo, incastrando nelle sue iridi tutto l'odio che provava per me, senza farmi far sfuggire nemmeno mezza goccia di esso.

Stetti zitto, senza emettere nemmeno mezzo suono. La presa di Angelo sui mi i capelli si fece più stretta, ottenendo un'occhiataccia da parte mia.

"Fai il coraggioso solo perché sono legato, coglione. Non mi avresti tirato i capelli nemmeno a pensarci se fossi a mani libere, sbaglio piccolo Angelo?" chiesi provocandolo, sapendo benissimo che la paura che provava verso di me non aveva differenza se fossi legato o no.

"Caro Matteo, non farmi incazzare, ti ricordo che sei tu quello legato a una sedia, e i suoi pugni sono liberi. È lui il figlio perfetto che avrei avuto avere, non la merda che sei tu, chiedigli scusa." ordinò mio padre.

Stavolta guardai mio padre con i miei occhi morti, direttamente nei suoi occhi morti, senza dire niente. Sapeva benissimo che non mi sarei mai scusato con certe persone, ma nonostante ciò lui mi osservava come se io lo avrei fatto, stava prevedendo un futuro inesistente, stava guardando nell'anima che lui pensa che io abbia, quella che sperava avessi, quella che si sottometteva facilmente, quella che avrebbe avuto occhi solo per lui. Ma si sbagliava di grosso.
Io non gli avrei dato mai retta, non mi importava di quanti pugni avrei ricevuto, non seguirò il suo volere, quello di eliminare dalla mia vita, dalla mia mente contorta e disordinata e di staccare dalla mia anima quel gioiello proibito, Lorenzo.
Mai.

"Matteo." questa volta fu il turno di Sebastian di parlare, si avvicinò al mio viso e mi guardò dritto negli occhi, mentre io continuavo a sfregare sentendo che nella corda non ne rimaneva granché.

"Non so se ero stato chiaro quando ho detto di non avvicinarti mai più a mio figl-" non fece nemmeno in tempo a finire che io, odiandolo quasi più di mio padre, gli sputai allegramente in un occhio.

Mossa astuta, ma non troppo.
Successivamente mi arrivarono in innumerevoli pugni che non contai neanche. Mi tirò uno tanto potente da spaccarmi il labbro, mi uscì il sangue da naso, e mi provocò anche numerosi tagli sul mento e sulle guance a causa degli anelli di Sebastian che mi sbattevano in continuazione in faccia. Ma non faceva male. Ormai quello che mi faceva più male era sapere che tutto questo succedeva a causa di mio padre.
Uno come me era diventato così A causa della mancanza di amore paterno.
Per he l'amore che può darti un padre non è comparabile a nulla, specialmente quando hai solo lui su cui puoi contare.
Ma una cosa la sapevo, le puttanate esistono.
Lui non era nemmeno un padre, non poteva essere definito con quella parola, un mostro, un egoista e un narcisista.
So quello che pensi vecchio di merda... Mi vuoi morto.
Angelo e mio padre ridevano insieme, mentre Sebastian continuava, non sapendo che fra qualche simpatico minuto sarebbe stato lui insieme al suo gruppetto ad essere riempiti di pugni e di schiaffi, la corda stava ormai cedendo, e un leggero sorriso pare apparirmi sulle labbra, che però Sebastian, troppo impegnato nel suo compito, sembrò non notare.
Dato che Sebastian stava danneggiando la mia faccia, sarei stato in perfetta forma per contrattaccare e scappare via.
Le manette cedettero, ma aspettai che finisse per fargli fare una figura di merda, quando lo stronzo iniziò a parlare smettendo di usarmi come sacco da boxe.

"Dicevo, la prossima volta che ti avvicini a mio figlio, sei morto." disse ripulendosi con un fazzoletto il sangue presente sulle nocche e quello preso da me.

"Figlio? Davvero? Cosa pensi, che lui ti chiama papà? Non sapevo fossi tanto divertente!" esclamai alzandomi pian piano dalla sedia ormai distrutta, con un ampio sorriso stampato in faccia.

"Che c-" cercò di dire prima che io mio amichetto destro non gli diede un bacino sulla guancia, facendolo cadere di testa come probabilmente sarà successo a me, svenendo con un pugno solo.

"Cazzo!" urlò quello storto di mio padre indietreggiando a ogni mio passo.

"Che c'è, l'orso ha paura della volpe adesso?" domandai sarcastico.

Pochi secondi dopo si ritrovò con le spalle al muro, gli occhi pieni di terrore a una figura che sembra essere totalmente diversa da come gli piaceva vedere ogni giorno. Una figura possente, perfino più di lui, che lo sovrastava.
Cercò di tirarmi un pugno, ma lo fermai girandogli il braccio a 180 gradi, strappandogli un grido di dolore.
Che bella melodia...
Successivamente completai il mio lavoro su di lui con un pugno nello stomaco che gli fece sputare sangue, quel liquido che tutta la mia vita avevo desiderato veder uscire da ogni parte del suo corpo.
Due erano andati, mancava solo quel piccolo ragazzo furbo, che aveva ancora paura del buio.
Mi girai verso la direzione in cui lo vidi l'ultima volta, solo per trovarlo a terra con Sebastian fra le braccia implorandolo e scongiurandolo di svegliarsi.

"Sento odore di paura nell'aria, la senti anche tu?" domandai avvicinandomi lentamente e pulendo il sangue di due stronzi sulla mia camicia nera.

"Mi dispiace! Non sono stato io a dirgli di fare questo, mi hanno solo chiamato per dimos-" non lo lasciai finire. Non volevo che finisse quella maledetta frase.

Per dimostrare che sei un figlio migliore.
Lo zittii con delle torture leggere, quelle che subivo ancora quando ero piccolo.
Evitando di toccare la sua faccia perfetta che durante questi giorni sarebbe diventata una merda da sola, senza il mio aiuto.
Girai i tacchi e uscii dalla stanza correndo.
Mi ritrovai in un corridoio, uno familiare. L'odore di Lorenzo fiori a in quell'edificio, e capii immediatamente dove mi trovavo.
Entrai nel salotto per poi salire le scale e andare verso la stanza di Lorenzo, che trovai vuota.
Guardai in ogni angolo della camera in cerca di qualcosa, qualcosa che neanche io sapevo di preciso cosa fosse, ma sentivo di doverla cercare.
Il tempo scorreva, ed ero sicuro che non mancava molto prima che le guardie entrassero.
Presi un foglio, una penna, e iniziai a scrivere.
'dove stracazzo sei? :) ❤️' mi limitai a scrivere dopo aver sentito delle voci e dei passi.

"Sarà andato da questa parte.." disse una voce.

Mi guardai intorno trovando una finestra, dalla quale, qualche secondo dopo mi buttai e scappai.

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Dalixdesix

The Cruel BossDove le storie prendono vita. Scoprilo ora