•61 ISABEL (parte seconda)

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La giornata è passata in un batter d'occhio, abbiamo trascorso metà della giornata a battibeccare su cosa guardare in tv. Jace aveva proposto di vedere la saga di Harry Potter, proposta che ho bocciato subito perché sentire quel nome ogni due per tre, non mi elettrizzava affatto. Mi ricordava soltanto il fatto che stesse ancora appostato di sotto, seduto in macchina a fare chissà cosa. Helena, invece aveva proposto la saga di Twilight, inutile dire che è stata bocciata anche la sua, in quanto il protagonista si chiama Edward, ed è il secondo nome di Harry. Quindi anche lui mi riconduceva a quella dannata finestra e agli abissi più profondi del mio stato d'animo.

Alla fine, dopo aver appurato che non ci fosse nessun Harry o Edward a riguardo, abbiamo optato per un reality show intitolato "The circle". Carino e coinvolgente, ci siamo accaniti poi così tanto che non abbiamo più smesso di guardarlo per il resto della serata. Helena ci ha invitati a restare anche per questa notte e sia io che Jace abbiamo accettato senza esitare.

Dopo esserci salutati e ritirati nelle stanze, l'oscurità è la sola cosa a incontrare i miei occhi. Sono seduta sul letto e mi guardo intorno pur non vedendo un bel niente, chiedendomi che cosa mi impedisce di dormire. Accettando, ormai sconfitta la mia insonnia, scendo dal letto consapevole del perché.

È chiaro, non riesco a dormire perché mi sto chiedendo in continuazione se Harry sia ancora lì fuori, ad aspettare che io lo raggiunga. Non riesco a dormire perché sto pensando al fatto che se lui è ancora lì, non sta dormendo, e mentre io me ne sto distesa nel comodo letto di Helena, lui sta seduto sul sedile scomodo della sua auto da un'eternità.

Non sono così cattiva, nemmeno con chi mi mette continuamente cuore e mente in conflitto. Ma devo ignorarlo, come hanno detto i ragazzi, se lo merita. Harry sta solo cercando di dimostrarmi che può essere tremendamente testardo e magari per dimostrarmi che prima o poi avrei ceduto e avrei fatto comunque il suo volere.

Ed è proprio quello che succederà se smetto di ignorarlo. Non voglio! Prendo un altro respiro profondo e mi scosto una ciocca di capelli dal viso. Controllo l'ora sul cellulare che segna le due e cinque del mattino. Lo sblocco e avvio il solitario, comincio a giocare come fosse l'unica cosa che mi impedisse di uscire.

In men che non si dica, lo finisco, e ripongo di nuovo il cellulare sul comodino. Mi stendo di nuovo, cerco di dormire, ma il sonno è diventato mio nemico, non mi fa vincere, combatte per tenermi sveglia e mi ritrovo con un irrefrenabile voglia di urlare nel bel mezzo della notte.

Mi giro e rigiro prima da un lato, poi dall'altro fissando ancora il buio intorno a me, cercando di crogiolarmi nella consapevolezza che probabilmente è arrabbiato per il fatto che io non stia scendendo a parlare con lui.

Esco dal letto e mi dirigo alla finestra, non appena mi affaccio, mi tiro subito indietro richiudendola. Dopo un breve stand by, armeggio frettolosamente nell'oscurità alla ricerca delle mie scarpe. Le indosso ed esco dalla stanza, in punta di piedi, cercando di non fare il minimo rumore. Raggiungo la porta, la apro piano e la richiudo altrettanto. La notte è confortevole e silenziosa, e sono davvero grata che io sia riuscita a svignarmela senza svegliare i ragazzi.

Mi avvicino alla macchina nera ferma davanti al palazzo di Helena, da ormai ore, e senza alcuna esitazione, apro il portello del passeggero e prendo posto accanto a lui. Ha la testa appoggiata al sedile e le sue dita che tamburellano sul volante mi confermano che non sta dormendo, nonostante gli occhi chiusi.

La macchina è pregna del suo profumo, lo stesso profumo che inebria i miei sensi e tormenta il mio cuore ogni qualvolta si trovi nei paraggi. "Sei una stupida!" La sua voce bassa spezza il silenzio, sfiorando ogni lembo della mia pelle.

Non so cosa dire esattamente. Ho lo stomaco aggrovigliato e il cuore minaccia di esplodere nel mio petto da un momento all'altro.

Harry, finalmente apre gli occhi e piega appena la testa verso di me. Mi studia con uno sguardo così intenso, che mi fa rabbrividire.

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