•8 ISABEL

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Il giorno seguente a svegliarmi è stata come al solito la mia fastidiosissima sveglia. "Oh" mi lamento non volendomi svegliare. Ma quest'ultima risulta essere molto insistente nel suonare ripetutamente. Così mi arrendo e scosto le calde coperte dal mio corpo e mi alzo. Mi reco in cucina dove subito aziono la macchina del caffè e ne bevo una tazza.
Dopo essermi lavata, vestita e truccata, afferro le chiavi della mia macchina ed esco di casa.

Oggi ho optato per un outfit total black, rispecchia davvero il mio umore. Cerco di camuffare bene il mio status. È il giorno del ringraziamento e non posso farmi offuscare dalle cose che mi stanno capitando in questo periodo.

Faccio partire la mia auto e mi avvio in verso casa dei miei, dista a circa 50 minuti da New York così collego il mio cellulare allo stereo, e faccio partire la musica ad un volume abbastanza eccessivo. Mi piace così, adoro viaggiare in macchina con la musica assordante e cantare a squarciagola. Accendo la mia playlist che scorre da sola ed il resto viene da se.

Sono bloccata nel traffico, quasi ferma, quando il mio telefono segna l'arrivo di un sms.

DA MIKE: Non dimenticare la tortaaaaa

Mi maledico sottovoce per averla dimenticata.

A MIKE: CHE CAZZO, MIKEEE

DA MIKE: ...sul serio, Isi??

A MIKE: Già

DA MIKE: Dai, non importa. Dove sei?!

A MIKE: Ero bloccata nel traffico, 15 minuti circa e sono lì.

A MIKE: Sto guidando, a tra poco fratellone.

Sospiro e riposo il cellulare al suo posto, frustrata. Non posso credere di aver dimenticato la torta alle noci. È tradizione per noi nel giorno del ringraziamento. Ma ormai non posso fare molto, l'ho dimenticata, con tutte le cose che ultimamente ho per la testa avrei potuto dimenticare tranquillamente anche di indossare le scarpe.

Il fatto davvero importante è che papà siede con noi oggi, non avrei potuto immaginare il ringraziamento senza di lui.
I miei fratelli continuarono a dirmi che sta meglio ed io, non vedo l'ora di incontrarlo. A questo pensiero, sento il mio cuore rilassarsi, e mi rendo anche conto che dopotutto mi avrebbe fatto bene allontanarmi un'attimo da tutto il fardello che ho addosso.

Dimenticarmi per un solo giorno di tutto e di tutti. Mi da spazio e modo di escogitare con calma qualcosa di diverso.
Dopo quella che sembra un'eternità, salgo finalmente i gradini della casa della mia infanzia.

Suono il campanello e Mike mi apre la porta, attirandomi in un grande abbraccio. "Eccola la mia cretina preferita" dice tirandomi in casa. "Anche per me è bello vederti" rispondo sarcastica incrociando le braccia al petto e facendogli la linguaccia.

Non appena entro, un'ondata di nostalgia pervade il mio corpo. La mia casa, quella che mi ha vista nascere e crescere.. qui è dove io e Kim distruggevamo i fortini di cuscini dei miei fratelli. Essere tornata, con tutto quello che è successo, mi sembra diverso.. come se, in qualche modo quelle mura non potessero più proteggermi dal mondo esterno.

"É lei? Isabel?" Sento dire dal corridoio, arriva in soggiorno in men che non si dica, con la sua sedia a rotelle ed a parte questo piccolo particolare, lo trovo davvero meglio.
"Papààà!" Mi precipito su di lui, abbracciandolo come se non lo vedessi da chissà quanti secoli. Vederlo più in forma e fuori dall'ospedale rinforza la mia determinazione nel sopportare un presuntuoso e antipatico miliardario arrabbiato.. i risultati cominciano a vedersi, quindi, così sia.

"Dio Isi, sono qui, non vado da nessuna parte, almeno per oggi" dice ridendo mio padre. "Lo so, lo so.. sono solo felice di vederti" ribatto mentre asciugo una lacrima furtiva ancor prima che mi fuoriesce dall'occhio.

"Pronta a vedere il tacchino?" Chiede Mike. "Vuoi dire Bryan?" Lo prendo in giro. "HO SENTITO BRUTTA STRONZA!!!" Bryan grida dalla cucina. Sapevo che avesse già cominciato i suoi aperitivi senza di noi, come suo solito. Non riesco a fermare il sorriso da ebete incollato sulla mia faccia, è esattamente tutto ciò di cui avevo bisogno. La mia famiglia.

Intenti a fare il nostro aperitivo, a parlare del più e del meno, sentiamo suonare il campanello. Ci guardiamo confusi. "Aspettiamo qualcuno?" Chiedo rivolgendomi a Mike. "No.." risponde a sua volta. Vedo brillare i suoi occhi per un attimo. "Hai invitato Kim?" Chiede ancora. "No, dovrebbe essere con sua madre" dissi mentre mi avvicino alla porta e quando la apro, in un attimo ho creduto di morire sul colpo perché davanti mi ritrovo un bellissimo e perfetto, e completamente fuori di testa, Harry Styles, con una scatola di torta alle noci in mano.

Mi rivolge un sorriso freddo e calcolatore. Come uno squalo che gioca con la sua preda prima di azzannarla.
"Ciao piccola" mi prende in giro. Il mio cuore va nel panico più assoluto. La mia famiglia non sa di lui, non sa neppure che 'frequento' qualcuno e adesso sapranno che sposerò lo scapolo più ambito di tutta New York, così, su due piedi.

"C-come...c-cosa, cosa ci fai qui?" Farfuglio nervosamente. "Isi, tesoro.." papà mi raggiunge alla porta. "Chi era?" Chiede.
Nel mio stomaco si apre subito una voragine quando voltandomi vedo tutti dietro di me, mio padre, Mike e Bryan....
"S-si, papà.. lui é-" Harry si avvicina senza alcuna esitazione, mi avvolge un braccio intorno alla vita e sorride. Chi non lo conosce, vedendolo in quell'attimo penserebbe che trasuda amore e affetto da tutti i pori. La definizione dell'uomo perfetto. Ma io lo so, una sola conversazione avuta con lui, mi ha fatto capire chi è in realtà e non è quella persona che in questo momento mi cinge il bacino.

Mi odia, e me lo ha detto guardandomi negli occhi velenosamente ed il suo tocco per me sembra più una catena che un abbraccio. Concentro il mio sguardo su mio padre ed i ragazzi che guardano curiosi me e Mr. acido attaccati ed io sprofondo nell'imbarazzo più totale.
"Sono Harry" Comincia a parlare con voce calma. "Harry Styles, il fidanzato di sua figlia".


L'accordo ||HS||Where stories live. Discover now