capitolo 19🔥

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Lorenzo's pov:

Erano quasi quaranta fottuti minuti che aspettavo quel cazzone di Angelo, ma di lui nemmeno l'ombra.
Mi era arrivato ieri un messaggio da parte sua in cui diceva di vederci oggi al bar. Nonostante mi chiedessi come avesse fatto ad avere il mio numero, soprattutto con quel telefono vecchio, non lo menzionai e risposi semplicemente che ci sarò.
Ma di lui? Nemmeno l'ombra.
Cristo, prima stava sempre qui e adesso che sono stato abbastanza gentile a accettare di vederci, lui non c'è.
Sbuffai annoiato mentre mi guardavo intorno cercandolo, e quando non lo vidi chiesi al barista un Jack Daniel's, aspettando che il maledetto si facesse vivo.
Passarono altri cinque minuti e lui ancora non arrivò, ormai finii anche il drink ed ero molto motivato ad andarmene, quando un uomo mi si sedette accanto e iniziò a parlarmi.

"Ciao tesoro, ti va di rimanere ancora un po' con me?" chiese con un sorriso stampato.

Lo analizzai meglio per vedere con chi avevo a che fare, capelli color nocciola e occhi neri come il buio, una voce bassa, quasi feroce e un sorriso perfetto. Indossava una dolce vita nera che gli calzava a pennello con una collanina d'oro e dei pantaloni eleganti sempre grigio scuro.
Perché no?

"Non mi dispiacerebbe." risposi sorridendo a mia volta e poggiando la mia mano sulla guancia.

"Due gin tonic." ordinò al barista come se fosse lui il capo di questo locale.

"Allora bellezza, sei solo?" domandò nuovamente.

"Dipende dal motivo della domanda" affermai allargando il mio sorriso.

"Astuto... Mi piaci! Che dici, ti va di venire con me?" disse afferrando dolcemente il mio polso iniziando ad accarezzarlo lentamente.

"Mhh... Dimmi prima che ore sono" dissi.

"Le dieci e mezza, perché?"

"Cazzo! Scusa devo andare, ci vediamo!" esclamai uscendo dal locale.

Non sapevo a che ora arrivava mio padre a casa, quindi per sicurezza era meglio se tornavo presto.
Uscii dal locale passeggiando per la strada piena di luci colorate, se non da quelle che emettevano le macchine che facevano competizioni illegali per le strade allora quelle dei locali, che nonostante avevano ognuno il bodyguard le loro porte erano spalancate e i flash e i led si potevano vedere già sulle strade da metri e metri di distanza.
Osservando la bellezza dei lumi e dell'ambiente moderno fui attento anche a controllare ogni macchina che passava, assicurandomi che nessuna fosse o quella di mio padre o di uno dei suoi amici.
Ero Molto sovrappensiero, perciò quando una moto il cui unico passeggiero era un maschio scolpito si fermò al mio finco mi presi uno spavento.
L'uomo si tolse il casco, e non appena vidi chi ci fosse dietro mi venne una voglia inumana di prenderlo a pugni e a calci.
Angelo.
Che cazzo di fine aveva fatto?

"Un abbraccio o un bacino sulla guancia non me lo dai?" chiese con un sorriso e gli occhi a cuoricino.

"Assolutamente no, dove stracazzo eri?" chiesi guardandolo negli occhi in modo serio.

"Dai sali qui che ti porto io in un posto, ti piacerà!" affermò sorridendo in modo meno forzato e più caloroso, mentre io lo fissai stupito dalla frase senza senso.

"Ma che cazzo hai nel cervello, non posso!" strillai.

Lui sbuffò poggiando il casco sulla moto, per poi scenderci. Mi prese in braccio tenendomi per i fianchi mi mise sulla moto in primo piano fra le sue gambe.

"E spiegami cervellone, come cazzo farai tu a concentrati?" chiesi spostandomi di qua e di là con i fianchi per trovare una posizione comoda.

"Ti metti le mani qui tenendo forte, e se vuoi che io ti mostra come faccio a guidare smetti di muoverti così sul mio cazzo, a meno che tu non voglia che fermo in un vicolo e ti fotta." disse in una voce roca premendo i suoi fianchi contro i miei, ricevendo un'occhiataccia e un broncio da parte mia.

The Cruel BossDonde viven las historias. Descúbrelo ahora